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Milano e il suo governo

Written by Matteo Bianchi.

Intervento di Matteo Bianchi al convegno “Il futuro di Milano tra continuità e innovazione. Idee per un nuovo progetto di città” (pdf).

A più di un anno dall’ultima volta in cui abbiamo avuto l’occasione di incontrarci sarebbe stato scontato dedicare il nostro appuntamento di stamattina ai bilanci. Ci avviciniamo peraltro al primo anniversario della nuova Segreteria nazionale, e da pochi mesi abbiamo rinnovato i gruppi dirigenti locali, quindi avremmo materia per un check up completo sul nostro stato di salute e sulla reale efficacia di quel cambio di passo che in tanti abbiamo identificato con la guida di Elly Schlein….
Avremo naturalmente la possibilità di farlo, perché i contributi successivi forniranno certamente anche un quadro dell’attuale capacità da parte del PD di reggere l’urto degli impegni che ci attendono, alcuni dei quali a brevissima scadenza. Abbiamo voluto però far ripartire la nostra discussione rilanciando con forza il tema di Milano e del suo governo, perché questo ci appare non rinviabile alla luce dell’esigenza di impostare già da subito una riflessione che non sia soltanto un giudizio sull’attualità, ma anche e soprattutto un’idea strategica per il futuro. La necessità che sentiamo è quella di affermare che il tema del governo della città non appartiene soltanto alla gestione quotidiana delle contingenze, né tantomeno alla rendita di posizione che questa Amministrazione ha saputo costruirsi con la sua credibilità e capacità negli ultimi anni. Oggi il compito dovrà essere quello di dare più evidenza allo sforzo che il centrosinistra sta portando avanti per completare il pro-getto di cambiamento iniziato ormai diversi anni fa, ma anche e soprattutto individuare le linee di forza che dovranno consentirci di proseguire questa esperienza di governo oltre i limiti dell’attuale mandato.
Voglio dirlo con altre parole: il nostro obiettivo dovrà essere quello di porre le basi perché il centrosinistra vinca la sfida amministrativa per Milano 2027. Sembra perfino una ovvietà, detta così… e sarebbe ovvio sottolineare anche come tutto debba partire già da oggi, da un rinnovato impegno per valorizzare il lavoro che sta caratterizzando questo secondo mandato, con tutte le difficoltà e le incertezze che vanno analizzate e chiari-te. Ma ovvio non è se, nell’ascolto quotidiano, cominciamo a registrare, anche in ambienti a noi vicini o vicinissimi, la convinzione che il centrosinistra stia esaurendo la sintonia con la città, e che tutto sia destinato alla sua inevitabile conclusione tra tre anni…
Certo, questa convinzione ha dei presupposti sui quali occorre ragionare seriamente. La condizione di vita materiale delle persone (in tutto il paese, non solo qui) sta subendo un ridimensionamento significativo, anche grazie a scelte di politica nazionale totalmente fuori fuoco rispetto ai veri problemi; la fase COVID, insieme al riproporsi di alcuni fattori di instabilità sociale, ha evidenziato un solco nel rapporto fiduciario tra cittadini e istituzioni… E’ evidente che questa società, anche quella milanese, non è più la stessa di qualche anno fa, che la disponibilità a mettersi in gioco si trasforma sempre più spesso in un arrocco a difesa dell’esistente contro l’incertezza del cambiamento… (tutti presupposti sui quali pascola il consenso al centrodestra)… E’ evidente che l’azione di governo debba fare i conti con questa nuova realtà, rafforzando prima di tutto la capacità di spiegare e condividere il senso della propria iniziativa. Ma è altrettanto evidente che oggi abbiamo bisogno di rilanciare, senza paura, quel progetto di futuro per la città che ha tenuto insieme e dato significato alla nostra azione amministrativa in questi anni. Dell’agenda ricca e complessa che questa Giunta sta portando avanti dobbiamo tornare a evidenziare il senso di una strategia complessiva, che ha obiettivi precisi ma che non si esaurisce nella visione del contingente, e la cui ambizione dovrà essere quella di aprire sempre nuovi spazi nel-la direzione del cambiamento.
Senza questa impronta, il centrosinistra perde inevitabilmente il confronto con chi si muove con più agio nelle strumentalizzazioni del quotidiano, ma soprattutto cade nell’equivoco del consenso che, nel suo significato più autentico, è prima di tutto sintonia con una visione.
Per realizzare questo, la politica è l’unico strumento che abbiamo, e in questo senso il Partito Democratico ha una responsabilità in più. Dando per scontato, come dicevo, che l’azione amministrativa da sola non basta, è chiaro che il ruolo del PD diventa decisivo, prima di tutto nel contesto di una coalizione che ha bisogno di recuperare uno stile comune di governo, ma soprattutto come soggetto politico ancora in grado di mettere in campo radicamento ed esperienze.
Qui si riapre, inevitabilmente, la questione (che riguarda non solo Milano) di come noi rendiamo protagonista di questa strategia tutto il Partito, che non è soltanto quello degli eletti nelle istituzioni, dei dirigenti e delle figure apicali, ma quello che si coagula quotidianamente attorno a una proposta e un profilo. E allora, rigenerare l’organizzazione, far funzionare la macchina, si traduce oggi nel compito fondamentale di aprire nel corpo diffuso del PD una discussione ampia che ci permetta di condividere programmi e finalità. Se questo dibattito si rinchiude nel perimetro dei cosiddetti ‘luoghi deputati’ (posto che anche questi stanno annacquando un po’ della loro autorevolezza), se perdiamo l’occasione di un coinvolgi-mento ampio nel nostro progetto di trasformazione sociale che guarda innanzitutto alla crescita dei diritti e delle opportunità in un contesto ambientale sostenibile, perdiamo la linfa di questo messaggio.
Non è difficile immaginare che, in questo sforzo, Milano è al centro. E’ al centro prima di tutto di un cerchio che, dal governo nazionale per ovvi motivi, si sta stringendo sempre più attorno a questa esperienza, e che renderà il nostro percorso di cambiamento ancora più complicato nel futuro prossimo. A maggior ragione, però, per il centrosinistra tutto, la sfida assume un respiro che va oltre la dimensione locale. Così come non è mai abbastanza utile ricordare che esistono altre sfide senza le quali quella per Milano sarebbe giocoforza in-compiuta: mi riferisco a quelle per le amministrazioni dell’area metropolitana, fino a traguardare (non c’è bi-sogno di dirlo) quella per la regione Lombardia.
Sono convinto, per concludere, che la discussione di oggi possa aiutare a rimettere in moto un percorso, ma soprattutto un metodo. Gli interventi che verranno dopo ci consegneranno, ciascuno per la propria specificità, esperienze da mettere a sistema in un quadro da comporre, come partito e come coalizione, in una proposta che tenga insieme pensiero e prassi, programmi e cultura politica. Ragionare con questa ambizione, credo debba essere il nostro principale obbiettivo.
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