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Ricostruire non rigenerare

Scritto da Emanuele Fiano.

Emanuele FianoNell’immediato futuro che attende il PD, dovremo affrontare un primo tema politico, prioritario in queste settimane, il tema governo/opposizione sul quale la stragrande maggioranza del Partito ha già con chiarezza espresso una posizione ferma: noi siamo stati bocciati, al governo vada chi ha vinto.
Sappiamo tutti però che saremo chiamati, da subito, a produrre idee oltre che decisioni; dalla Direzione di Lunedì fino all’assemblea dove, immagino, sceglieremo il segretario, e oltre.
Dovremo capire come mettere in campo il massimo della condivisione, facendo autocritica, ma senza trattare quello che è stato fatto in questi anni con i governi del PD come qualcosa da bocciare o di cui vergognarsi, perché sarebbe una follia.
Noi lasciamo un paese migliore di come lo abbiamo trovato, sotto molti aspetti. Non è bastato ma è così. Continuo ad esserne orgoglioso.
Io penso che si debba mettere in campo una vera e propria mobilitazione delle idee, a tutti i livelli. Il vento che ha portato via i nostri voti, ha una genesi lontana, non solo italiana.
A noi serve una vera e propria “Bad Godesberg” italiana, cioè un momento ricostruttivo e chiarificatore del nostro bagaglio valoriale, culturale e strategico, così come fu per i Socialdemocratici tedeschi alla fine degli anni ’‪50, che da‬ li ripartirono e riconquistarono il loro paese. E, allo stesso tempo, un “Congresso di Epinay”, come quello dei socialisti francesi a inizio anni ’‪70, che permise‬ di raccogliere tutte le forze del campo socialista, laico, radicale e democratico, dando vita ad un grande partito che, di li a poco, riuscì nella conquista dell’Eliseo.
A noi serve il coraggio del confronto nel merito, con la prospettiva del pensiero lungo, che parta da ogni singola particella della nostra comunità, un confronto capace di ascolto, che sia aperto al contributo positivo di chi vuole arricchire il nostro progetto.
Molti sono i temi sui quali una nostra ritardata analisi e comprensione acuirebbe la nostra crisi.
Lo sono per esempio i temi dell’impoverimento esteso di fasce sociali, piuttosto che lo squilibrio territoriale, l’immigrazione o la sicurezza, il tema dell’Europa o quello della competitività generale del nostro sistema. Non li propongo come nodi da risolvere unicamente con proposte di governo o amministrative, essi interrogano la nostra identità profonda, hanno un’implicazione costitutiva della nostra essenza, di fronte alla risposta di un elettorato che su questi temi e rispetto a queste domande ha scelto altri che noi consideriamo inaffidabili e portatori di risposte inattuabili. Ma che sono invece risultati credibili e vincenti.
Esse sono infatti le domande che nascono in molta parte dei cittadini, per la maggioranza dei quali noi non siamo stati ritenuti la risposta ma il problema.
Non è certo dunque il momento di un mero rito elettorale interno, sarebbe incomprensibile, controproducente. Dovranno, di contro, essere chiare le visioni che si confronteranno, non solo i cognomi. Se qualcosa abbiamo da imparare dalla crisi che stiamo attraversando è che la stessa non si potrà risolvere con un semplice nome.
È necessaria una linea politica di prospettiva, lo è per tutta la sinistra europea; che nasca dal confronto di idee, che ragioni sul voto che ci hanno dato gli italiani, il più possibile condivisa, che parli alla stragrande parte del paese.
Sarà lunga, e il compito che ci attende sarà arduo, ma ricostruire è molto più affascinante che abbandonare il campo. Non facciamola diventare una gara, una giostra mediatica. Il Paese, non ce lo perdonerebbe, in via definitiva.

Per seguire l'attività di Emanuele Fiano: sito web - pagina facebook

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