L'intelligenza artificiale resti a servizio dell'uomo
Articolo di Avvenire.
Restiamo umani e donne e non deleghiamo il nostro futuro alle macchine. Per questo, di fronte alle sfide e ai pericoli dell'Intelligenza artificiale, serve una visione etica e il primato della buona e sana politica. E' questo l'appello che il Papa ha rivolto questo pomeriggio, 14 giugno, nella sezione outreach del G7, davanti ai grandi del mondo.
"L'umanità è senza speranza se dipenderà dalla scelta delle macchine", ha sottolineato il Pontefice. Aggiungendo poi, in riferimento ad esempio all'uso dell'IA nella guerra, che «in un dramma come quello dei conflitti armati è urgente ripensare lo sviluppo e l'utilizzo di dispositivi come le cosiddette 'armi letali autonome' per bandirne l'uso, cominciando già da un impegno fattivo e concreto per introdurre un sempre maggiore e significativo controllo umano. Nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita ad un essere umano».
Un discorso di principi, ma anche di concreti esempi, dunque, quello tenuto dal Pontefice. Tutto concentrato sull'ambivalenza dell'intelligenza artificiale e sulla necessità di un suo controllo da parte degli uomini e delle donne di oggi e di domani. Sorridente e disteso, Francesco ha fatto il suo ingresso nell'aula, accompagnato da Giorgia Meloni, e girando intorno al tavolo ovale dove erano seduti i leader, li ha salutati ad uno ad uno con molta cordialità. Alcuni lo hanno anche abbracciato e baciato: il presidente argentino Milei, molto espansivo, il canadese Trudeau, l'indiano Modi e anche il re di Giordania Hussein. Il presidente Biden gli ha parlato a lungo, così come Erdogan. Macron sorpreso dall'arrivo del Pontefice senza giacca, l'ha messa al volo tra l'ilarità dello stesso Francesco che ne ha imitato il gesto. Proprio tra Macron e Meloni, il Vescovo di Roma si è seduto. E la premier ha sottolineato: "E' la prima volta che un Papa partecipa ai lavori del Gruppo dei 7 e questo rappresenta inevitabilmente un momento storico. Non La ringrazierò mai abbastanza per essere qui con noi oggi".
Quando il Papa ha preso la parola, ha subito annunciato di avere una versione lunga, da consegnare e una corta da leggere. E proprio questa ha letto, in tutto in una mezzora scarsa. L'intelligenza artificiale è affascinante e terribile allo stesso tempo. Perciò ha richiamato il rapporto "tra libertà e responsabilità" e questo "vuol dire parlare di etica". "Quando i nostri antenati, infatti, affilarono delle pietre di selce per costruire dei coltelli, li usarono sia per tagliare il pellame per i vestiti sia per uccidersi gli uni gli altri. Lo stesso si potrebbe dire - ha affermato il Papa - di altre tecnologie molto più avanzate, quali l'energia prodotta dalla fusione degli atomi come avviene sul Sole, che potrebbe essere utilizzata certamente per produrre energia pulita e rinnovabile ma anche per ridurre il nostro pianeta in un cumulo di cenere".
Secondo il Papa «l'intelligenza artificiale, però, è uno strumento ancora più complesso. Direi quasi che si tratta di uno strumento sui generis. Così, mentre l'uso di un utensile semplice (come il coltello) è sotto il controllo dell'essere umano che lo utilizza e solo da quest'ultimo dipende un suo buon uso, l'intelligenza artificiale, invece, può adattarsi autonomamente al compito che le viene assegnato e, se progettata con questa modalità, operare scelte indipendenti dall'essere umano per raggiungere l'obiettivo prefissato». Ecco perché c'è bisogno che l'uomo non ne perda il controllo.
