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Una città che non ha ancora la vocazione metropolitana

Written by News Food.

Articolo di NewsFood.

Il futuro di Milano tra continuità e innovazione: assessori, sindaci, esponenti politici e dirigenti del Pd si sono confrontati sabato 13 gennaio al Cam Garibaldi di Milano, per un nuovo progetto di città e per raccogliere idee e contributi per costruire un programma per la Milano del futuro.
Alla giornata, organizzata da Associazione Democratici per Milano, in collaborazione con il Gruppo Pd del Municipio 1, è stato invitato il presidente di Assoedilizia, Achille Colombo Clerici, che ha orientato il suo contributo a chiarire i reali contorni della domanda di alloggi da parte della popolazione studentesca di Milano.
Il primo intervento è stato di Matteo Bianchi (presidente di Associazione Democratici per Milano) ha introdotto i temi della giornata, puntando ai problemi del rapporto tra Pd e città, rilanciando “senza paura” la strategia complessiva della Giunta: “Senza questa impronta il centro sinistra perde il confronto” ha detto Bianchi. Dando per scontato che l’azione amministrativa da sola non basta, il ruolo del Pd “Deve essere quello di un soggetto politico in grado di mettere in campo il radicamento nella città. Aprire nel corpo diffuso del Pd una discussione ampia, fuori dai luoghi deputati”.
La discussione di oggi può portare a un nuovo percorso, ha detto Franco Mirabelli (vicepresidente del Gruppo PD al Senato, il cui intervento è stato letto da Maurizio Belloni, direttore di Associazione Democratici per Milano, che ha coordinato il dibattito con Matteo Bianchi), nel dare un giudizio positivo della stagione congressuale, ha ricordato che è il momento di confrontarsi con il mondo fuori dal Pd, affrontando il mondo come è emerso dopo il Covid e nell’ambito della città metropolitana. “Molto è stato fatto – ha detto Mirabelli – per ridurre le distanze sociali e respingere il business degli affitti brevi e il caro affitti rischia di espellere le famiglie a reddito medio-bassi. Il tema centrale è quello di una città del futuro, differenziandosi dalle altre città europee dove i ceti popolari sono stati espulsi dal centro. Occorrono misure importanti per disincentivare gli affitti brevi e incoraggiare le locazioni delle case sfitte. Serve una proposta per la città metropolitana, innovazione decisiva per disegnare il futuro di Milano. Il dibattito deve allargarsi oltre gli architetti e i costruttori”.
Alessandro Capelli (segretario metropolitano del Pd) ha richiamato la consapevolezza che il ciclo iniziato nel 2011 è stato portato a termine ed è quindi concluso: “Prima era una città con grandi investimenti privati ma non attraeva talenti né turisti, con una piazza Duomo desertificata la sera. Alcune sfide sono state vinte ma alcuni sono stati lasciati indietro. Ma il grande tema di oggi è l’espulsione non solo delle fasce più fragili ma anche delle fasce medie che vive tra le due circonvallazioni e che inizia a chiedersi se i costi della città valgano la pena di restare in città, il reddito di 36mila euro all’anno (media milanese) si confronta con i 100mila per vivere in centro e ai 18mila per vivere a Quarto Oggiaro. Stare in una città con un centro “luccicante” ma del quale si è solo spettatori genera rabbia sociale come in altre città europee”. Cambiare Milano, per Capelli, vuol dire ragionare con lo sguardo metropolitano in cui ogni centro deve sentirsi all’interno di un grande racconto che chiamiamo Milano.
Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia, è intervenuto da osservatore pluridecennale della città: “Milano in trent’anni è passata dall’essere città fordista e connotata da un diffuso grigiore ad essere una città umanistica e ricca di colori e di cultura, attrattiva e competitiva sul piano internazionale. Le risorse che ne scaturiscono vanno quindi utilizzate proficuamente. Ma in questo quadro permane, come trent’anni fa, il problema casa. Un problema trascurato dalla politica nazionale, tanto che siamo arrivati oggi a un arretramento dalle posizioni di venti anni fa, quando dal 40% (a livello nazionale) e 60% (a Milano) delle case in locazione si era scesi al 20% e al 32%. E oggi la situazione è peggiorata ulteriormente: a Milano siamo scesi al 25%”. Colombo Clerici ha poi affrontato con chiarezza il tema delle case per gli studenti: ”Milano è ormai è una città universitaria di prim’ordine, con 220mila studenti ma la questione case è stata affrontata come in una città arroccata intorno all’università, sul modello di Pavia. A Milano i giovani vogliono usare la città come luogo di residenza, con opportunità di socializzazione e di “culturalità” e non semplicemente di accesso all’università, quindi cercano casa in centro e non in periferia o nello hinterland: fuori dai confini urbani, a 30-40 minuti di percorsi con i mezzi pubblici, ci sono case a prezzi decisamente accessibili. I proprietari sono disponibili ma non vogliono essere penalizzati e vogliono essere chiamati a questa funziona sussidiaria in forza di incentivi e non di deterrenti”.
