Smog: sfida di coraggio, scienza, tecnica, tecnologia e creatività
Dicembre 2015, la pianura padana è invasa dallo smog, vengono messe in atto misure drastiche: blocco totale del traffico. E’ evidente che siamo ad un punto, anzi "al punto": o si cambia oppure vedremo sempre di più stravolte le nostre abitudini di vita! Il blocco totale del traffico, assolutamente necessario allo stato dei fatti, equivale, però, ad intervenire per interrompere un'emorragia senza agire sulle sue cause. Certamente, negli ultimi anni, si è tentato di fare qualcosa per ridurre e mitigare il fenomeno ma, evidentemente, in maniera incompleta, disarticolata e certamente non del tutto efficace.
I fatti degli ultimi giorni ci stanno lanciando una sfida di coraggio, scienza, tecnica, tecnologia e creatività. Ovviamente, da tecnico, non ho nessuna pretesa di individuare e proporre, in uno spazio così breve, soluzioni che, invece, devono essere studiate ed approfondite con la dovuta attenzione. Proverò a tracciare un percorso, nella speranza che possa essere di interesse per il lettore.
Partiamo da un paragone con il mondo dell'industria. In Europa ed in Italia gli obiettivi, imposti dal protocollo di Kyoto del 1997 e dai successivi accordi sulle emissioni in atmosfera, hanno comportato un gigantesco sforzo tecnico e tecnologico di adeguamento degli impianti.
Questo ha consentito di continuare a produrre, facendolo meglio e con meno impatti ambientali, con particolare riferimento alle emissioni in atmosfera.
Gli industriali compresero che si era arrivati ad un punto di rottura: o si cambiava oppure si sarebbe dovuto procedere a dismissioni, chiusure, riduzione dello sviluppo industriale ed economico.
O si cambiava oppure si sarebbe andati verso un progressivo ed inesorabile declino.
Il protocollo di Kyoto ed i successivi accordi hanno quindi innescato, in Europa ed in Italia, un meccanismo virtuoso con sviluppo e standardizzazione di best pratices industriali e tecnologiche, oramai consolidate, diffuse ed in continua evoluzione, secondo il principio del miglioramento continuo.
Per quanto riguarda invece la gestione delle emissioni in atmosfera prodotte dagli insediamenti urbani non si è purtroppo ancora proceduto con un approccio globale!
Cosa fare?
A mio avviso occorre attivare un percorso simile a quello compiuto dall'industria: un grande sforzo che metta in campo le migliori risorse scientifiche, tecniche e tecnologiche per studiare e mettere in atto soluzioni innovative e, laddove necessario, anche creative.
L’approccio deve essere globale e non locale. La politica, con coraggio, dovrebbe fare propria la necessità di un'azione di ampio spettro e di visione lunga, che sappia mettere in campo le giuste azioni di coordinamento.
L'esempio della pianura padana è lampante, in questo senso.
Innanzitutto c'è da dire che il territorio padano si presta, per la sua orografia, ad intrappolare lo smog (vedi foto).
Per semplificare; è come se la pianura padana fosse una bacinella, atta a contenere lo smog. A ciò si aggiunge la scarsa ventosità (quindi pochi ricambi d'aria) ed una piovosità che, negli ultimi anni, si è ridotta.
Come già detto il problema smog va affrontato a livello globale e non locale: non si può agire solo su Milano ..... non serve a nulla!
Per fare un altro parallelo con il mondo industriale: la pianura padana è come un impianto industriale, va compreso, studiato, analizzato per capire quali sono le parti su cui intervenire al fine di un miglioramento delle sue performance.
Non bisogna avere paura di sfruttare tutte le possibilità che la conoscenza scientifica e le tecnologie ci possono e ci potranno mettere a disposizione.
Penso, ad esempio, in extremis e per gestire casi di emergenza, anche alla tecnica, usata da decenni in Israele, di generazione di piogge artificiali.
