Le squadre non vogliono più stare a San Siro
Articolo di Repubblica.
Se "nessuno può costringere le squadre a ristrutturare San Siro", si deve però fare di tutto affinché la "soluzione alternativa" si trovi all'interno dei confini comunali. Il sindaco di Milano Beppe Sala torna a parlare del dossier più caldo sui tavoli di Palazzo Marino, quello del nuovo stadio di Milan e Inter. E lo fa con un lungo intervento nel suo podcast quotidiano "Buongiorno Milano".
Vuole dire la sua in maniera completa, Sala, così tira un po' le fila dell'eterna vicenda e spiega: "Credo che questa lunga e non ancora finita storia abbia una sola grande certezza", cioè che "le due squadre non vogliono più stare a San Siro e nessuno può costringerle a ristrutturarlo". Da qui, l'urgenza di trovare un piano B che "tuteli" gli "interessi" dei club e "al tempo stesso quelli della città".
Per lui, dice, è "doveroso impegnarmi fino in fondo perché si trovi una soluzione alternativa nel Comune di Milano. Poi, se per qualsiasi motivo questo non accadrà io voglio essere tranquillo nel pensare che ho fatto veramente tutto il possibile perché ciò avvenisse, con buona pace di chi in questo momento commenta a volte a sproposito ma soprattutto senza proporre una soluzione. Sono finiti i tempi gloriosi dei Berlusconi e dei Moratti, anche se noi tifosi ne abbiamo magari un po’ di nostalgia. Inter e Milan hanno bilanci ancora purtroppo in perdita e non sono enti filantropici".
Insomma, se nessuno ha fondi e interessi per far rinascere il vecchio Meazza non si può combattere contro i mulini a vento. Ma, spiega il sindaco, si può iniziare a "fare chiarezza" sul dossier in attesa che le squadre, il Milan soprattutto, decidano se dire addio definitivamente al nuovo stadio da costruire insieme sulle ceneri della Scala del calcio, per farsene uno proprio da un'altra parte. Nell'area "La Maura" per i rossoneri o tra Rozzano e Assago per i nerazzurri.
Sala riavvolge il nastro della vicenda per spiegare come è andata, dal suo punto di vista: "Questa è una lunga storia che inizia con il cambio di proprietà di Milano e Inter. Le proprietà precedenti erano state decisamente longeve. Una ventina d’anni Berlusconi e sedici anni Moratti. E più disponibili a sobbarcarsi i gravosi oneri connessi alla gestione di club del genere. Per nuove proprietà l’attenzione ai bilanci si è fatta più stringente e nella loro testa la questione “nuovo stadio” significa due cose fondamentali. Uno, la possibilità di aumentare i ricavi, due la consapevolezza che un club calcistico lo puoi cedere quando è il momento di cederlo più facilmente se questo club ha uno stadio di proprietà o se ha almeno un progetto approvato dal Comune per realizzarne uno nuovo".
Da qui, i primi incontri con Palazzo Marino: "Quando Inter e Milan sono venuti da me per cominciare a parlare di stadio, io ho subito proposto loro di avviare una grande ristrutturazione di San Siro. Essendo assolutamente disponibile a cedere loro la proprietà dello stadio. Però devo dare atto alle squadre che in maniera molto netta mi hanno detto che non era un’opzione che potevano nemmeno considerare. Poi è innegabile che il percorso ha preso molto tempo, da un lato per la procedura amministrativa e le verifiche tecniche e i pareri da acquisire, dall’altro lato perché all’inizio le squadre avevano chiesto diritti volumetrici. Ergo, la possibilità di costruire hotel uffici, centri commerciali non compatibili con le regole del Comune".
