Un nuovo PD nel tempo della destra
Articolo di Piero Fassino.
Nelle stesse ore in cui a Roma Giorgia Meloni perfezionava la lista dei ministri del primo governo di destra della storia della Repubblica, a Bruxelles Mario Draghi, nell'ultimo giorno del suo mandato, otteneva al Consiglio europeo l'accordo per un tetto a prezzo del gas.
Due eventi che bene rappresentano il radicale mutamento di scenario della politica italiana.
La battaglia condotta da mesi con determinazione da Draghi per ottenere il Price Cap al gas - e così contrastare le conseguenze del continuo rialzo dei prezzi sui redditi di famiglie e imprese - ha ottenuto alla fine il risultato. Lo si deve all'intesa tra Draghi e Macron, confermando - come già avvenne per Next Generation EU - che un impegno solidale e comune tra Italia e Francia è essenziale per l'Unione Europea. Ma sopratutto il successo sul Price Cap conferma - se ancora ce ne fosse bisogno - l'autorevolezza indiscussa e unanimemente riconosciuta di Mario Draghi che si è affermato come il vero punto di riferimento per chi crede in un'Europa unita e forte. Chiunque può ben misurare oggi quanto Draghi abbia dato all'Italia e all'Europa. E quanto sia stata suicida e irresponsabile la scelta di chi ha voluto far cadere il governo Draghi, compromettendo il patrimonio di credito e affidabilità acquisiti dall'Italia.
Credito e affidabilità che non sono riconosciuti al governo che da oggi regge il nostro Paese, guidato per la prima volta da una donna. Ma al di là di questa novità, la compagine governativa si presenta fin da subito come un governo marcatamente di destra: per il peso preponderante di Fratelli d'Italia, per il profilo integralista e conservatore di esponenti a cui sono affidate le politiche per la famiglia, le politiche sociali e la scuola, per il carattere retrivo in materia di diritti civili, per le ambiguità e le doppiezze che segnano le sue alleanze internazionali, per l'ostilita' pregiudiziale che manifesta verso tutto ciò che è Europa.
Uno scenario che carica l'opposizione di una grande responsabilità: non soltanto contrastare ciò che riduce, lede o nega diritti essenziali, ma mettere in campo progetti e proposte credibili in grado di raccogliere domande, inquietudini e aspettative dei cittadini. E costruire così le convergenze e le intese che consentano alle opposizioni di realizzare quell'unità che è mancata nel passaggio elettorale.
Un compito che chiama in primo luogo il PD - secondo partito italiano e primo dell'opposizione - a realizzare un suo profondo e radicale rinnovamento. Quel che serve non è un qualche aggiustamento di linea o organizzativo. Per riconquistare la fiducia di milioni di italiani che vogliono vivere in una società libera, aperta e giusta serve un Partito Democratico nuovo, che metta radici nelle tante pieghe della società italiana, apra le sue porte al protagonismo dei giovani e delle donne, promuova una cultura politica fondata su sapere, conoscenza e innovazione. Una sfida impegnativa che chiede consapevolezza, determinazione, coraggio.
Nelle stesse ore in cui a Roma Giorgia Meloni perfezionava la lista dei ministri del primo governo di destra della storia della Repubblica, a Bruxelles Mario Draghi, nell'ultimo giorno del suo mandato, otteneva al Consiglio europeo l'accordo per un tetto a prezzo del gas.
Due eventi che bene rappresentano il radicale mutamento di scenario della politica italiana.
La battaglia condotta da mesi con determinazione da Draghi per ottenere il Price Cap al gas - e così contrastare le conseguenze del continuo rialzo dei prezzi sui redditi di famiglie e imprese - ha ottenuto alla fine il risultato. Lo si deve all'intesa tra Draghi e Macron, confermando - come già avvenne per Next Generation EU - che un impegno solidale e comune tra Italia e Francia è essenziale per l'Unione Europea. Ma sopratutto il successo sul Price Cap conferma - se ancora ce ne fosse bisogno - l'autorevolezza indiscussa e unanimemente riconosciuta di Mario Draghi che si è affermato come il vero punto di riferimento per chi crede in un'Europa unita e forte. Chiunque può ben misurare oggi quanto Draghi abbia dato all'Italia e all'Europa. E quanto sia stata suicida e irresponsabile la scelta di chi ha voluto far cadere il governo Draghi, compromettendo il patrimonio di credito e affidabilità acquisiti dall'Italia.
Credito e affidabilità che non sono riconosciuti al governo che da oggi regge il nostro Paese, guidato per la prima volta da una donna. Ma al di là di questa novità, la compagine governativa si presenta fin da subito come un governo marcatamente di destra: per il peso preponderante di Fratelli d'Italia, per il profilo integralista e conservatore di esponenti a cui sono affidate le politiche per la famiglia, le politiche sociali e la scuola, per il carattere retrivo in materia di diritti civili, per le ambiguità e le doppiezze che segnano le sue alleanze internazionali, per l'ostilita' pregiudiziale che manifesta verso tutto ciò che è Europa.
Uno scenario che carica l'opposizione di una grande responsabilità: non soltanto contrastare ciò che riduce, lede o nega diritti essenziali, ma mettere in campo progetti e proposte credibili in grado di raccogliere domande, inquietudini e aspettative dei cittadini. E costruire così le convergenze e le intese che consentano alle opposizioni di realizzare quell'unità che è mancata nel passaggio elettorale.
Un compito che chiama in primo luogo il PD - secondo partito italiano e primo dell'opposizione - a realizzare un suo profondo e radicale rinnovamento. Quel che serve non è un qualche aggiustamento di linea o organizzativo. Per riconquistare la fiducia di milioni di italiani che vogliono vivere in una società libera, aperta e giusta serve un Partito Democratico nuovo, che metta radici nelle tante pieghe della società italiana, apra le sue porte al protagonismo dei giovani e delle donne, promuova una cultura politica fondata su sapere, conoscenza e innovazione. Una sfida impegnativa che chiede consapevolezza, determinazione, coraggio.