Tutte le vittime sono uguali
Intervento di Sergio Mattarella in occasione del 160° anniversario della Croce Rossa Italiana (video).
Centosessant’anni di storia della Croce Rossa Italiana, ricca di umanità e di dedizione, storia che ha accompagnato e sostenuto l’Italia.
Ha visto nascere lo Stato unitario, è stata parte dei suoi progressi, ha sofferto per le cadute e le tragedie, ha contribuito a costruire quel tessuto sociale di solidarietà e mutualità che rappresenta l’elemento vitale delle Istituzioni e che rende i cittadini partecipi e protagonisti.
La celebrazione di oggi ricorda e sottolinea l’impegno che la Croce Rossa continua a esprimere.
La professionalità dei suoi operatori rappresenta un supporto prezioso nelle difficoltà e nelle emergenze. La generosità dei suoi volontari costituisce una forza civile, culturale, umana che trasmette energia e fiducia anche nella vita quotidiana.
La solidarietà ci ha sempre consentito di superare prove anche molto difficili.
Chi pensa che la modernità porti con sé inevitabilmente una contrazione dei Corpi intermedi della società, che il futuro ci riservi una progressiva, arida semplificazione tra pubbliche Istituzioni, da un lato, e cittadino come singolo - senza nulla in mezzo -, dall’altro, ignora che una società simile sarebbe molto più insicura, e decisamente infelice.
La Croce Rossa, con la sua storia e con la sua peculiare esperienza, maturata in oltre un secolo e mezzo, aggiunge a questa energia naturale delle libere aggregazioni anche il valore espresso da una grande professionalità.
Professionalità, unita a umanità, all’attenzione - come poc’anzi ricordava il Presidente Valastro - per ogni donna e per ogni uomo. Questi valori ne accompagnano il prestigio e la fiducia di cui gode presso i nostri concittadini.
Questi nostri luoghi - Solferino, Castiglion delle Stiviere - prima ancora di ricordare a tutti noi il momento iniziale della storia della Croce Rossa, ci riconducono a una delle battaglie più cruente della Seconda Guerra di Indipendenza.
Oltre trecentomila soldati, di tre diversi eserciti, combatterono sulle colline e nelle campagne - come tutti ben sappiamo – e il numero dei feriti, dei morti, dei corpi rimasti senza nome fu di molte decine di migliaia.
Il cammino da Solferino, che fu centro dello scontro armato, a Castiglion delle Stiviere, fu di sofferenza, di angoscia e di speranza per migliaia di feriti.
La Croce Rossa nacque su quel percorso di dolore. Per dare conforto e assistenza. Per offrire cure ai feriti. Per ritrovare uno spazio umano dentro la logica spietata della guerra. Per dare possibilità di futuro a chi rischiava di morire.
Il sentimento di pietà vinse la paura, l’indifferenza, la rassegnazione.
Questo sentimento conquistò uno spazio pubblico. Si fece organizzazione. È divenuto diritto internazionale nella Conferenza di Ginevra.
Se è vero che nelle guerre c’è sempre qualcuno più responsabile nell’averle scatenate - e queste responsabilità non possono essere taciute - è vero che le vittime sono uguali nella loro umanità, nel dolore atroce che sono costrette a sopportare.
Le vittime sono tutte uguali. Meritano tutte aiuto, cura, solidarietà, vicinanza umana.
Sul valore della cura alle donne e agli uomini sofferenti, senza chiedere la loro provenienza, la nazionalità, il credo religioso, le convinzioni politiche, si è costruita quella cultura della Croce Rossa, italiana e internazionale, che è stata trasmessa al mondo, che ha influenzato le relazioni tra gli Stati, che è stata posta a base di alcuni importanti protocolli e trattati.
Sono questi i valori di cui siete oggi testimoni e che trasmettete ai giovani che frequentano le vostre sedi e animano le vostre attività sociali.
Così come lo sono l’indipendenza rispetto a ogni potere costituito, l’universalità del vostro aiuto concreto, l’imparzialità e la neutralità rispetto a interessi politici ed economici. Tutto questo accompagnato dall’assoluta, piena determinazione di andare incontro a chi ha bisogno.
