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Cosa sta succedendo in Senato

Written by Franco Mirabelli.

Franco MirabelliArticolo pubblicato dal mensile ABC di ottobre.
In queste settimane, in Senato, siamo impegnati ad approvare la riforma costituzionale in seconda lettura.
Purtroppo le continue polemiche, spesso strumentali, rischiano di rendere incomprensibile anche il senso di ciò che si sta facendo e le ragioni che stanno alla base di questa riforma.
Questa riforma nasce dal fatto che, da anni, la stragrande maggioranza dei partiti e degli osservatori hanno sottolineato la necessità di modificare la seconda parte della nostra bella Costituzione, per rendere il nostro Stato e le istituzioni più moderne e in grado di rispondere alle esigenze e ai bisogni dei cittadini.

I valori e le idee che sono contenuti nella prima parte della Costituzione oggi si difendono e si valorizzano se riusciamo a superare la crisi di rapporto tra i cittadini e la politica, tra i cittadini e le istituzioni.
Cambiare alcune parti della nostra Carta fondamentale serve, dunque, proprio per evitare che si approfondisca la distanza tra cittadini e democrazia.
Nella riforma non c’è nulla che metta in pericolo i valori fondanti della nostra Repubblica: non c'è nessuna norma che dia più potere ai governi in carica né al Premier di turno e la scelta dei governi e l'approvazione delle leggi restano in capo al Parlamento (eletto dai cittadini).
Da anni il bicameralismo perfetto, cioè l’avere due Camere con uguali funzioni, è individuato come un problema, un appesantimento delle procedure legislative inutile. Così come da anni si richiede di ridurre il numero dei parlamentari e, di conseguenza, i costi delle istituzioni.
Oggi, finalmente, con questa riforma stiamo superando quella che è una anomalia italiana rispetto alla gran parte dei Paesi democratici. Lo stiamo facendo consegnando solo alla Camera dei Deputati il potere di dare la fiducia ai governi e di approvare le leggi e trasformando l'attuale Senato nel Senato delle Autonomie, formato da 100 membri rappresentanti delle Regioni e dei Comuni, con la funzione di occuparsi dei rapporti tra Stato e Enti Locali e tra Italia e Unione Europea e con la facoltà di richiamare le leggi approvate dalla Camera. Inoltre, i senatori parteciperanno all'elezione del Presidente della Repubblica e alle procedure di revisione della Costituzione.
In questa spiegazione sta anche la ragione per cui non è strano, ma logico, che il Senato sia formato da consiglieri regionali (scelti dai cittadini e ratificati dalle assemblee regionali) e da sindaci: essi rappresentano queste istituzioni e proprio da questo proviene la forza che avrà il nuovo Senato.
Stiamo facendo ciò che, da trent'anni, tutti gli schieramenti politici hanno tentato di fare senza riuscirci. Lo stiamo facendo in un clima difficile, di scontro politico spesso strumentale e per questo ognuno di noi ha dovuto fare la propria parte per evitare che si utilizzassero le procedure per bloccare la riforma. In questo senso, quindi, l’emendamento che ho presentato per l'abolizione del Senato (contenente la proposta di modifica gli articoli 1 e 2 del ddl Boschi, cancellando dalla Costituzione ogni riferimento al bicameralismo e al Senato) voleva servire proprio ad evitare che si potesse tornare indietro sulla scelta di superare il bicameralismo perfetto.
Dopo che Camera e Senato avranno votato per tre volte la riforma, alla fine saranno gli italiani, con il referendum confermativo, a decidere se condividerla a no.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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