L'Europa, i muri e i migranti
A me pare, detto con franchezza, che, sul tema emergenza immigrazione, le istituzioni europee stiano perdendo la faccia. E il problema è che un fallimento in questo campo significherà anche, sostanzialmente, la fine dell'idea di Europa.
Che sarà inevitabilmente affossata, al momento del voto, da un'opinione pubblica profondamente disorientata.
Del resto, se Bruxelles e dintorni fingono di non comprendere qual'è oggi l'assoluta priorità "politica" (e non solo), dell'Unione, si meritano la sentenza di condanna.
Tutto ciò, d'altronde, accade perché quest'Unione è, non soltanto di fatto, un organismo che vede 'semplicemente' un po' di Stati che non hanno rinunciato alla propria sovranità sulle materie davvero fondamentali ma hanno concluso, diciamo così, un accordo per gestire insieme alcuni problemi, in fondo, a pensarci, forse di non vitalissima importanza per la vita quotidiana della gente. La vera Europa, un'Europa pienamente 'politica', cioè, continua a mancare, lo sappiamo. E così, ciascun governo, ciascuno Stato, si cura, diciamo, gli affari propri, attento in primis a non scontentare la propria opinione pubblica. E figurati allora, se potendo evitare l'ondata immigratoria, questi intendono farsi carico di una sia pur minima parte della questione. Sono "cavoli" delle nazioni che stanno in prima fila, in trincea. Quello italiano in primis, si capisce. Eppure, questa è una visione miope. Perché, come detto, un tale comportamento contribuisce a far morire definitivamente il "sogno europeo". E perché la sensazione è che il fenomeno in argomento è paragonabile a quello dell'acqua: magari a lungo andare, lo sappiamo, l'acqua supera infatti tutti gli ostacoli che incontra. In questo senso e' pertanto illusoria la speranza di quanti sfruttano politicamente e irresponsabilmente, penso all'Italia in particolare, il profondo disagio, che si registra in un crescendo vorticoso, nell'opinione pubblica dei Paesi maggiormente esposti. Lo sfruttano senza essere capaci di proporre realistiche soluzioni alternative al problema. Si possono, così, anche vincere le elezioni, fomentando le paure, lo sappiamo. Ma dopo? A meno che taluno non abbia in mente, nella nostra realtà, di... "perimetrare" l'intero Paese e le sue coste in particolare, (ma gli arrivi non sono soltanto via mare), con un muro alto dieci metri.
Che sarà inevitabilmente affossata, al momento del voto, da un'opinione pubblica profondamente disorientata.
Del resto, se Bruxelles e dintorni fingono di non comprendere qual'è oggi l'assoluta priorità "politica" (e non solo), dell'Unione, si meritano la sentenza di condanna.
Tutto ciò, d'altronde, accade perché quest'Unione è, non soltanto di fatto, un organismo che vede 'semplicemente' un po' di Stati che non hanno rinunciato alla propria sovranità sulle materie davvero fondamentali ma hanno concluso, diciamo così, un accordo per gestire insieme alcuni problemi, in fondo, a pensarci, forse di non vitalissima importanza per la vita quotidiana della gente. La vera Europa, un'Europa pienamente 'politica', cioè, continua a mancare, lo sappiamo. E così, ciascun governo, ciascuno Stato, si cura, diciamo, gli affari propri, attento in primis a non scontentare la propria opinione pubblica. E figurati allora, se potendo evitare l'ondata immigratoria, questi intendono farsi carico di una sia pur minima parte della questione. Sono "cavoli" delle nazioni che stanno in prima fila, in trincea. Quello italiano in primis, si capisce. Eppure, questa è una visione miope. Perché, come detto, un tale comportamento contribuisce a far morire definitivamente il "sogno europeo". E perché la sensazione è che il fenomeno in argomento è paragonabile a quello dell'acqua: magari a lungo andare, lo sappiamo, l'acqua supera infatti tutti gli ostacoli che incontra. In questo senso e' pertanto illusoria la speranza di quanti sfruttano politicamente e irresponsabilmente, penso all'Italia in particolare, il profondo disagio, che si registra in un crescendo vorticoso, nell'opinione pubblica dei Paesi maggiormente esposti. Lo sfruttano senza essere capaci di proporre realistiche soluzioni alternative al problema. Si possono, così, anche vincere le elezioni, fomentando le paure, lo sappiamo. Ma dopo? A meno che taluno non abbia in mente, nella nostra realtà, di... "perimetrare" l'intero Paese e le sue coste in particolare, (ma gli arrivi non sono soltanto via mare), con un muro alto dieci metri.
Sul tema immigrazione e' allora necessario che appaia al più presto la "virtute" dell'Europa. Sempre che questa abbia voglia di uno scatto di reni. Essendo ovvio che, per quanto ci riguarda, lo stesso governo Renzi, pur in grado di mostrare successi interessanti in taluni campi, sul problema "sbarchi" -in crescendo, dopo i tremila naufraghi di oggi- corre dei seri rischi. E io non sono tranquillo, in proposito.