Insomma, la responsabilità di ritardi decisionali e burocratici è anche in capo al Comune. Con un'aula, quella di Palazzo Marino che "il nuovo stadio non l’ha mai veramente voluto" soprattutto "se la cosa significava il sacrificio del vecchio stadio". Sala si rivolge soprattutto ai consiglieri della sua maggioranza, non senza un velo polemico: "Una volta la questione era che il vecchio San Siro non doveva essere abbattuto, poi continue richieste alle squadre di miglioramenti al progetto, dalla distanza dalle case alla capienza e ancora altro frutto del dibattito pubblico e delle delibere del Consiglio comunale e così via. E anche questa è una verità storica".
E poi ci sono Inter e Milan: "E' una verità storica anche che ad oggi le squadre non ci hanno formalmente comunicato la rinuncia al progetto su cui hanno lavorato insieme – sottolinea il sindaco – nell’ultimo periodo, e cioè un nuovo stadio nell’area di San Siro che, per una questione di spazi, prevederebbe comunque l’abbattimento del vecchio San Siro". E ci sono i piani B dei due club: "La procedura è ancora in atto e le squadre devono risponderci formalmente. Nel frattempo però il Milan ha fatto un passo preciso: pur in maniera informale, ci ha comunicato che sta valutando una nuova opzione sita nell’aura chiamata La Maura. Questa nuova ipotesi di localizzazione significa due cose. Primo, andare a costruire ovviamente su un altro terreno questa volta però privato e non pubblico. E, secondo, sganciarsi dall’Inter. La proprietà mi ha comunicato che ha bisogno di tre settimane per studiare un masterplan che definisca l’intervento e che da quanto capisco ad oggi riguarderebbe solo lo stadio e Casa Milan, non altre costruzioni. E l’Inter cosa farà? Si fa filtrare un’ipotesi di localizzazione fuori Milano ma io non ho avuto nessuna conferma in proposito".
Quindi, chiude Sala, "quello che vorrei che fosse chiaro è che nessuno li manda via da San Siro, ci mancherebbe, però non posso certo sostituirmi a loro nelle decisioni che riguardano il loro futuro". Un invito, diciamo così, per tutti, a darsi una mossa e a scoprire, una volta per tutte, le carte.
Se "nessuno può costringere le squadre a ristrutturare San Siro", si deve però fare di tutto affinché la "soluzione alternativa" si trovi all'interno dei confini comunali. Il sindaco di Milano Beppe Sala torna a parlare del dossier più caldo sui tavoli di Palazzo Marino, quello del nuovo stadio di Milan e Inter. E lo fa con un lungo intervento nel suo podcast quotidiano "Buongiorno Milano".
Vuole dire la sua in maniera completa, Sala, così tira un po' le fila dell'eterna vicenda e spiega: "Credo che questa lunga e non ancora finita storia abbia una sola grande certezza", cioè che "le due squadre non vogliono più stare a San Siro e nessuno può costringerle a ristrutturarlo". Da qui, l'urgenza di trovare un piano B che "tuteli" gli "interessi" dei club e "al tempo stesso quelli della città".
Per lui, dice, è "doveroso impegnarmi fino in fondo perché si trovi una soluzione alternativa nel Comune di Milano. Poi, se per qualsiasi motivo questo non accadrà io voglio essere tranquillo nel pensare che ho fatto veramente tutto il possibile perché ciò avvenisse, con buona pace di chi in questo momento commenta a volte a sproposito ma soprattutto senza proporre una soluzione. Sono finiti i tempi gloriosi dei Berlusconi e dei Moratti, anche se noi tifosi ne abbiamo magari un po’ di nostalgia. Inter e Milan hanno bilanci ancora purtroppo in perdita e non sono enti filantropici".
Insomma, se nessuno ha fondi e interessi per far rinascere il vecchio Meazza non si può combattere contro i mulini a vento. Ma, spiega il sindaco, si può iniziare a "fare chiarezza" sul dossier in attesa che le squadre, il Milan soprattutto, decidano se dire addio definitivamente al nuovo stadio da costruire insieme sulle ceneri della Scala del calcio, per farsene uno proprio da un'altra parte. Nell'area "La Maura" per i rossoneri o tra Rozzano e Assago per i nerazzurri.
