L'approvazione della Legge di Bilancio
Articolo di Chiara Braga.
Al termine di una lunghissima seduta notturna la Camera ha approvato finalmente la Legge di Bilancio, la prima del Governo Meloni. Ci arriviamo dopo giorni litigi nella maggioranza e di confusione, fino alle ultime battute di queste ore. La destra che aveva chiesto il consenso degli italiani usando lo slogan “siamo pronti” ha dimostrato di non essere affatto pronta, esponendo il Paese al rischio di ritrovarsi in un momento così difficile per famiglie e imprese nella condizione di un esercizio provvisorio.
Ma non è il ritardo il principale problema della manovra, bensì i suoi contenuti. Lo avevamo detto quando è stata approvata dal Consiglio dei Ministri, lo ribadiamo ora che si è concluso l’esame del Parlamento: questa è una manovra inadeguata e iniqua, che non riesce in alcun modo a dare risposta alle vere difficoltà delle persone. Ci sarebbe stato bisogno di orientare le risorse disponibili per arginare la perdita del potere d’acquisto delle famiglie, per combattere il lavoro povero, per finanziare in modo adeguato settori strategici come la sanità, la scuola, il diritto alla casa, per aiutare gli enti locali e le imprese, per sostenere le fasce sociali più fragili, ancora colpite dall’onda lunga della pandemia e dalla crisi energetica e economica. Invece su tutti questi temi il Governo e la sua maggioranza hanno deciso di mettere in scena il proprio manifesto politico, litigando per giorni sulle “bandierine” che ciascuno voleva piantare e finendo per fare scelte sbagliate e dannose. Dieci condoni mascherati che hanno “sottratto” risorse per oltre 1 miliardo di euro nel 2023, soldi che avremmo potuto spendere per aumentare il taglio del cuneo fiscale per chi invece le tasse le paga o per rafforzare gli strumenti di protezione sociale. La scelta dell’innalzamento del tetto all’uso del contante, il teatrino sull’uso del POS su cui il Governo ha dovuto miseramente fare marcia indietro. Fino al tentativo di inserire all’ultimo minuto un nuovo scudo penale per i reati tributari, tentativo sventato solo grazie alla ferma opposizione del Pd. E poi ancora la decisione tutta ideologica di affossare la misura dell’App18 che invece aveva consentito negli anni l’accesso dei giovani alla cultura, la reintroduzione dei voucher e l’aumento della precarietà nel lavoro, l’accanimento punitivo nei confronti dei poveri, con la cancellazione di fatto del reddito di cittadinanza, senza prevedere nessuna misura alternativa efficace per proteggere le persone dalla povertà. La finta dell’aumento delle pensioni minime, di fatto già coperta e garantita dal Governo Draghi, il blocco dell’adeguamento all’inflazione delle altre pensioni e l’affossamento di Opzione donna.
In tutto questo c’è un tratto identitario e preoccupante della destra; l’idea che si possa affrontare la situazione difficile del Paese distribuendo qualche privilegio e beneficio a segmenti e settori particolari, i più furbi e i più forti, lasciando invece al loro destino le categorie e le fasce sociali che hanno meno voce e che rischiano di essere sopraffatti da una condizione di povertà e fragilità. Come PD abbiamo lavorato, pur in condizioni difficili dall’opposizione, per colmare alcune di questa lacune, ottenendo l’introduzione del Reddito alimentare contro lo spreco alimentare e la povertà, il rifinanziamento del bonus psicologico, il miglioramento di alcune misure per contrastare l’emergenza energetica, con l’innalzamento del limite ISEE per l’accesso al bonus sociale e l’estensione dell’IVA al 5% per gli utenti del teleriscaldamento, il finanziamento del Fondo per i lavoratori dello spettacolo.
L’esperienza di queste settimane ci ha messo di fronte all’urgenza di intensificare gli sforzi per contrastare questa destra, cecando di costruire anche con le altre forze di opposizione strade comuni e condivise di azione politica. Non è solo il contenuto inadeguato e insufficiente di questa manovra a preoccuparci, ma l’idea di un Governo che fin dalle sue prime scelte premia i furbi e penalizza gli onesti, che guarda agli interessi dei più forti e si dimentica di farsi carico dei più deboli, che ci riporta indietro nel tempo, dimenticandosi della crisi climatica e della crescita impressionante delle disuguaglianze, e ci allontana da un percorso di maggiore solidità economica e solidarietà sociale.
Abbiamo combattuto in queste settimane, continueremo a farlo, dentro e fuori le istituzioni.