Questa propensione all’impegno, alla dedizione, al sacrificio ha, nel tempo, ampliato il vostro campo di intervento sociale. E anche per questo desidero esprimere apprezzamento e incoraggiamento.
Accanto al soccorso d’emergenza, accanto alle cure sanitarie, accanto al sostegno umano e psicologico offerto nelle situazioni difficili, vi sono tante meritevoli iniziative che la Croce Rossa - come altre realtà di volontariato - riesce a realizzare.
Sono le essenziali campagne di informazione. Sono corsi e pratiche di formazione per i giovani. Sono interventi sociali finalizzati alla prevenzione. Sono iniziative per la tutela dell’ambiente e per il riequilibrio ecologico.
Tutto questo è parte di una più ampia cura della comunità, che va oltre l’emergenza. Perché tende a prevenire l’insorgere di situazioni di difficoltà, aumentando la partecipazione e la responsabilità comune.
Quando si pensa alle tante energie preziose e ai tanti progetti che il mondo del volontariato, nella libertà dei diversi soggetti, riesce a mettere in campo, qualcuno obietta che si tratta di supplenza rispetto alle attività che dovrebbero competere alle pubbliche Istituzioni, ai vari livelli.
Come se associazioni, movimenti, comunità, enti del Terzo Settore si occupassero di compiti che non spetterebbero loro, ma soltanto per tamponare lacune di servizi pubblici.
Questo può accadere perché vi è una responsabilità delle Istituzioni di assicurare i servizi e di garantire i diritti sanciti dalla Costituzione e dalle leggi. Una responsabilità che è costante nel tempo e che comprende il compito di rimuovere gli ostacoli che si frappongono a una parità effettiva tra le persone, e che non sempre si realizza.
Tuttavia, i valori che provengono dall’organizzarsi della società, espressi dal carattere gratuito del volontariato, i valori di solidarietà che soltanto autentiche relazioni umane possono assicurare, sono del tutto irrinunziabili.
Anche in un sistema di welfare opportunamente rinnovato, anche in uno Stato talmente ben organizzato e giusto, in grado di assicurare pienezza dei diritti a tutti i suoi cittadini, le ricchezze del volontariato avrebbero un ruolo indispensabile, sarebbero preziose e farebbero la differenza per la qualità della vita.
Il principio di sussidiarietà fa parte della Costituzione: ne è un compimento. È collegato alla libertà e – insieme - a quel senso di umanità, di amicizia sociale, che costituisce l’essenza della vita di una comunità.
Il volontariato, nelle sue diverse forme, è un orgoglio del nostro Paese. Trasmette energia preziosa.
I valori che esprime sono parte della cultura e della stessa identità del nostro popolo.
Questo è il carattere dell’Italia, ampiamente diffuso nella concreta vita quotidiana, ed è quel che la rende, in conformità alla sua storia, un Paese di grande civiltà.
Contro questa grande civiltà stridono - gravi ed estranei - episodi e comportamenti come quello avvenuto tre giorni fa, quando il giovane Satnam Singh, lavoratore immigrato, è morto, vedendosi rifiutati soccorso e assistenza dopo l’ennesimo incidente sul lavoro.
Una forma di lavoro che si manifesta con caratteri disumani e che rientra in un fenomeno - che affiora non di rado - di sfruttamento del lavoro dei più deboli e indifesi, con modalità e condizioni illegali e crudeli.
Fenomeno che, con rigore e con fermezza, va ovunque contrastato, totalmente eliminato e sanzionato, evitando di fornire l’erronea e inaccettabile impressione che venga tollerato ignorandolo.
Contro questi fenomeni risaltano e rassicurano i valori e il messaggio che diffonde la Croce Rossa, mostrando interpretazione concreta del rispetto della dignità di ogni persona, della solidarietà, del contributo dell’Italia alla crescita civile in ogni luogo e in ogni momento.
Buon centosessantesimo compleanno.
L’augurio che la Repubblica vi rivolge è quello di proseguire sulla vostra strada e che nel cammino incontriate tante altre persone, soprattutto tanti giovani.
