L’Europa deve cambiare
Riportiamo qui di seguito alcuni commenti alla vittoria dell'estrema destra al primo turno delle elezioni francesi.
Matteo Renzi: L’Europa deve cambiare. Credo che sia arrivato il momento per le Istituzioni Europee di guardare in faccia la realtà: di sola tattica si muore. Senza un disegno strategico, soprattutto sull’economia e la crescita, i populisti vinceranno prima o poi anche alcune politiche nazionali. In Italia no. In Italia vinciamo noi perché le riforme stanno finalmente dando frutti: la maggioranza degli italiani sta con chi vuole cambiare, non con chi sa solo lamentarsi.
Io non sono, dunque, preoccupato per l’Italia, ma sono molto preoccupato per l’Europa. Se l’Europa non cambia direzione subito, le Istituzioni Europee rischiano di diventare (più o meno inconsapevolmente) le migliori alleate di Marine Le Pen e di quelli che provano a emularla.
Io non sono, dunque, preoccupato per l’Italia, ma sono molto preoccupato per l’Europa. Se l’Europa non cambia direzione subito, le Istituzioni Europee rischiano di diventare (più o meno inconsapevolmente) le migliori alleate di Marine Le Pen e di quelli che provano a emularla.
Emanuele Fiano: Quello che ci serve per rispondere al rischio di una avanzata della destra populista in Europa, è più Europa. Un’Europa consapevole della necessità di dare una spinta decisiva allo sviluppo e alla crescita interrompendo la strada dell’austerità. Per questo l’Italia guidata dal governo Renzi è il Paese che più di ogni altro in Europa ha compreso questa necessità dando con le riforme in questi anni una spinta fortissima in questa direzione.
Lorenzo Gaiani: Un'ombra si stende sull'intera Europa. Essa può ammantarsi di colori diversi - il tricolore della Republique, il verde delle valli alpine... - ma il suo vero colore rimane il nero, anzi il bruno, come ottant'anni fa. Gli ingredienti sono gli stessi: la xenofobia, diciamo pure il razzismo, la retorica populistica, le parole d'ordine contro la grande finanza, l'individuazione del nemico da odiare... Tutto come ottant'anni fa: la differenza però devono farla i democratici di tutti gli schieramenti, quelli che pur con sfumature diverse condividono i valori che sono alla base dell'Unione europea, e che debbono fare argine per fugare l'ombra che l'Europa si porta dietro.
Vincenzo Ortolina: In Francia, alle elezioni amministrative trionfa dunque, non certo inaspettatamente, l'estrema destra. Secondo partito, quello di Sarkozy. I "poveri" socialisti, soltanto terzi. Noi andremo a votare per i Comuni, alcuni di grande rilievo, tra qualche mese, in questo clima, un clima che caratterizza più o meno tutta l'Europa. Mi sto convincendo allora a poco a poco, e un po’ a malincuore, che, per scongiurare il pericolo, il Pd, unica alternativa alla possibile deriva, sia costretto a giocare carte non "tradizionali". Certo, l'Italia non è la Francia, Salvin (leggi Salvèn) non è Le Pen, e noi, in più, abbiamo la variante - difficilmente collocabile negli schemi tradizionali destra/sinistra, ma in ogni caso pericolosa - Grilleggio. La destra vince perché dà l'impressione di essere il rifugio giusto dalla paura del terrorismo, dell'immigrazione, del mondo globale. C'est simple. Dopo di che, le sue capacità reali di far fronte nel concreto a questi "problemi" sono tutte da dimostrare, fermo restando che, poiché i "modi" non sono indifferenti (perlomeno a me, a noi), forse sarebbe bene che questa stessa destra non venisse messa alla prova.