Della mobilità e dei trasporti si parla e si è parlato tanto; vorrei quindi concentrare l'attenzione su altri aspetti che, a mio avviso, occorrerà sviluppare maggiormente nel futuro. Sulle automobili, infatti, lo sforzo tecnologico per ridurre i consumi di carburante e le emissioni è stato notevole. Su questo fronte l'azione decisiva, oltre a quella di agire sui comportamenti umani (maggiore uso dei mezzi pubblici e di mobilità a basso impatto), dovrà essere quella di incrementare la diffusione di auto elettriche e ad idrogeno.
Un ambito nel quale, invece, si è fatto poco è quello dell'efficientamento energetico degli edifici.
E’ questa la gigantesca sfida del futuro nell’area padana: abbiamo un patrimonio edilizio fortemente inefficiente dal punto di vista del rendimento energetico. Basti pensare che, in molti casi, le caldaie per il riscaldamento vanno ancora a gasolio!
Le emissioni derivanti dal riscaldamento degli edifici pesano circa il 45% del totale per il PM10 e l’11% dell’NOx.
Voglio qui trattare di un meccanismo “win-win-win”, per proprietari, imprese ed ambiente.
Per semplificare, parliamo dei condomini.
Con interventi di riqualificazione energetica autoliquidanti, senza alcun aumento della propria rata condominiale, i condomini potrebbero risparmiare a regime oltre il 30% sulla propria spesa energetica. Questo risultato si può ottenere a partire da diagnosi energetiche preventive, per identificare e quantificare gli sprechi.
Dopo la diagnosi energetica, il condominio potrà stipulare un Contratto di rendimento energetico con cui l’impresa che prende in carico l’attività̀ si impegna ad ottenere un determinato risultato energetico garantendo al condomino (con relativa copertura assicurativa), per un certo numero di anni, di non avere un incremento della propria bolletta energetica.
In questo senso è già̀ stata sviluppata una sperimentazione a Milano e Provincia, i risultati sono stati presentati nel novembre 2015: 23 edifici hanno realizzato, dopo diagnosi energetica approfondita e studio degli interventi da mettere in atto, interventi di efficientamento, senza cambiare la loro abituale rata condominiale (se non IN MENO) e hanno evitato l’immissione nell’ambiente cittadino di totali 560,2 tonnellate di CO2/anno. Questo risultato è stato conseguito grazie ad un Contratto di Rendimento Energetico (che ha trovato attuazione in Italia con il D.lgs. n. 115/2008), abbinato al finanziamento tramite terzi, che ha consentito ai condomini di usufruire delle detrazioni fiscali, rivalutare il proprio immobile ed abbattere la propria bolletta mediamente del 32,5% ossia di circa 17.400 €/anno per ogni condominio.
La Politica dovrà favorire le sinergie tra soggetti tecnici, imprese e mondo della finanza e del credito, per mettere in movimento il meccanismo virtuoso sopra descritto.
Un ultimo tema che vorrei brevemente trattare è quello della correlazione tra la produzione di energia rinnovabile e la diffusione delle auto ad idrogeno.
Come abbiamo già visto in dettaglio nel passato (vedi articolo "Nimby e Pimby"), si verificano, in determinate condizioni, fenomeni di congestione della rete elettrica nazionale che impediscono l’immissione in rete di quote di energia rinnovabile non programmabile (eolico e fotovoltaico). Tale energia, che avrebbe potuto essere prodotta a costo pressoché nullo, rimane non utilizzata. La produzione di idrogeno è una tecnica per “immagazzinare energia”; si potrebbe quindi mettere in atto, a larga scala, una trasformazione di energia rinnovabile in combustibile pulito, usando quote di energia oggi inutilizzate. Per farlo, anche in questo caso, ci vuole una visione prospettica e programmatica che soltanto la politica può mettere in atto.
Tra l’altro il nostro territorio nazionale si presta molto ad ulteriori sviluppi delle energie rinnovabili non programmabili e quindi la conversione rinnovabili-idrogeno potrebbe essere estesa, sviluppata ed ulteriormente amplificata.
Per sintetizzare lo spirito del mio intervento che, come detto, vuole essere un piccolo stimolo verso la soluzione di un problema globale, concludo con una citazione della poetessa e saggista polacca Wislawa Szymborska, premio Nobel nel 1996, quindi: “Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte”.
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