Meloni mente all'Italia
"Giorgia Meloni faccia i nomi e i cognomi di chi prova a ricattarla". Lo chiede in un'intervista a La Repubblica la leader di Pd Elly Schlein, secondo la quale, se è vero quello che la premier dice, "è un pericolo per l'Italia. Dovrebbe consegnare alle autorità competenti gli elementi in suo possesso".
Invece "ho il timore, come già visto con Crosetto, che sia - spiega - il solito vittimismo e complottismo da quattro soldi per coprire fallimenti economici e sociali. Un comportamento non adatto a chi governa il Paese che ora guida il G7".
Per Schlein la premier "rivela una distanza siderale dalle esigenze concrete delle persone. Propone un mix tra bugie, vittimismo e difese dell'indifendibile, con buchi di visione evidenti. Non sa cosa siano le liste d'attesa, il caro mutui e il caro vita". Non parla "di violenza sulle donne forse perché l'opposizione concentrava le poche risorse a sua disposizione in manovra a quel tema mentre la destra distribuiva mance per finanziare campi da golf. Copre con menzogne enormi difficoltà, come sulla drammatica vertenza dell'ex Ilva".
La risposta della premier su Pozzolo "è stata - osserva - del tutto insufficiente. Meloni avrebbe dovuto chiedere scusa e pretendere le dimissioni. E invece racconta la storiella di parlamentari non consci delle loro responsabilità: è lei, alla guida del suo partito personale, ad aver fatto le liste. Non può negare le sue responsabilità. Ma lo fa su tutto: sulla bocciatura della riforma del Mes e sulla legge bavaglio, dà la colpa al Parlamento, quando è lei a dare la linea alla sua maggioranza".
Rispetto al caso Anas, "la difesa di Meloni è debolissima. Salvini deve riferire: non è indagato ma le ordinanze — che la legge bavaglio vuole oscurare — delineano un sistema di intermediazione tra manager pubblici e imprenditori che usavano la loro prossimità al ministro e a un sottosegretario della Lega".
Per quanto riguarda il confronto tv "ho lanciato io la sfida a Meloni, sul merito: non mi fa nessuna paura".
Il confronto tv "non sostituisce però quello in Parlamento".
Intervista di Repubblica (pdf).
Invece "ho il timore, come già visto con Crosetto, che sia - spiega - il solito vittimismo e complottismo da quattro soldi per coprire fallimenti economici e sociali. Un comportamento non adatto a chi governa il Paese che ora guida il G7".
Per Schlein la premier "rivela una distanza siderale dalle esigenze concrete delle persone. Propone un mix tra bugie, vittimismo e difese dell'indifendibile, con buchi di visione evidenti. Non sa cosa siano le liste d'attesa, il caro mutui e il caro vita". Non parla "di violenza sulle donne forse perché l'opposizione concentrava le poche risorse a sua disposizione in manovra a quel tema mentre la destra distribuiva mance per finanziare campi da golf. Copre con menzogne enormi difficoltà, come sulla drammatica vertenza dell'ex Ilva".
La risposta della premier su Pozzolo "è stata - osserva - del tutto insufficiente. Meloni avrebbe dovuto chiedere scusa e pretendere le dimissioni. E invece racconta la storiella di parlamentari non consci delle loro responsabilità: è lei, alla guida del suo partito personale, ad aver fatto le liste. Non può negare le sue responsabilità. Ma lo fa su tutto: sulla bocciatura della riforma del Mes e sulla legge bavaglio, dà la colpa al Parlamento, quando è lei a dare la linea alla sua maggioranza".
Rispetto al caso Anas, "la difesa di Meloni è debolissima. Salvini deve riferire: non è indagato ma le ordinanze — che la legge bavaglio vuole oscurare — delineano un sistema di intermediazione tra manager pubblici e imprenditori che usavano la loro prossimità al ministro e a un sottosegretario della Lega".
Per quanto riguarda il confronto tv "ho lanciato io la sfida a Meloni, sul merito: non mi fa nessuna paura".
Il confronto tv "non sostituisce però quello in Parlamento".
Intervista di Repubblica (pdf).