Il rischio c'è, specie oggi che "si registra come uno smarrimento o quantomeno un'eclissi del senso dell'umano e un'apparente insignificanza del concetto di dignità umana Sembra che si stia perdendo il valore e il profondo significato di una delle categorie fondamentali dell'Occidente: la categoria di persona umana". Non dobbiamo dimenticare infatti che "nessuna innovazione - ha evidenziato il Pontefice - è neutrale. La tecnologia nasce per uno scopo e, nel suo impatto con la società umana, rappresenta sempre una forma di ordine nelle relazioni sociali e una disposizione di potere, che abilita qualcuno a compiere azioni e impedisce ad altri di compierne altre". Affinché i programmi di intelligenza artificiale "siano strumenti per la costruzione del bene e di un domani migliore, debbono essere sempre ordinati al bene di ogni essere umano. Devono avere un'ispirazione etica", il monito del Papa. Di qui l'algoretica, cioè l'etica applicata agli algoritmi, così cara al Pontefice.
Infine Francesco ha richiamato ai presenti la necessità di una sana politica contro quello che ha definito "il pericolo tecnocratico". "Può funzionare il mondo senza politica? - ha chiesto il Papa - Può trovare una via efficace verso la fraternità universale e la pace sociale senza una buona politica? La nostra risposta a queste ultime domande è: no! La politica serve!". Per cui, ha aggiunto, anche se "per molti la politica oggi è una brutta parola, e non si può ignorare che dietro questo fatto ci sono spesso gli errori, la corruzione, l'inefficienza di alcuni politici. Non di tutti, solo di alcuni"; anche se ci sono "strategie che mirano a indebolirla, a sostituirla con l'economia o a dominarla con qualche ideologia, il mondo non può funzionare senza la politica che è la più alta forma di carità, la più alta forma dell'amore".
La conclusione del discorso è un invito alla speranza. "Non si può fermare la creatività umana e il suo sogno di progresso, ma piuttosto di incanalare tale energia in modo nuovo”, ha ricordato il Pontefice. "Questo è proprio il caso dell’intelligenza artificiale. Spetta ad ognuno farne buon uso e spetta alla politica creare le condizioni perché un tale buon uso sia possibile e fruttuoso".
Restiamo umani e donne e non deleghiamo il nostro futuro alle macchine. Per questo, di fronte alle sfide e ai pericoli dell'Intelligenza artificiale, serve una visione etica e il primato della buona e sana politica. E' questo l'appello che il Papa ha rivolto questo pomeriggio, 14 giugno, nella sezione outreach del G7, davanti ai grandi del mondo.
"L'umanità è senza speranza se dipenderà dalla scelta delle macchine", ha sottolineato il Pontefice. Aggiungendo poi, in riferimento ad esempio all'uso dell'IA nella guerra, che «in un dramma come quello dei conflitti armati è urgente ripensare lo sviluppo e l'utilizzo di dispositivi come le cosiddette 'armi letali autonome' per bandirne l'uso, cominciando già da un impegno fattivo e concreto per introdurre un sempre maggiore e significativo controllo umano. Nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita ad un essere umano».
Un discorso di principi, ma anche di concreti esempi, dunque, quello tenuto dal Pontefice. Tutto concentrato sull'ambivalenza dell'intelligenza artificiale e sulla necessità di un suo controllo da parte degli uomini e delle donne di oggi e di domani. Sorridente e disteso, Francesco ha fatto il suo ingresso nell'aula, accompagnato da Giorgia Meloni, e girando intorno al tavolo ovale dove erano seduti i leader, li ha salutati ad uno ad uno con molta cordialità. Alcuni lo hanno anche abbracciato e baciato: il presidente argentino Milei, molto espansivo, il canadese Trudeau, l'indiano Modi e anche il re di Giordania Hussein. Il presidente Biden gli ha parlato a lungo, così come Erdogan. Macron sorpreso dall'arrivo del Pontefice senza giacca, l'ha messa al volo tra l'ilarità dello stesso Francesco che ne ha imitato il gesto. Proprio tra Macron e Meloni, il Vescovo di Roma si è seduto. E la premier ha sottolineato: "E' la prima volta che un Papa partecipa ai lavori del Gruppo dei 7 e questo rappresenta inevitabilmente un momento storico. Non La ringrazierò mai abbastanza per essere qui con noi oggi".
