Affrontare il tema del futuro di Milano a 360 gradi
Intervento di Franco Mirabelli all'incontro “Il futuro di Milano tra continuità e innovazione. Idee per un nuovo progetto di città” (pdf) .
Si è conclusa da poco una lunga stagione congressuale in cui abbiamo avuto un confronto ricco e positivo tra di noi e in cui il PD Metropolitano milanese ha dimostrato ancora di essere vivo, vivace e radicato in gran parte dei territori.
Non significa nascondere problemi e limiti ma riconoscere la forza, anche elettorale, del PD milanese e i meriti di Silvia Roggiani e del suo gruppo dirigente.
Ora la stagione congressuale va chiusa e la priorità dev’essere quella di evitare l’errore di un dibattito autoreferenziale, su di noi stessi e concentrarci su ciò che è fuori da noi, sui bisogni delle persone, sulle proposte da mettere in campo, confrontandoci con i mondi che in questa area metropolitana lavorano.
Il centrosinistra ha vinto a Milano proponendo una idea di città e di Città Metropolitana, oggi quell’idea va aggiornata di fronte ai cambiamenti significativi ed evidenti che ci sono stati e che, a partire dal Covid, hanno inciso profondamente sulla convivenza e sulla vita delle persone. Senza, però, fare l’errore di dimenticare i risultati ottenuti in questi anni: Milano è una realtà attrattiva da ogni punto di vista, culturale, economico, turistico e per le misure assunte per il trasporto pubblico, l’ambiente e la sostenibilità.
Molto è stato fatto per ridurre le distanze sociali.
Non si tratta di riposare sugli allori ma rivendicare e difendere un lavoro, respingendo la narrazione per cui improvvisamente Milano metropolitana sarebbe diventata una realtà invivibile e iniqua.
Non è così e dobbiamo dirlo con orgoglio mentre guardiamo in faccia i problemi.
Mi permetto di insistere su tre questioni.
La prima riguarda il tema casa: è evidente che il business degli affitti brevi, insieme a prezzi di mercato sempre più alti, rischiano di portare all’espulsione dalla città delle famiglie con redditi medio bassi da lavoro dipendente.
Il tema non è più solo quello del rapporto centro-periferie, né quello, pure rilevante, della condizione delle case popolari e dei 14mila alloggi vuoti e neppure quello delle residenze per gli studenti, decisivi in una grande realtà universitaria.
Qui si gioca davvero e concretamente l’idea di città del futuro.
Il PD deve essere la forza che sostiene una strada diversa da quella di altre metropoli europee che hanno di fatto costretto i ceti popolari ad allontanarsi.
Su questo tema si è fatto troppo poco; le iniziative assunte per favorire l’edilizia sociale nelle trasformazioni urbane non sono sufficienti, non hanno la forza per fermare questa deriva.
Proporre misure importanti per limitare gli affitti brevi e disincentivare i proprietari dal tenere vuoti gli appartamenti può essere la strada.
Il secondo tema per guardare al futuro è quello del governo della Città Metropolitana.
Per me è un tema decisivo ma penso che sia sbagliato partire, nell’affrontarlo, dall’elezione del sindaco metropolitano. O si riorganizzano i poteri o, anche eletto dal voto popolare, il neo sindaco si troverebbe con poteri residuali e spesso in conflitto con altri.
Serve una proposta su questo che venga discussa coi sindaci e i territori.
O si fa così, partendo da poteri e risorse, o si rischia di ridurre ulteriormente la credibilità della Città Metropolitana, che resta un’innovazione decisiva per disegnare il futuro di Milano.
Infine, abbiamo scommesso in questi anni su una Milano sostenibile: Area C, Area B, la ciclabilità, le aree pedonali, l’investimento sul trasporto pubblico e le nuove reti metropolitane.
È chiaro che tutto ciò ha cambiato molto e portato a cambiare abitudini e ha avuto un impatto sulla vita delle persone. Come tutti i cambiamenti ci sono resistenze e incomprensioni.
Credo che a noi spetti il compito di spiegare e sostenere il cambiamento, lasciando alla destra le spinte alla conservazione.
Più sapremo spiegare il senso di un lavoro che guarda al futuro ma anche a migliorare la vita nel breve e più sapremo disegnare la nostra idea di Milano.
Ecco, sono solo alcuni spunti, ma credo siano anche questi i temi da stressare per innovare la nostra idea di città. Una ricerca che non dobbiamo fare da soli ma che deve coinvolgere tanti soggetti.
