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Non cercate voti sulla pelle degli altri

Written by Monsignor Nunzio Galantino.

De Gasperi
Rprendiano l’anticipazione della lectio magistralis del segretario Cei pubblicata dal Corriere della Sera su De Gasperi.

Quando, a nome della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi, il prof. Giuseppe Tognon mi ha proposto la lectio su De Gasperi sono subito stato tentato di rispondere di no; mi ha trattenuto dal rifiutare il pensiero che non è mai giusto sprecare occasioni di confronto e di riflessione, specie in un tempo come il nostro, tutt’altro che incline al confronto e alla riflessione; non mi dispiaceva nemmeno il desiderio di poter rendere onore, come figlio di un antico militante democristiano nella terra di Giuseppe Di Vittorio e come vescovo, a un cristiano così libero e coraggioso come è stato Alcide De Gasperi.
Vi chiedo di accogliere con benevolenza, sotto il nome di De Gasperi, le cose che porto nel cuore e che spero possano aiutarci a recuperare fiducia nella fede e nella politica, che è quello di cui parlerò oggi. Abbiamo bisogno di entrambe, sempre di più. Senza politica si muore. Le società si disgregherebbero e la prepotenza umana dilagherebbe. Nessuno ha inventato ancora un sostituto delle istituzioni politiche, del diritto, della democrazia. Le società hanno bisogno di essere governate; da cristiani e da cittadini consapevoli, dobbiamo aggiungere che dovrebbero essere governate prima di tutto secondo giustizia.

Le istituzioni - La Ricostruzione degasperiana rimane un modello perché De Gasperi l’ha ancorata intorno a tre cardini. Il primo cardine è il rispetto delle Istituzioni e, in particolare, del Parlamento. Basterebbe riprendere in mano quanto disse in questa stessa circostanza ormai dieci anni fa Leopoldo Elia, intervenendo su Alcide De Gasperi e l’Assemblea Costituente, per trovarvi spunti ed elementi al riguardo. De Gasperi fu segretario di partito e poi presidente del Consiglio per otto anni, ma tutte le scelte fondamentali della sua politica interna e internazionale sono state elaborate dai partiti all’interno del Parlamento, nel rispetto più assoluto delle regole e con un faticoso quanto meticoloso lavoro politico svolto in profondità. Ciò ha comportato non poche difficoltà nel gestire sia le coalizioni di governo sia le diverse e vitali correnti di partito, ma mai De Gasperi ha ceduto alla tentazione di coartare il Parlamento, che era la sede in cui egli pretendeva il rispetto e in cui poteva riconoscere alle opposizioni il ruolo che meritavano. De Gasperi è un modello. Una politica senza memoria, che pretenda di ricominciare da zero, non ha futuro e rischia, nel migliore dei casi, di essere velleitaria. La politica, come le Istituzioni che ne sono il fondamento, ha bisogno di tempi e di spazi di manovra, soprattutto in democrazia, dove l’equilibrio tra i poteri non può ridursi al rispetto formale di regole. La democrazia non è soltanto una forma di governo, ma la condizione necessaria per esercitare in positivo le libertà individuali, civili e sociali. La democrazia è un metodo di vita, un’aspirazione al riconoscimento della dignità delle persone e dei popoli.

Il bene comune - Il secondo cardine è quello dell’ispirazione ideale della politica e della religione al bene comune. La politica come ordine supremo della carità: questa io credo dovrebbe essere la grande avventura per chi ne sente la missione. A questo penso si riferisse Paolo VI quando parlava della politica come della «forma più alta della carità». Credetemi, è questo che mi ha spinto a essere fin troppo chiaro (qualcuno ha scritto «rude») negli interventi di questi ultimi giorni - almeno quelli non inventati - sui drammi dei profughi e dei rifugiati: nessun politico dovrebbe mai cercare voti sulla pelle degli altri e nessun problema sociale di mancanza di lavoro e di paura per il futuro può far venir meno la pietà, la carità e la pazienza. L’Europa che De Gasperi ha contribuito a fondare era più generosa di quella di oggi e i suoi capi politici farebbero bene a ricordarsi da dove gli europei sono venuti e dopo quali terribili prove. L’Europa non può diventare una maledizione; è un progetto politico indispensabile per il mondo, a cui la Chiesa guarda con trepidazione, come un esempio, un dono del Signore.

La laicità - Il terzo cardine è quello della laicità, tema che ancora infiamma il dibattito in Europa e nei Paesi democratici, alle prese da un lato con fenomeni terribili di fanatismo e d’intolleranza e, dall’altro, con uno smarrimento generale di valori, una mancanza di virtù che è più insidiosa di ogni laicismo. La pazienza di De Gasperi e il suo coraggio nella ricostruzione politica, economica e civile dell’Italia sconfitta fu il miglior regalo alla storia del cattolicesimo politico italiano: portare la Chiesa a confrontarsi con la democrazia e fare dei cattolici italiani il pilastro di quest’ultima. L’Italia, con De Gasperi, passò da essere «il giardino del Papa» a uno dei Paesi fondatori dell’Europa unita. Chi sono oggi gli eredi di De Gasperi?. Un anno fa, a Trento per ricevere il premio internazionale De Gasperi, Romano Prodi rispose in questo modo che faccio mio: «La risposta non va cercata solo in un singolo individuo ma nella forza delle idee. Alle quali si deve aggiungere la particolare capacità che un politico per essere qualificato come statista deve possedere: dire la verità alla propria gente; avere una visione coerente e competente della realtà; avere il senso supremo della responsabilità, al di là della propria convenienza di parte e della propria prospettiva personale; non vivere per se stesso, ma per una prospettiva comune. Un popolo non è soltanto un gregge, da guidare e da tosare: il popolo è il soggetto più nobile della democrazia e va servito con intelligenza e impegno, perché ha bisogno di riconoscersi in una guida. Da solo sbanda e i populismi sono un crimine di lesa maestà di pochi capi spregiudicati nei confronti di un popolo che freme e che chiede di essere portato a comprendere meglio la complessità dei passaggi della storia. Il significato della guida in politica non è tramontato dietro la cortina fumogena di leadership mediatiche o dietro le oligarchie segrete dei soliti poteri. La politica ha bisogno di capi, così come la Chiesa ha bisogno di vescovi che, come ha detto papa Giovanni siano «una fontana pubblica, a cui tutti possono dissetarsi». Tra le luci della ribalta e il buio delle mafie e delle camorre non c’è solo il deserto: la nostra terra di mezzo è un’alta vita civile, che è la nostra patria di uomini liberi e che, come tale, attende il nostro contributo appassionato e solidale.
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