Quando il Papa ha preso la parola, ha subito annunciato di avere una versione lunga, da consegnare e una corta da leggere. E proprio questa ha letto, in tutto in una mezzora scarsa. L'intelligenza artificiale è affascinante e terribile allo stesso tempo. Perciò ha richiamato il rapporto "tra libertà e responsabilità" e questo "vuol dire parlare di etica". "Quando i nostri antenati, infatti, affilarono delle pietre di selce per costruire dei coltelli, li usarono sia per tagliare il pellame per i vestiti sia per uccidersi gli uni gli altri. Lo stesso si potrebbe dire - ha affermato il Papa - di altre tecnologie molto più avanzate, quali l'energia prodotta dalla fusione degli atomi come avviene sul Sole, che potrebbe essere utilizzata certamente per produrre energia pulita e rinnovabile ma anche per ridurre il nostro pianeta in un cumulo di cenere".
Secondo il Papa «l'intelligenza artificiale, però, è uno strumento ancora più complesso. Direi quasi che si tratta di uno strumento sui generis. Così, mentre l'uso di un utensile semplice (come il coltello) è sotto il controllo dell'essere umano che lo utilizza e solo da quest'ultimo dipende un suo buon uso, l'intelligenza artificiale, invece, può adattarsi autonomamente al compito che le viene assegnato e, se progettata con questa modalità, operare scelte indipendenti dall'essere umano per raggiungere l'obiettivo prefissato». Ecco perché c'è bisogno che l'uomo non ne perda il controllo.
Il rischio c'è, specie oggi che "si registra come uno smarrimento o quantomeno un'eclissi del senso dell'umano e un'apparente insignificanza del concetto di dignità umana Sembra che si stia perdendo il valore e il profondo significato di una delle categorie fondamentali dell'Occidente: la categoria di persona umana". Non dobbiamo dimenticare infatti che "nessuna innovazione - ha evidenziato il Pontefice - è neutrale. La tecnologia nasce per uno scopo e, nel suo impatto con la società umana, rappresenta sempre una forma di ordine nelle relazioni sociali e una disposizione di potere, che abilita qualcuno a compiere azioni e impedisce ad altri di compierne altre". Affinché i programmi di intelligenza artificiale "siano strumenti per la costruzione del bene e di un domani migliore, debbono essere sempre ordinati al bene di ogni essere umano. Devono avere un'ispirazione etica", il monito del Papa. Di qui l'algoretica, cioè l'etica applicata agli algoritmi, così cara al Pontefice.
Infine Francesco ha richiamato ai presenti la necessità di una sana politica contro quello che ha definito "il pericolo tecnocratico". "Può funzionare il mondo senza politica? - ha chiesto il Papa - Può trovare una via efficace verso la fraternità universale e la pace sociale senza una buona politica? La nostra risposta a queste ultime domande è: no! La politica serve!". Per cui, ha aggiunto, anche se "per molti la politica oggi è una brutta parola, e non si può ignorare che dietro questo fatto ci sono spesso gli errori, la corruzione, l'inefficienza di alcuni politici. Non di tutti, solo di alcuni"; anche se ci sono "strategie che mirano a indebolirla, a sostituirla con l'economia o a dominarla con qualche ideologia, il mondo non può funzionare senza la politica che è la più alta forma di carità, la più alta forma dell'amore".
La conclusione del discorso è un invito alla speranza. "Non si può fermare la creatività umana e il suo sogno di progresso, ma piuttosto di incanalare tale energia in modo nuovo”, ha ricordato il Pontefice. "Questo è proprio il caso dell’intelligenza artificiale. Spetta ad ognuno farne buon uso e spetta alla politica creare le condizioni perché un tale buon uso sia possibile e fruttuoso".