Certamente il dibattito non può essere quello che si legge in queste settimane riservato a costruttori e architetti ma deve allargarsi per affrontare il tema del futuro di Milano a 360 gradi.
Si è conclusa da poco una lunga stagione congressuale in cui abbiamo avuto un confronto ricco e positivo tra di noi e in cui il PD Metropolitano milanese ha dimostrato ancora di essere vivo, vivace e radicato in gran parte dei territori.
Non significa nascondere problemi e limiti ma riconoscere la forza, anche elettorale, del PD milanese e i meriti di Silvia Roggiani e del suo gruppo dirigente.
Ora la stagione congressuale va chiusa e la priorità dev’essere quella di evitare l’errore di un dibattito autoreferenziale, su di noi stessi e concentrarci su ciò che è fuori da noi, sui bisogni delle persone, sulle proposte da mettere in campo, confrontandoci con i mondi che in questa area metropolitana lavorano.
Il centrosinistra ha vinto a Milano proponendo una idea di città e di Città Metropolitana, oggi quell’idea va aggiornata di fronte ai cambiamenti significativi ed evidenti che ci sono stati e che, a partire dal Covid, hanno inciso profondamente sulla convivenza e sulla vita delle persone. Senza, però, fare l’errore di dimenticare i risultati ottenuti in questi anni: Milano è una realtà attrattiva da ogni punto di vista, culturale, economico, turistico e per le misure assunte per il trasporto pubblico, l’ambiente e la sostenibilità.
Molto è stato fatto per ridurre le distanze sociali.
Non si tratta di riposare sugli allori ma rivendicare e difendere un lavoro, respingendo la narrazione per cui improvvisamente Milano metropolitana sarebbe diventata una realtà invivibile e iniqua.
Non è così e dobbiamo dirlo con orgoglio mentre guardiamo in faccia i problemi.
Mi permetto di insistere su tre questioni.
La prima riguarda il tema casa: è evidente che il business degli affitti brevi, insieme a prezzi di mercato sempre più alti, rischiano di portare all’espulsione dalla città delle famiglie con redditi medio bassi da lavoro dipendente.
Il tema non è più solo quello del rapporto centro-periferie, né quello, pure rilevante, della condizione delle case popolari e dei 14mila alloggi vuoti e neppure quello delle residenze per gli studenti, decisivi in una grande realtà universitaria.
Qui si gioca davvero e concretamente l’idea di città del futuro.
Il PD deve essere la forza che sostiene una strada diversa da quella di altre metropoli europee che hanno di fatto costretto i ceti popolari ad allontanarsi.
Su questo tema si è fatto troppo poco; le iniziative assunte per favorire l’edilizia sociale nelle trasformazioni urbane non sono sufficienti, non hanno la forza per fermare questa deriva.
Proporre misure importanti per limitare gli affitti brevi e disincentivare i proprietari dal tenere vuoti gli appartamenti può essere la strada.
Il secondo tema per guardare al futuro è quello del governo della Città Metropolitana.
Per me è un tema decisivo ma penso che sia sbagliato partire, nell’affrontarlo, dall’elezione del sindaco metropolitano. O si riorganizzano i poteri o, anche eletto dal voto popolare, il neo sindaco si troverebbe con poteri residuali e spesso in conflitto con altri.
Serve una proposta su questo che venga discussa coi sindaci e i territori.
O si fa così, partendo da poteri e risorse, o si rischia di ridurre ulteriormente la credibilità della Città Metropolitana, che resta un’innovazione decisiva per disegnare il futuro di Milano.
Infine, abbiamo scommesso in questi anni su una Milano sostenibile: Area C, Area B, la ciclabilità, le aree pedonali, l’investimento sul trasporto pubblico e le nuove reti metropolitane.
È chiaro che tutto ciò ha cambiato molto e portato a cambiare abitudini e ha avuto un impatto sulla vita delle persone. Come tutti i cambiamenti ci sono resistenze e incomprensioni.
Credo che a noi spetti il compito di spiegare e sostenere il cambiamento, lasciando alla destra le spinte alla conservazione.
Più sapremo spiegare il senso di un lavoro che guarda al futuro ma anche a migliorare la vita nel breve e più sapremo disegnare la nostra idea di Milano.
Ecco, sono solo alcuni spunti, ma credo siano anche questi i temi da stressare per innovare la nostra idea di città. Una ricerca che non dobbiamo fare da soli ma che deve coinvolgere tanti soggetti.
Certamente il dibattito non può essere quello che si legge in queste settimane riservato a costruttori e architetti ma deve allargarsi per affrontare il tema del futuro di Milano a 360 gradi.
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