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Europee fondamentali

Written by Emanuele Fiano.

Intervista di Il Giorno a Emanuele Fiano.

“Io candidato alle Europee per il Pd? Non lo decido io, ma la direzione nazionale del partito. A me piacerebbe essere candidato. Non nascondo questa aspirazione". Emanuele Fiano, architetto, scrittore, consigliere comunale milanese dal 1997 al 2006, deputato del Pd fino al 2022, esponente della comunità ebraica, guarda alle elezioni dell’8 e 9 giugno e, intanto, dà un contributo al dibattito politico interno al centrosinistra con “Piccola guida di sinistra per tempi difficili. Valori/Principi/Idee“, libro – autoprodotto e distribuito gratuitamente sia in versione cartacea che online – che è stato presentato nella Cooperativa Barona Satta.
Con l’autore hanno discusso i dem Lorenzo Guerini, Pierfrancesco Majorino, Andrea Orlando e Barbara Pollastrini e i segretari lombardo e milanese del Pd, Silvia Roggiani e Alessandro Capelli, e il presidente del Municipio 6 Santo Minniti.
Fiano, il suo libro sottolinea «il valore della politica» ma non nasconde «la crisi dei partiti».
"La politica è ciò che è servito per far progredire l’uomo e per non lasciarlo solo. I miglioramenti nella condizione umana, dallo stato sociale all’Europa unita, derivano da idee politiche. Certo, in alcune fasi storiche, ci sono momenti di degrado della politica e dei partiti, ma questo deve essere lo sprone per riportare la politica al suo significato più profondo".
Lei indica come ostacoli per la politica il potere dell’economia e la tecnocrazia...
"Bisogna riprendere una visione di pensiero e azione. La politica non è solo risolvere singole questioni concrete, la politica dev’essere una visione d’insieme, una filosofia, un’ideologia".
La parola “ideologia“ negli ultimi decenni ha assunto un significato negativo, perché richiama i regimi del passato. Lei ha il coraggio di usarla.
"Non mi riferisco alle cattive ideologie del passato, ma a un sistema di idee che mostri un obiettivo alle persone. Bisogna stare attenti alla tecnocrazia e, ora, anche all’intelligenza artificiale. La tecnica, da sola, non può risolvere i problemi. Come scrivo nel libro, bisogna mettere insieme “valori, principi e idee“. È per questo che indico anche figure significative legate al socialismo democratico".
Nel libro ne cita 31: si parte da Filippo Turati e si arriva a Giacomo Matteotti, passando per Salvador Allende e Harvey Milk. Le tre figure-chiave?

"Mi faccia citare tre donne: Nilde Iotti, Tina Anselmi e Rosa Luxemburg. La Iotti diceva che il Parlamento, e solo il Parlamento, è l’espressione della volontà popolare. Parole significative, in questa fase in cui il Governo Meloni punta sul premierato, una riforma costituzionale che ritengo pericolosa: no a una donna sola al comando".
Tra le figure significate lei ha scelto due nomi non scontati: il liberale Karl Popper potrebbe comparire in un Pantheon di Forza Italia, il federalista Carlo Cattaneo in quello della Lega delle origini. O no?

"Karl Popper sosteneva che non bisogna essere tolleranti con gli intolleranti. Un concetto che mi ha fatto riflettere quando mi sono occupato della legge sull’apologia di fascismo. Popper insegna che nel confronto delle idee non tutto è concesso in democrazia. Cattaneo, invece, già parlava di Stati Uniti d’Europa".
Quando parla del Pd, nel libro, lei sembra rimpiangere la “vocazione maggioritaria“ di veltroniana memoria e scrive che bisogna evitare di restare «rinchiusi in un perimetro difensivo, comodo ma minoritario». Una critica a Elly Schlein?

"No, questo libro non è dedicato all’attuale dibattito interno del Pd, è un mio bilancio dopo tanti anni di politica, ma con lo sguardo rivolto al futuro".
Lei sostiene che le Europee saranno «un passaggio fondamentale». In che senso? Teme uno spostamento a destra dell’Europarlamento?

"Lo temo, sì, bisogna scongiurare uno scenario del genere. In Europea ci sono partiti di estreme destra, da Alternative für Deutschland a Vox, alleati con le forze politiche della maggioranza in Italia".
A Milano, infine, c’è il caso Daniele Nahum, che ha lasciato il Pd (e ha aderito ai Riformisti) perché alcuni esponenti dem utilizzerebbero in maniera errata la parola “genocidio“.

"Insieme a Sinistra per Israele abbiamo scritto un appello perché Daniele rimanesse nel Pd. Io ritengo la sua scelta un errore. La battaglia che lui vuol fare – sulle cui premesse però non sono d’accordo: i dirigenti del Pd non hanno mai usato la parola genocidio, alcuni giovani hanno partecipato a cortei filopalestinesi – andava fatta nel Pd".
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