Aprire gli Scali Ferroviari alla Città
Intervista di Paola D'Amico all'Assessore Alessandro Balducci pubblicata dal Corriere della Sera.
Un ponte per connettere i distretti Tortona e Navigli, da sempre divisi dai binari ferroviari dello Scalo Porta Genova e dal canale navigabile. All’indomani della firma dell’accordo di programma tra Comune, Regione e Fs, l’assessore all’Urbanistica Alessandro Balducci, anticipa al Corriere che, «in attesa dei progetti di sviluppo, prosegue l’esperienza dell’uso temporaneo. Ci sono interventi che si possono fare subito. L’arretramento dei binari nello scalo consentirà di realizzare un ponte sulla via Bergognone e ricucire la zona dei Navigli con il distretto del design».
Qual è il futuro degli scali?
«Nei tre più piccoli, Lambrate, Greco e Rogoredo ci sarà prevalentemente housing sociale e c’è già l’interessamento di Cassa depositi e prestiti».
Per i più grandi, Farini e Romana?
«Dobbiamo pensare a una progettazione che consenta la realizzazione per lotti e incoraggeremo Fs a fare concorsi».
S’apre una nuova stagione?
«Credo che l’idea di trovare un operatore che prenda tutto sia superata, non è più compatibile con le condizioni di mercato. È finito il tempo degli interventi come CityLife, Porta Nuova, dei Piani integrati d’intervento (Pii)...».
Che rischiano di restare incompiuti, come quartiere Adriano?
«Occorre avere strategie sulla città che possano individuare per ciascuna area delle specifiche destinazioni».
A cominciare dagli scali?
«Esatto. Farini va visto come cerniera tra Porta Nuova, Bovisa e l’area Expo, con una vocazione per il settore ricerca e innovazione».
«Esatto. Farini va visto come cerniera tra Porta Nuova, Bovisa e l’area Expo, con una vocazione per il settore ricerca e innovazione».
Porta Romana?
«Dei sette scali è quello che ha già attirato più operatori. A2A è interessata a potenziare e concentrare lì i suoi uffici e stiamo trattando con il centro di ricerca Ifom che cerca di raddoppiare i suoi spazi. D’altro canto, altri operatori hanno guardato avanti come Fondazione Prada e Beni Stabili investendo in quella zona».
Ci sono nodi da sciogliere. Gli interventi nella Goccia, alla Bovisa, o lo sviluppo di Piazza D’Armi a Baggio. I cittadini chiedono verde e non cemento.
«Piazza d’Armi sta per essere acquistata dal fondo di investimenti del Ministero dell’Economia e delle Finanze, Invimit SGR. Deve garantire redditività limitata, quindi è interessato a fare interventi a dimensione sociale. Ci sono diritti edificatori consolidati e acquisiti dal Demanio. Lo prevede il Pgt e anche il protocollo d’intesa con le caserme».
Le ruspe spianeranno anche gli orti?
«Dovrà essere fatto un bel progetto che salvaguardi la grande piazza centrale e possa recuperare il tema degli orti. Ma riportare la residenza in città, soprattutto accessibile ai giovani, è un obiettivo dell’amministrazione».
Quanto alla Goccia?
«La bonifica va fatta. Il comitato è appassionato ma sbaglia. Quello è uno dei siti più inquinati d’Italia e non possiamo far finta di niente. Ma siamo in procinto di far partire con il Politecnico una esplorazione progettuale che meta le basi per una ipotesi di masterplan . Il contesto economico è cambiato. Non si prevedono più grandi ‘macchine edilizie’. Una volta bonificate, le aree potranno restare a verde anche a lungo».