Centosessant’anni di storia della Croce Rossa Italiana, ricca di umanità e di dedizione, storia che ha accompagnato e sostenuto l’Italia.
Ha visto nascere lo Stato unitario, è stata parte dei suoi progressi, ha sofferto per le cadute e le tragedie, ha contribuito a costruire quel tessuto sociale di solidarietà e mutualità che rappresenta l’elemento vitale delle Istituzioni e che rende i cittadini partecipi e protagonisti.
La celebrazione di oggi ricorda e sottolinea l’impegno che la Croce Rossa continua a esprimere.
La professionalità dei suoi operatori rappresenta un supporto prezioso nelle difficoltà e nelle emergenze. La generosità dei suoi volontari costituisce una forza civile, culturale, umana che trasmette energia e fiducia anche nella vita quotidiana.
La solidarietà ci ha sempre consentito di superare prove anche molto difficili.
Chi pensa che la modernità porti con sé inevitabilmente una contrazione dei Corpi intermedi della società, che il futuro ci riservi una progressiva, arida semplificazione tra pubbliche Istituzioni, da un lato, e cittadino come singolo - senza nulla in mezzo -, dall’altro, ignora che una società simile sarebbe molto più insicura, e decisamente infelice.
La Croce Rossa, con la sua storia e con la sua peculiare esperienza, maturata in oltre un secolo e mezzo, aggiunge a questa energia naturale delle libere aggregazioni anche il valore espresso da una grande professionalità.
Professionalità, unita a umanità, all’attenzione - come poc’anzi ricordava il Presidente Valastro - per ogni donna e per ogni uomo. Questi valori ne accompagnano il prestigio e la fiducia di cui gode presso i nostri concittadini.
Questi nostri luoghi - Solferino, Castiglion delle Stiviere - prima ancora di ricordare a tutti noi il momento iniziale della storia della Croce Rossa, ci riconducono a una delle battaglie più cruente della Seconda Guerra di Indipendenza.
Oltre trecentomila soldati, di tre diversi eserciti, combatterono sulle colline e nelle campagne - come tutti ben sappiamo – e il numero dei feriti, dei morti, dei corpi rimasti senza nome fu di molte decine di migliaia.
Il cammino da Solferino, che fu centro dello scontro armato, a Castiglion delle Stiviere, fu di sofferenza, di angoscia e di speranza per migliaia di feriti.
La Croce Rossa nacque su quel percorso di dolore. Per dare conforto e assistenza. Per offrire cure ai feriti. Per ritrovare uno spazio umano dentro la logica spietata della guerra. Per dare possibilità di futuro a chi rischiava di morire.
Il sentimento di pietà vinse la paura, l’indifferenza, la rassegnazione.
Questo sentimento conquistò uno spazio pubblico. Si fece organizzazione. È divenuto diritto internazionale nella Conferenza di Ginevra.
Se è vero che nelle guerre c’è sempre qualcuno più responsabile nell’averle scatenate - e queste responsabilità non possono essere taciute - è vero che le vittime sono uguali nella loro umanità, nel dolore atroce che sono costrette a sopportare.
Le vittime sono tutte uguali. Meritano tutte aiuto, cura, solidarietà, vicinanza umana.
Sul valore della cura alle donne e agli uomini sofferenti, senza chiedere la loro provenienza, la nazionalità, il credo religioso, le convinzioni politiche, si è costruita quella cultura della Croce Rossa, italiana e internazionale, che è stata trasmessa al mondo, che ha influenzato le relazioni tra gli Stati, che è stata posta a base di alcuni importanti protocolli e trattati.
Sono questi i valori di cui siete oggi testimoni e che trasmettete ai giovani che frequentano le vostre sedi e animano le vostre attività sociali.
Così come lo sono l’indipendenza rispetto a ogni potere costituito, l’universalità del vostro aiuto concreto, l’imparzialità e la neutralità rispetto a interessi politici ed economici. Tutto questo accompagnato dall’assoluta, piena determinazione di andare incontro a chi ha bisogno.
