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Milano che cambia

Written by Corriere della Sera.

Portello
Articolo di Rita Querzè pubblicato dal Corriere della Sera.
È fatta, l’area del Portello può scommettere sul futuro. Partendo da una certezza: al posto del padiglione 1-2 della vecchia, gloriosa Fiera di Milano ci sarà una grande area di 56 mila metri quadrati destinata ai servizi più diversi. Dall’intrattenimento all’alberghiero, dagli spazi per le start up alle aree dedicate a salute e benessere, fino a quelle per gli appassionati dell’arte culinaria. È questo il progetto «Milano Alta» della bergamasca Vitali spa, che ieri ha avuto il via libera del comitato esecutivo della fondazione Fiera.
Alle spalle, vicissitudini e travagli lunghi mesi. Il bando era stato vinto l’estate scorsa da A.C. Milan per la costruzione di uno stadio. Poi, la retromarcia della società rossonera. E la ripresa delle trattative con Vitali. Con la firma, lunedì, dell’intesa.
Partiamo dai dati economici. L’accordo prevede un canone di tre milioni di euro l’anno per la concessione del Padiglione 1-2 del Portello in diritto di superficie per cinquant’anni. Solo per il 2016 e 2017 il canone sarà ridotto a 1,5 milioni. Dal canto suo, Vitali si impegna a sviluppare l’area in diciotto mesi con un investimento di 100 milioni di euro circa. A regime la società bergamasca si occuperà della manutenzione dell’infrastruttura e della sua gestione promuovendo l’affitto degli spazi. Dopo l’uscita di scena di A.C. Milan, la società bergamasca si è trovata nella favorevole condizione di poter ricontrattare le condizioni per il subentro. Il canone di 3 milioni di euro l’anno pattuito oggi è più vantaggioso rispetto ai 3,7-3,8 milioni di cui si era parlato in estate, dopo i rilanci che si erano conclusi con l’assegnazione ad A.C. Milan. Il presidente di Fondazione Fiera, Benito Benedini, è stato chiaro: «Chiederemo i danni alla società rossonera». Danni che si possono a questo punto stimare in poco meno di un milione di euro l’anno moltiplicato per cinquanta (gli anni del diritto di superficie).
Valore da attualizzare rispetto a oggi.
Ma di questo si occuperanno gli avvocati di A.C. Milan e Fondazione. Ora quello che più interessa ai milanesi è capire come cambierà il Portello. «Il progetto rappresenta una significativa integrazione di servizi utili sia a MiCo, il Centro Congressi di Milano, sia al quadrante nord-ovest della città, caratterizzato in questi anni da una rapida e positiva trasformazione», osserva ancora Benedini. «Su “Milano Alta” abbiamo profuso enormi energie, con l’obiettivo di creare un luogo moderno, tecnologico e green nel quale l’innovazione incontra la città», spiega Massimo Vitali, presidente della società omonima. In concreto? Il progetto prevede il mantenimento dei padiglioni con demolizioni ridotte al minimo. Il tetto, oggi adibito a parcheggio, diventerà un’area verde. Sarà creata poi una «passeggiata verde» da piazza Gino Valle a City Life, un percorso ciclopedonale di circa un chilometro, posizionato a sette metri d’altezza lungo via Scarampo. Nel complesso saranno circa 15 mila su 56 mila i metri quadrati riservati a verde e servizi. Per il resto, il progetto «Milano Alta» punta sulle funzioni di una moderna città dei servizi, dell’intrattenimento e del tempo libero: dalle scuole di cucina all’area per l’insediamento delle start up, come si diceva all’inizio. Il tutto resterà aperto e in funzione 24 ore su 24. In più, ci sarà un albergo da 350 stanze. Per quanto riguarda i tempi di realizzazione, il contratto tra le parti sarà formalizzato entro dicembre, in tempo utile per consegnare l’area a Vitali spa già il primo gennaio.

Giax Tower Articolo di Paola D'Amico pubblicato dal Corriere della Sera.
La torre d’acciaio svetta in via Imbonati. Con i suoi 25 piani e 100 metri d’altezza ha neutralizzato la ciminiera della Carlo Erba, unico reperto d’archeologia industriale che il quartiere Maciachini custodisce. Tre anni fa, in piena crisi, della Giax Tower c’era solo lo scheletro. Oggi, 106 dei 144 appartamenti sono abitati. Una scommessa vinta per Giovanni Gelmetti, 52 enne imprenditore, cresciuto a Londra, dove «ho imparato a credere nella rinascita dei quartieri degradati e a capire che dove andavano i giovani sarebbe cresciuta la nuova città». E lì, a metà della via Imbonati e dagli stabili fatiscenti dove vivono comunità di immigrati, ha investito acquistando terreni che ospitavano capannoni dismessi e vecchi garage. Lì sta nascendo una nuova community. «Mi hanno preso in giro in tanti. Non arriverai alla quinta soletta», racconta mentre ci accompagna in un tour. A sera la torre s’illumina. C’è la palestra al piano terra, con bagno turco e sauna. Dove domina la domotica. Fuori, protetta alla vista da una cortina di verde, c’è la piscina. E salendo con l’ascensore a vista - tutto vetri - si vola sulla città.
Finché dalla cima della torre, lo sguardo si apre su una skyline a 360 gradi, da Porta Nuova a City life.
Il gigante d’acciaio con i suoi giardini pensili comincia a fare tendenza. È meta di visite, arrivano ingegneri da tutto il mondo. L’imprenditore dice: «È come un bambino per me, è stata dura portare il progetto a termine, ha coinciso con la crisi e quattro anni fa qualcuno storceva il naso all’idea di scrivere sulla carta d’identità ‘abito in via Imbonati 62’. Ma io allora ho deciso di stare qui ogni giorno per vederlo crescere». Il rumore della città si spegne quando si entra nella torre, fatta per durare nel tempo, «la casa eterna», disegnata dallo studio associato Beltrame Gelmetti DA. Giax Tower è un esempio di Smart Building pensato come una «scatola super tecnologica, protetta da pannelli isolanti» con una struttura interamente d’acciaio, primo caso in Italia, non in cemento armato. «È più elastico. È il primo grattacielo così nel nostro Paese, cent’anni dopo gli Stati Uniti». In alluminio stampato legno anche i frangisole mobili, «brise-soleil» che schermano dal sole e dal caldo d’estate, dall’aria fredda in inverno.
Prima della torre tutta d’acciaio era arrivato il «Mac 567» al quartiere Maciachini. Polo per uffici nato, appunto, sulle ceneri dell’ex Carlo Erba, smantellata alla fine degli anni Ottanta: 100 mila metri quadrati compresi tra le vie Imbonati, Bovio, Crespi e Bracco. Qui si sono trasferite le sedi di molte grandi aziende, da Levi’s a Mont-Blanc, da Mattel Italy a Zurich. Il Mac è stato plasmato da uno studio di architettura berlinese, Sauerbruch&Hutton, in un complesso di edifici in vetro colorato con toni dell’arcobaleno. Poco distante, in via Valtellina, la nuova sede della Torno ha l’aspetto di una vela vetrata. E tra i grattacieli a 15 minuti di bici dal Duomo, è nato il teatro firmato Rota. È questo il quartiere del futuro, dove la trasformazione urbanistica s’è tradotta in investimenti tecnologici, che usano i codici dell’architettura bioclimatica per aumentare l’efficienza energetica, dell’energia geotermica e fotovoltaica.

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