Silvia Roggiani (segretaria regionale Pd Lombardia) ha affermato che la garanzia di un ambiente migliore, che possa dare una vita più lunga, si deve sostanziare con le richieste sociali e la possibilità di vivere nelle città.
Sono poi partiti i contributi tematici, con l’intervento di Carlo Borghetti (Consigliere Regionale della Lombardia): “Il tema non è quello di lasciare indietro nessuno ma di far sentire chi è fragile parte della città, in una città comunità: questa è l’idea chiave. Comunità perché è il luogo accogliente in cui le cose crescono in maniera equilibrata. Questa idea di città comunità potrebbe essere messa in piedi attraverso un grande consorzio pubblico per i servizi alla persona, che sappia dare risposte organizzate e coordinate con la Regione: politiche del welfare coordinate dal consorzio pubblico a livello di città metropolitana”.
Arianna Censi (assessora alla mobilità del Comune di Milano) ha ricordato che nelle grandi città europee, dove vive il 60% della popolazione, agiscono le grandi contraddizioni: “E da noi la resistenza al cambiamento è forte e genera l’accusa di escludere i poveri. La mobilità è uno degli elementi legato alla sviluppo: la libertà di muoversi. Il nostro sistema del trasporto pubblico è vicino all’eccellenza ma nella cintura intorno siano lontani: fuori da B1 e B3 si spendono 100milioni per il trasporto pubblico, un decimo del miliardo speso per la sola città urbana. Il passante è uno strumento straordinario ma ha molte falle e il potenziamento di queste relazioni va sostenuto con un cambiamento di metodo e di sostanza. E ciò che proviamo a fare qui riguarderà anche le altre aree urbane d’Italia”.
Luca Elia (Sindaco di Baranzate) ha parlato di Milano Metropolitana, ricordando che nelle ultime tre legislature il Parlamento ha orientato l’azione verso la riduzione della spesa della politica degli enti locali: dal 2011, svuotate le province, ha creato una struttura istituzionalmente fragile come le Città Metropolitane, per le quali non sono previste elezioni dirette. Si pone quindi il tema dell’espressione diretta dei cittadini delle Città Metropolitane. La Consulta (sentenza del 2021) ha affermato che l’attuale sistema è lesivo degli altri Comuni non capoluogo. “C’è da chiedersi – ha detto Elia – se davvero per affrontare il tema delle Città Metropolitane l’unica prospettiva sia quella del contenimento della spesa pubblica e la risposta è no”. Luciana Dambra (responsabile Dipartimenti del Pd Milano Metropolitano) ha richiamato l’attenzione sul rapporto tra Circoli e Partito, mentre Erminio Quartiani (ex parlamentare) è intervenuto su partecipazione e comportamenti elettorali, ricordando i 3 milioni di iscritti ai partiti politici negli anni Settanta-Ottanta, che oggi sono tra i 400 e i 500mila. A Milano gli iscritti al Pci erano 30mila con 120 sezioni (più quelle aziendali) e una partecipazione ai congressi di 10mila persone; i voti ai partiti di massa erano l’80 per cento. “Ma oggi occorre un nuovo patto tra metropoli e periferie, senza vergognarsi del voto forte nelle città”. Gaia Romani (Assessora al Comune di Milano) ha parlato di pari opportunità e Diritti, evidenziando come anche Milano le donne studiano di più ma lavorano di meno, ricreando lo stesso dato del resto d’Italia.
Mentre Sara Santagostino (Sindaca di Settimo Milanese) ha dedicato il suo intervento a istituzioni e territorio: “In tanti abbiamo detto stamattina che per fare di più occorrono soldi e non solo risorse umane. Io penso che invece dobbiamo essere un po’ diversi. Dobbiamo avere a cuore il benessere della persona, cioè come vive. I limiti alla politica dell’abitare incidono sulle giovani generazioni ma ci sono pensieri e atti politici rispetto alla voglia di prendersi cura delle persone che ci possono aiutare a costruire un città in cui mettere le proprie radici e non un luogo da cui scappare. Dobbiamo andare in Comune di Milano come in Regione Lombardia per segnalare le cose che non vanno, indipendentemente dal coloro politico delle giunte”. Manuel Sciurba (Vicepresidente del Municipio 7) è intervenuto sul rapporto tra Municipi e Comune.
Al breve dibattito con il pubblico, nel corso del quale è stato riaffermata la necessità di rafforzare ed eleggere direttamente le Città Metropolitane, sono seguite le conclusioni della mattinata, affidate a Chiara Braga (Capogruppo PD alla Camera dei Deputati).
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