Giovani: boom di imprese
Sul Corriere della Sera (data 18 agosto, pag. 30, articolo a firma di Rita Querzé) ritorna la notizia: i Giovani fanno impresa. Tra maggio e giugno sono sorte 32mila nuove imprese di under 35enni (1/3 di tutte le nuove imprese, per il 40% al Sud, dove i Giovani re-agiscono e ne vedremo delle belle). Notizia introdotta da due note negative: "Non trovano lavoro. (...) Il problema è avere i soldi per partire."
L'auto-impresa non è forse lavoro, e il più bello? E il problema non è di soldi ma di indirizzo politico, di cultura specifica e di relazioni. Servono politiche favorevoli, una buona cultura del Rischio e speciali Relazioni sociali.
Il nostro Paese attrae investimenti per la qualità del Capitale umano delle Metropoli. Poi li fa scappare per varie disfunzioni. Partiamo dal punto di forza (esploriamolo, esaltiamolo) e lavoriamo sulle aree di crescita!
Perché il fenomeno esprima il potenziale, servono tre cose che sono disponibili e costano poco:1° un ruolo attivo delle Istituzioni; 2° una bella cultura del Rischio; 3° Relazioni sociali nuove, intense.
1° Si valorizzi il fenomeno dell'auto-impresa, lo si sostenga con una fiscalità di vantaggio e lo si consideri lavoro che rischia, primo destinatario delle Politiche attive in cantiere: orientamento, formazione, tutele e mobilità di mercato (dialogo tra Domanda e Offerta). Il Governo c'è. L'iniziativa locale chiami micro imprese e startup a fare Comunità. Ad esempio favorendone l'insediamento nei negozi vuoti, per farle conoscere e a presidio del territorio.
2° Solo con una lettura positiva del rischiare si fa impresa. Introduciamo a scuola il tema Gestione del Rischio (del pensare e dell'agire: idee, progetti, comportamenti), come concreto modo di essere attivi e responsabili (abili nell'ascoltare e dare risposte). All'Università si faccia eccellenza, ci si specializzi, come fa il Politecnico di Milano con il Cineas. Aristotele diceva: Ciò che è in potenza è in potenza gli opposti. Opportunità e Danni sono entrambi presenti nella Possibilità (che in realtà e un Rischio). Decide la consapevolezza, l'azione, il processo, il rischiare misurato, armonioso. Ed Eraclito: L'armonia più grande è l'armonia degli opposti (che scaturisce dal loro agonismo, dal loro misurarsi).
3° Le Relazioni sono il cuore della nostra prospettiva ("lavorare bene insieme", concretizzare le tensioni alla Governance, a fare Sistema, Rete). Ora, la PA è ricca di belle intelligenze e gonfia di attività che possono essere semplificate d'un soffio. Si esplori la possibilità (il bel rischio) che la PA diventi motore delle relazioni socio - economiche di territorio (sostenerle, farle conoscere e apprezzare). Beninteso, non si parte da zero. E dove innovare? Scopriamo il ruolo del Volontariato delle competenze, ampiamente disponibile e vitale per i Giovani delle startup. A loro, più che soldi, servono dritte di competenti (commercialisti, formatori, programmatori, ecc.). Il Volontariato. Grande questione che c'è e pesa. Parliamone.
E poi un articolo coraggioso (sempre sul Corriere, data 19 agosto) di Arnaldo Camuffo e Severino Salvemini della Università Bocconi, su Economia e etica. Titolo: Il Capitale umano è un bene pubblico (ma non da noi). Un passo notevole di un certo mondo milanese. Sorride Elinor Ostrom. Tesi: se non si cura (se non si forma) il Capitale umano finisce per costare caro alla società. Così, Starbucks (una grande catena internazionale di caffetterie) finanzia l'università ai dipendenti - chiamati partners -, e "uno scioccante studio di Jeffrey Pfeffer, docente a Stanford" stima i costi sociali del lavoro duro, isolato, senza autonomia, che danneggia i rapporti in famiglia (i costi del precariato): 100 miliardi di dollari e 100mila decessi. "Una vera e propria tassa occulta".
Gli autori concludono: "Quando il mercato del lavoro ha regole deboli e le sue istituzioni sono sottili, manager e imprenditori sono agenti sia degli azionisti che della società. Essi hanno la responsabilità di contribuire a mantenere le condizioni di sostenibilità ed eventualmente generarle o rigenerarle".
La conclusione mi pare un po' volontaristica. Tutto giusto, ma come ottenere che l'impresa investa sul Capitale umano? Non sarà dalla ragionevolezza della cosa che verrà la spinta decisiva. Verrà piuttosto da una crescita di ruolo del Capitale umano nell'impresa, da dinamiche nuove nel fare impresa. Verrà da un cambiamento delle relazioni specifiche, che nessun appello e nessuna norma fa o impone. Questo cambiamento lo fa il mercato se Politica e Istituzioni vi svolgono il ruolo attivo che devono. Insomma, il mio ruolo in azienda cambia se posso sbattere la porta, se me ne posso andare altrove o a fare altro. Questa - come sapete - è la mia anti-tesi.
Perché è così, come pare dicesse Eraclito: L'armonia più grande è l'armonia degli opposti, che scaturisce dal loro agonismo, dal loro misurarsi. E' da questa lotta (da questa Possibilità / Rischio) che scaturisce Diche, la Giustizia.
Allora, creiamo le 3 condizioni affinché il lavoro, a partire da quello che rischia (dai Giovani delle startup), possa con-correre, misurarsi sulle idee, sui progetti e sul fare impresa responsabile. E, anziché di flessibilità (disponibilità) che è da servi, parliamo di Mobilità e di auto-impresa, che è da coraggiosi. Discutiamo (mettiamo a fuoco) l'assetto delle Agenzie locali del lavoro (AFOL Metropolitana a Milano).
I Giovani (specie al Sud) aspettano questo dalla Politica centrale e locale. Questo, non chiacchiere.