Sala riavvolge il nastro della vicenda per spiegare come è andata, dal suo punto di vista: "Questa è una lunga storia che inizia con il cambio di proprietà di Milano e Inter. Le proprietà precedenti erano state decisamente longeve. Una ventina d’anni Berlusconi e sedici anni Moratti. E più disponibili a sobbarcarsi i gravosi oneri connessi alla gestione di club del genere. Per nuove proprietà l’attenzione ai bilanci si è fatta più stringente e nella loro testa la questione “nuovo stadio” significa due cose fondamentali. Uno, la possibilità di aumentare i ricavi, due la consapevolezza che un club calcistico lo puoi cedere quando è il momento di cederlo più facilmente se questo club ha uno stadio di proprietà o se ha almeno un progetto approvato dal Comune per realizzarne uno nuovo".
Da qui, i primi incontri con Palazzo Marino: "Quando Inter e Milan sono venuti da me per cominciare a parlare di stadio, io ho subito proposto loro di avviare una grande ristrutturazione di San Siro. Essendo assolutamente disponibile a cedere loro la proprietà dello stadio. Però devo dare atto alle squadre che in maniera molto netta mi hanno detto che non era un’opzione che potevano nemmeno considerare. Poi è innegabile che il percorso ha preso molto tempo, da un lato per la procedura amministrativa e le verifiche tecniche e i pareri da acquisire, dall’altro lato perché all’inizio le squadre avevano chiesto diritti volumetrici. Ergo, la possibilità di costruire hotel uffici, centri commerciali non compatibili con le regole del Comune".
Insomma, la responsabilità di ritardi decisionali e burocratici è anche in capo al Comune. Con un'aula, quella di Palazzo Marino che "il nuovo stadio non l’ha mai veramente voluto" soprattutto "se la cosa significava il sacrificio del vecchio stadio". Sala si rivolge soprattutto ai consiglieri della sua maggioranza, non senza un velo polemico: "Una volta la questione era che il vecchio San Siro non doveva essere abbattuto, poi continue richieste alle squadre di miglioramenti al progetto, dalla distanza dalle case alla capienza e ancora altro frutto del dibattito pubblico e delle delibere del Consiglio comunale e così via. E anche questa è una verità storica".
E poi ci sono Inter e Milan: "E' una verità storica anche che ad oggi le squadre non ci hanno formalmente comunicato la rinuncia al progetto su cui hanno lavorato insieme – sottolinea il sindaco – nell’ultimo periodo, e cioè un nuovo stadio nell’area di San Siro che, per una questione di spazi, prevederebbe comunque l’abbattimento del vecchio San Siro". E ci sono i piani B dei due club: "La procedura è ancora in atto e le squadre devono risponderci formalmente. Nel frattempo però il Milan ha fatto un passo preciso: pur in maniera informale, ci ha comunicato che sta valutando una nuova opzione sita nell’aura chiamata La Maura. Questa nuova ipotesi di localizzazione significa due cose. Primo, andare a costruire ovviamente su un altro terreno questa volta però privato e non pubblico. E, secondo, sganciarsi dall’Inter. La proprietà mi ha comunicato che ha bisogno di tre settimane per studiare un masterplan che definisca l’intervento e che da quanto capisco ad oggi riguarderebbe solo lo stadio e Casa Milan, non altre costruzioni. E l’Inter cosa farà? Si fa filtrare un’ipotesi di localizzazione fuori Milano ma io non ho avuto nessuna conferma in proposito".
Quindi, chiude Sala, "quello che vorrei che fosse chiaro è che nessuno li manda via da San Siro, ci mancherebbe, però non posso certo sostituirmi a loro nelle decisioni che riguardano il loro futuro". Un invito, diciamo così, per tutti, a darsi una mossa e a scoprire, una volta per tutte, le carte.
Per seguire Beppe Sala: sito web - Pagina Facebook