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Premier in crisi di nervi

Written by Piero Fassino.

Articolo di Piero Fassino.

Che Giorgia Meloni nelle sue esternazioni pubbliche ricorra a toni arroganti e aggressivi è cosa ampiamente conosciuta. Ma quel che è accaduto nei giorni scorsi in occasione delle comunicazioni al Parlamento sul Consiglio Europeo, è qualcosa che è andato molto al di là dell'accettabile.
La Presidente del Consiglio si è infatti prodotta in interventi pronunciati con arroganza, iattanza e toni offensivi e irridenti nei confronti dell'opposizione. E con urla da comizio più che da ragionata comunicazione al Parlamento, verso cui il Governo - quale che sia il suo colore politico - ha il dovere del rispetto.
Nella mia vita politica e parlamentare non ricordo un Presidente del Consiglio che abbia preso a schiaffi il Parlamento come ha fatto la Presidente Meloni.
Un comportamento che in realtà tradisce un grande nervosismo per i molti nodi irrisolti che iniziano a venire al pettine.
Intanto la incertezza con cui da mesi si gestisce il PNRR, di cui si annunciano continuamente aggiornamenti senza che siano chiariti obiettivi e variazioni. Si accumulano così continui ritardi nel dare esecuzione ai programmi e alle riforme previste, mettendo a rischio l'erogazione dei fondi europei - miliardi di euro - che alla realizzazione di quei programmi e riforme sono legati.
Non minore criticità provoca il testardo rifiuto di ratificare la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), già ratificato da 26 Paesi e bloccato nella sua attuazione dall'assenza italiana. Un rifiuto che suscita negative reazioni in Europa e isola l'Italia e la indebolisce nel momento in cui Roma è chiamata a discutere con Bruxelles e le altre capitali europee il Patto di Stabilità e gli strumenti finanziari comuni.
L'Italia sta peraltro esponendosi a brutte figure anche sul fronte migratorio. Dopo aver evocato per mesi un blocco navale vietato da ogni norma internazionale, la linea della faccia feroce si sta rivelando sempre di più una velleità: non passa giorno che le nostre coste non conoscano sbarchi di barchini e barconi con il loro carico di gente dolente. E per impedirlo il Governo persegue adesso l'obiettivo di creare campi profughi nei paesi di origine o di transito pagando un corrispettivo per ogni profugo o migrante lí contenuto (modello Turchia). Una scelta moralmente e politicamente cinica che non allevierà le sofferenze di chi emigra, ma li confina altrove, consentendo di chiudere gli occhi di fronte a violenze e soprusi di ogni tipo che in quei campi si produrranno.
Anche sul piano sociale il governo è chiamato a fare i conti con non poche criticità: la riduzione delle risorse per la sanità pubblica sta suscitando una vasta reazione di Regioni e Comuni, mondo sanitario, sindacati. Così come negativo è il giudizio delle organizzazioni sindacali sul decreto lavoro che amplia, anziché ridurre i rischi di precarietà.
E infine brucia sulle guance della Meloni lo schiaffo subito dal Presidente Biden che, di fronte agli ultimi eventi russi, ha immediatamente consultato Macron, Scholz e Sunak, relegando la Presidente del Consiglio italiana in un secondo turno di consultazioni.
Insomma, la Meloni ha pensato di liberarsi delle sue difficoltà, prendendo a sua volta a schiaffi il Parlamento.
Ma non sarà così che uscirà dai suoi problemi. Né le urla e la protervia aumenteranno la sua credibilità. Anzi.
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