Al termine di una lunghissima seduta notturna la Camera ha approvato finalmente la Legge di Bilancio, la prima del Governo Meloni. Ci arriviamo dopo giorni litigi nella maggioranza e di confusione, fino alle ultime battute di queste ore. La destra che aveva chiesto il consenso degli italiani usando lo slogan “siamo pronti” ha dimostrato di non essere affatto pronta, esponendo il Paese al rischio di ritrovarsi in un momento così difficile per famiglie e imprese nella condizione di un esercizio provvisorio.
Ma non è il ritardo il principale problema della manovra, bensì i suoi contenuti. Lo avevamo detto quando è stata approvata dal Consiglio dei Ministri, lo ribadiamo ora che si è concluso l’esame del Parlamento: questa è una manovra inadeguata e iniqua, che non riesce in alcun modo a dare risposta alle vere difficoltà delle persone. Ci sarebbe stato bisogno di orientare le risorse disponibili per arginare la perdita del potere d’acquisto delle famiglie, per combattere il lavoro povero, per finanziare in modo adeguato settori strategici come la sanità, la scuola, il diritto alla casa, per aiutare gli enti locali e le imprese, per sostenere le fasce sociali più fragili, ancora colpite dall’onda lunga della pandemia e dalla crisi energetica e economica. Invece su tutti questi temi il Governo e la sua maggioranza hanno deciso di mettere in scena il proprio manifesto politico, litigando per giorni sulle “bandierine” che ciascuno voleva piantare e finendo per fare scelte sbagliate e dannose. Dieci condoni mascherati che hanno “sottratto” risorse per oltre 1 miliardo di euro nel 2023, soldi che avremmo potuto spendere per aumentare il taglio del cuneo fiscale per chi invece le tasse le paga o per rafforzare gli strumenti di protezione sociale. La scelta dell’innalzamento del tetto all’uso del contante, il teatrino sull’uso del POS su cui il Governo ha dovuto miseramente fare marcia indietro. Fino al tentativo di inserire all’ultimo minuto un nuovo scudo penale per i reati tributari, tentativo sventato solo grazie alla ferma opposizione del Pd. E poi ancora la decisione tutta ideologica di affossare la misura dell’App18 che invece aveva consentito negli anni l’accesso dei giovani alla cultura, la reintroduzione dei voucher e l’aumento della precarietà nel lavoro, l’accanimento punitivo nei confronti dei poveri, con la cancellazione di fatto del reddito di cittadinanza, senza prevedere nessuna misura alternativa efficace per proteggere le persone dalla povertà. La finta dell’aumento delle pensioni minime, di fatto già coperta e garantita dal Governo Draghi, il blocco dell’adeguamento all’inflazione delle altre pensioni e l’affossamento di Opzione donna.
In tutto questo c’è un tratto identitario e preoccupante della destra; l’idea che si possa affrontare la situazione difficile del Paese distribuendo qualche privilegio e beneficio a segmenti e settori particolari, i più furbi e i più forti, lasciando invece al loro destino le categorie e le fasce sociali che hanno meno voce e che rischiano di essere sopraffatti da una condizione di povertà e fragilità. Come PD abbiamo lavorato, pur in condizioni difficili dall’opposizione, per colmare alcune di questa lacune, ottenendo l’introduzione del Reddito alimentare contro lo spreco alimentare e la povertà, il rifinanziamento del bonus psicologico, il miglioramento di alcune misure per contrastare l’emergenza energetica, con l’innalzamento del limite ISEE per l’accesso al bonus sociale e l’estensione dell’IVA al 5% per gli utenti del teleriscaldamento, il finanziamento del Fondo per i lavoratori dello spettacolo.
L’esperienza di queste settimane ci ha messo di fronte all’urgenza di intensificare gli sforzi per contrastare questa destra, cecando di costruire anche con le altre forze di opposizione strade comuni e condivise di azione politica. Non è solo il contenuto inadeguato e insufficiente di questa manovra a preoccuparci, ma l’idea di un Governo che fin dalle sue prime scelte premia i furbi e penalizza gli onesti, che guarda agli interessi dei più forti e si dimentica di farsi carico dei più deboli, che ci riporta indietro nel tempo, dimenticandosi della crisi climatica e della crescita impressionante delle disuguaglianze, e ci allontana da un percorso di maggiore solidità economica e solidarietà sociale.
Abbiamo combattuto in queste settimane, continueremo a farlo, dentro e fuori le istituzioni.
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