Questa propensione all’impegno, alla dedizione, al sacrificio ha, nel tempo, ampliato il vostro campo di intervento sociale. E anche per questo desidero esprimere apprezzamento e incoraggiamento.
Accanto al soccorso d’emergenza, accanto alle cure sanitarie, accanto al sostegno umano e psicologico offerto nelle situazioni difficili, vi sono tante meritevoli iniziative che la Croce Rossa - come altre realtà di volontariato - riesce a realizzare.
Sono le essenziali campagne di informazione. Sono corsi e pratiche di formazione per i giovani. Sono interventi sociali finalizzati alla prevenzione. Sono iniziative per la tutela dell’ambiente e per il riequilibrio ecologico.
Tutto questo è parte di una più ampia cura della comunità, che va oltre l’emergenza. Perché tende a prevenire l’insorgere di situazioni di difficoltà, aumentando la partecipazione e la responsabilità comune.
Quando si pensa alle tante energie preziose e ai tanti progetti che il mondo del volontariato, nella libertà dei diversi soggetti, riesce a mettere in campo, qualcuno obietta che si tratta di supplenza rispetto alle attività che dovrebbero competere alle pubbliche Istituzioni, ai vari livelli.
Come se associazioni, movimenti, comunità, enti del Terzo Settore si occupassero di compiti che non spetterebbero loro, ma soltanto per tamponare lacune di servizi pubblici.
Questo può accadere perché vi è una responsabilità delle Istituzioni di assicurare i servizi e di garantire i diritti sanciti dalla Costituzione e dalle leggi. Una responsabilità che è costante nel tempo e che comprende il compito di rimuovere gli ostacoli che si frappongono a una parità effettiva tra le persone, e che non sempre si realizza.
Tuttavia, i valori che provengono dall’organizzarsi della società, espressi dal carattere gratuito del volontariato, i valori di solidarietà che soltanto autentiche relazioni umane possono assicurare, sono del tutto irrinunziabili.
Anche in un sistema di welfare opportunamente rinnovato, anche in uno Stato talmente ben organizzato e giusto, in grado di assicurare pienezza dei diritti a tutti i suoi cittadini, le ricchezze del volontariato avrebbero un ruolo indispensabile, sarebbero preziose e farebbero la differenza per la qualità della vita.
Il principio di sussidiarietà fa parte della Costituzione: ne è un compimento. È collegato alla libertà e – insieme - a quel senso di umanità, di amicizia sociale, che costituisce l’essenza della vita di una comunità.
Il volontariato, nelle sue diverse forme, è un orgoglio del nostro Paese. Trasmette energia preziosa.
I valori che esprime sono parte della cultura e della stessa identità del nostro popolo.
Questo è il carattere dell’Italia, ampiamente diffuso nella concreta vita quotidiana, ed è quel che la rende, in conformità alla sua storia, un Paese di grande civiltà.
Contro questa grande civiltà stridono - gravi ed estranei - episodi e comportamenti come quello avvenuto tre giorni fa, quando il giovane Satnam Singh, lavoratore immigrato, è morto, vedendosi rifiutati soccorso e assistenza dopo l’ennesimo incidente sul lavoro.
Una forma di lavoro che si manifesta con caratteri disumani e che rientra in un fenomeno - che affiora non di rado - di sfruttamento del lavoro dei più deboli e indifesi, con modalità e condizioni illegali e crudeli.
Fenomeno che, con rigore e con fermezza, va ovunque contrastato, totalmente eliminato e sanzionato, evitando di fornire l’erronea e inaccettabile impressione che venga tollerato ignorandolo.
Contro questi fenomeni risaltano e rassicurano i valori e il messaggio che diffonde la Croce Rossa, mostrando interpretazione concreta del rispetto della dignità di ogni persona, della solidarietà, del contributo dell’Italia alla crescita civile in ogni luogo e in ogni momento.
Buon centosessantesimo compleanno.
L’augurio che la Repubblica vi rivolge è quello di proseguire sulla vostra strada e che nel cammino incontriate tante altre persone, soprattutto tanti giovani.