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Pari opportunità e diritti

Written by Gaia Romani.

Intervento di Gaia Romani al convegno “Il futuro di Milano tra continuità e innovazione. Idee per un nuovo progetto di città” (pdf).

Pensando a come porre il tema delle pari opportunità e dei diritti a Milano sono partita dall’andare a riprendere alcuni dati che possono fornire il quadro della situazione in città.
Siamo portati a pensare che a Milano sia stata fatta tanta strada dal punto di vista delle pari opportunità e che ci sia uno scenario migliore rispetto al resto d’Italia.
Io vorrei provare a mettere in discussione questo pensiero.
Se guardiamo ai livelli di istruzione e di occupazione delle donne sono sicuramente più alti rispetto al resto d’Italia ma se mettiamo in relazione questi dati con quelli sull’occupazione degli uomini ci sono le stesse di dinamiche che ci sono nel resto del Paese, quindi, anche a Milano le donne studiano di più e lavorano di meno.
Questo significa che anche come PD dobbiamo rimetterci in ascolto perché, sicuramente con diceva Arianna Censi non dobbiamo parlare alla pancia delle persone, ma però dobbiamo creare empatia per agganciare i cittadini.
La piazza del 25 novembre, con la manifestazione contro la violenza sulle donne, l’abbiamo organizzata in cinque giorni e sono arrivate 30mila persone e sappiamo tutti quanta fatica ci voglia per organizzare qualcosa. Il dato su quella partecipazione è merito nostro, non dobbiamo darlo per scontato.
A 13 giorni dall’inizio del nuovo anno sono già state uccise altre cinque donne.
Non possiamo, quindi, tirarci fuori ma dobbiamo provare a cogliere la sfida.
Quando ci viene chiesto di alzare il livello, credo che lo scatto sia proprio quello: non possiamo fermarci a dire che abbiamo i migliori livelli di istruzione e occupazione ma dobbiamo agire per migliorare ancora e correggere ciò che non va.
Da questo punto di vista abbiamo fatto un errore a non istituire un assessorato competente per le pari opportunità, perché per fare politiche di genere ci vogliono soldi e persone competenti e anche il controllo sulle politiche che fanno gli altri assessorati. Non perché lo sforzo non debba essere trasversale ma perché ci vogliono anche delle competenze specifiche.
Con l’assessore Granelli lanceremo dei percorsi di ascolto sul tema della sicurezza per le donne.
Un altro tema di discussione è quello dei diritti delle coppie omogenitoriali.
Su questo, a Milano, abbiamo fatto uno sforzo importante per non cedere ad un dibattito ideologico: abbiamo messo al centro l’interesse del bambino e il fatto che, a prescindere dal percorso che ha portato alla sua nascita, non debba essere discriminato e debba avere tutti i diritti.
Anche su temi così importanti siamo quelli che hanno la capacità di cogliere le contraddizioni.
Nei fatti, se non guardiamo agli esempi dall’estero, nel nostro Paese rendiamo inaccessibile tutte le strade per consentire a chi lo desidera di diventare genitore. Questo produce delle situazioni di incertezza.
Di fatto oggi anche a Milano non siamo in grado di dare pieno riconoscimento alle famiglie omogenitoriali e tanto meno li sono gli altri Comuni.
Non voglio creare allarmismi però non è scontato che Milano sia la città dei diritti per sempre.
Oggi Milano è un puntino rosso in una Regione blu e in un’Italia nera e, quindi, faranno di tutto per attaccare Milano. Senza allarmismi ma questa consapevolezza dobbiamo trasmetterla alle persone.
Milano in questi anni è stata la città dei diritti perché si è aperta, perché sono arrivate molte persone che l’hanno cambiata a prescindere dalle amministrazioni poi ci sono state le amministrazioni di centrosinistra che sommate a questo hanno permesso il cambiamento.
Il fatto che siamo stati aperti e abbiamo creato una domanda di diritti, adesso spinge la destra a puntare sulla paura e a creare sensazioni negative e questo non possiamo permettercelo.
Sono contenta che questa mattina abbiamo trovato un po’ di orgoglio e di coraggio e la consapevolezza che le cose le sappiamo fare e possiamo ancora farle.
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