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La lotta al terrorismo e le scelte politiche

Written by Emanuele Fiano, Carlo Borghetti, Franco Mirabelli.

ParigiDopo gli attentati di Parigi e il susseguirsi di minacce e allarmi, sui media e nell'opinione pubblica si è acceso il dibattito su quale sia la strategia più efficace contro il terrorismo dell'Isis e su quali scelte di politica interna ed estera si a più corretto intraprendere per far fronte alla situazione. 

Riportiamo qui di seguito i commenti di Emanuele Fiano, Carlo Borghetti e Franco Mirabelli.



Emanuele Fiano Emanuele Fiano (Deputato e Responsabile Sicurezza Segreteria Nazionale PD): A una settimana dai tragici attentati di Parigi, nessuno ha ancora capito quale sia la posizione del Movimento 5 stelle sulla politica estera, ammesso che esista una posizione. Solo le desolanti polemiche di Di Battista. Il blog si è inceppato? Casaleggio si è distratto? Il PD ha sempre dimostrato di voler condividere con tutte le forze politiche un ragionamento serio sulla gravissima situazione internazionale. Ma non siamo invece disposti ad accettare ridicole accuse di connivenza del governo con chi finanzia il terrorismo.

 
Carlo Borghetti Carlo Borghetti (Consigliere regionale PD della Lombardia): Combattere il terrorismo e il fondamentalismo islamico non si fa con guerre di religione. È la Costituzione il faro che deve regolare la pacifica convivenza nel nostro Paese, e chi non la rispetta deve essere perseguito di qualunque religione sia. E questo non è "essere buonisti", è essere rigorosi! E comunque l'urgenza è: aumentare gli 007 e l'intelligence, nazionale e internazionale.



Franco Mirabelli Franco Mirabelli (Capogruppo PD in Commissione Parlamentare Antimafia): Stiamo vivendo giorni drammatici per la Francia e per il Mondo intero; giorni segnati da attentati spaventosi che hanno provocato la morte di centinaia di innocenti. È grande la sensazione che queste giornate possano cambiare le nostre vite, la nostra convivenza civile, le nostre abitudini, i rapporti tra le persone. Di fronte alle legittime paure e al disorientamento che tocca tutti, la risposta della politica e degli Stati deve essere forte e non può scegliere la strada della semplificazione o farsi guidare dalla emotività. Servono scelte chiare e coerenti su più fronti: la politica estera, quella di difesa e per garantire la sicurezza interna. La Legge di Stabilità alla Camera dei Deputati dovrà essere modificata per poter destinare più risorse alla protezione delle nostre città e degli italiani. Insieme all'Europa e alla comunità internazionale si stanno facendo scelte per unire gli sforzi contro il terrorismo e non ripetere gli errori e le sottovalutazioni del passato. Ma in questo contesto, insieme al rischio attentati, credo non si debba in alcun modo sottovalutare la pericolosità di un argomento continuamente evocato in queste ore: quello della guerra di civiltà e di religione. In questo momento, in troppi per avere facile consenso e per prendere qualche voto in più, tentano di far passare l'idea che siamo in guerra non contro il terrorismo, come dobbiamo essere, ma tra civiltà e tra religioni. È quello che vogliono i terroristi: seminare odio, alimentare le paure, metterci l'uno contro l'altro. Accreditare l'idea che il nostro nemico non sia il terrorismo, ma l'intero Islam, produce odio, rischia di gettare nelle braccia dei terroristi tanti mussulmani che così si sentiranno esclusi e discriminati, produce una equazione islam = terrorismo che può produrre effetti devastanti. L'idea della guerra di religione rischia di minare i fondamenti stessi della nostra civiltà, non solo cambiare le nostre vite, ma farci perdere i valori di tolleranza, libertà e rispetto dei diritti di cittadinanza che sono alla base della storia europea e delle democrazie occidentali dalla Rivoluzione Francese a oggi. Vincono i terroristi se noi di fronte al pericolo rinunciamo a noi stessi. Oggi, combattere i terroristi significa anche contrastare chi rischia di alimentarli seminando odio e intolleranza. E questo dobbiamo farlo insieme, rifiutando l'idea che cerca di confondere cittadinanza e identità religiose. La pace e la democrazia possiamo difenderle e costruirle solo rilanciando i valori propri delle democrazie europee e non certo ripiegando su noi stessi, facendoci rinchiudere dalla paura in un recinto in cui umanità e libertà rischieranno di lasciar posto ad una idea di identità che si definisce contro gli altri e non per la capacità di affermare la forza dei nostri valori.
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