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Al Beccaria il primo teatro dentro un carcere

Written by La Stampa.

Articolo della Stampa.

Il teatro come punto zero, da cui ripartire. Da quasi trent’anni l’associazione Puntozero lavora con i ragazzi del carcere minorile Beccaria. Periferia ovest di Milano, capolinea della metro rossa, si concentrano i problemi degli istituti detentivi: il sovraffollamento con 37 posti e 60 ragazzi, il gran numero di minori stranieri non accompagnati, la mancanza di personale formato sul lato psicologico. Il Beccaria è anche il luogo dove ci sono state rivolte, evasioni, indagini della procura di Milano nei confronti di 21 agenti accusati di violenza.
Un nome che non richiama più l’autore lungimirante di “Dei delitti e delle pene” ma violenza e sofferenze.
Eppure, qui c’è un teatro che offre un’altra possibilità e un’altra narrazione. Il Puntozero è il primo ad aver aperto all’interno di un carcere come luogo in cui lavorare e mettere in scena spettacoli per il pubblico. Dal 1995, dalla passione sociale di Giuseppe Scutellà, direttore artistico e regista – «sono il più vecchio della compagnia, vista l’età media di 22 anni» scherza - e della presidente Lisa Mazoni, il teatro apre il laboratorio ogni giorno dalle 9 alle 22 a ragazzi di 16-17 anni. Con i professionisti e gli studenti della Statale costruiscono la scenografia, imparano le battute, calcano il palcoscenico.
Un’attività lavorativa a tutti gli effetti, che nell’ultimo anno, dal settembre 2023 a luglio 224 ha coinvolto 139 ragazzi. «Le attività in teatro stanno riprendendo con gli articoli 21 che il direttore propone alla magistratura – ha spiegato Lisa Mazoni durante l’ultima seduta della sottocommissione carceri – I ragazzi nei laboratori si comportano in maniera completamente diversa rispetto a come fanno in sezione».
Il teatro può anche creare ponti comunicativi con ragazzi che per la maggior parte non parlano italiano. Molti sono i minori stranieri non accompagnati. A fronte dei pochi mediatori linguistici dell’Ipm, il teatro ha messo a disposizione mediatori linguistici di arabo con competenze teatrali. «Un ragazzino pochi mesi fa si è ricopiato integralmente in arabo il testo di Romeo e Giulietta per capire cosa significano le scene teatrali – racconta Scutellà -. Il teatro è uno strumento molto utile anche in questa direzione».
Puntozero significa anche lavoro. 8 sono i ragazzi assunti. «Prima del lavoro bisogna creare nei ragazzi l’affezione al lavoro – spiega Scutellà - stiamo parlando di ragazzi che hanno una bassissima scolarizzazione. Il nostro compito è prelavorativo, aiutarli a trovare il senso su quello che vanno a fare». Le storie dei ragazzi, dopo essersi incontrate tra le mure dell’ipm e dietro e davanti le scene del teatro, si differenziano. C’è chi impara a costruire scene, chi fa il manovale, chi si appassiona all’arte tanto da diventare un fotografo di fama internazionale «per Vogue» sottolinea con orgoglio Scutellà.
«Ricordo un ragazzo albanese eccezionale che ha dato il colpo iniziale all’abbattimento del muro perimetrale tra carcere, teatro ed esterno, è stato assunto come manovale da una ditta che ha fatto i lavori nel teatro».
Puntozero è infine un incontro con il pubblico, con spettacoli come “Antigone”, “Alice nel paese delle meraviglie”, “Errare humanum est”.
Ora è tempo di prove per i ragazzi e il palinsesto da settembre sarà arricchito con un classico shakespeariano, “Sogno di una notte di mezza estate”. «Le persone che vengono a vedere gli spettacoli si dimenticano di essere all’interno di un carcere – racconta Scutellà - Si chiedono chi sono i detenuti. Noi non lo diciamo mai, tanto che ora facciamo anche le magliette ‘siamo tutti detenuti’».
Il Beccaria può ripartire dal polo culturale Puntozero. «Era anche la citazione di un grande regista teatrale, Peter Brook, che scrisse ‘prima di entrare in scena come attore devi fare il tuo punto zero e da lì parti’. Mi piace pensare che nella loro testa possa scattare il piano B», conclude Scutellà.
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