Aree coltivate negli ex scali ferroviari dismessi

Orti, frutteti e aree agricole nei sette ex scali ferroviari (Farini, Porta Genova, Romana, San Cristoforo, Greco-Breda, Lambrate e Rogoredo). Il sindaco Giuseppe Sala, dal palco del Villaggio Coldiretti in Piazza del Cannone, sabato ha lanciato un appello alle Ferrovie dello Stato, proprietarie dei sette ex scali, affinché «l’agricoltura entri in città» e l’obiettivo si concretizzi già nell’accordo di programma tra Fs, Comune e Regione sulla riqualificazione degli ex scali.
Sala parte da una premessa: «Il primo modo per difendere l’ambiente è dare la terra a chi la coltiva. Il Comune, nello sviluppo urbanistico e nel disegno di Milano verso il 2030, ha lo scopo di rigenerare parte del territorio. Noi non siamo contrari ideologicamente al fatto che si costruisca: quando hai una città che è ambita dai giovani universitari e non hai case in affitto a prezzo adeguato, io non sono di certo contrario a costruirle. Ma con il garbo necessario, rispettando l’ambiente».
Le periferie delle grandi città

Non tutte le periferie sono uguali. Ce ne sono di più o meno “funzionali” a seconda della presenza e assenza di servizi di diverso tipo: commerciali, sociali e sanitari, infrastrutture, di riqualificazione urbana, turistici e culturali. Si parla di “effetto città”, e di periferia “funzionale” quando in una certa zona sono presenti tutte queste variabili.
La cattiva notizia è che in Italia siamo ancora ben lontani dall’avere periferie davvero funzionali. Man mano che ci allontaniamo dal centro l’effetto città è sempre più rarefatto. In molti casi la periferia di una grande città è ancora un luogo sbilanciato, monofunzionale, spesso solo commerciale.
I giovani italiani vogliono andare via dalle città più ricche

Un paradosso si aggira per l’Italia. Ed è quello che vede i nostri ragazzi andarsene all’estero partendo o abbandonando proprio le città più ricche. E quel che resta da capire, secondo Federico Fubini che ne scrive sul Corriere della Sera, è proprio perché “tanti italiani colti, preparati, giovani e ambiziosi vogliano andarsene. Difficile pensare che siano solo migranti economici dei ceti schiacciati dalle forze tecnologiche e commerciali del secolo”.
Quel che resta un enigma, semmai, “il fatto che gran parte di coloro che vanno all’estero vengano dalle regioni più ricche”.
Hanno sbagliato tutto

l governo e Salvini continuano a inanellare sconfitte che portano sempre più alla paralisi.
1) Avevano preannunciato fuoco e fiamme dopo le europee con la conquista dell’Europa. Hanno sbagliato tutto. L’Italia è isolata. Hanno detto no a Timmermans il candidato che di più aveva scommesso sulla crescita e il lavoro ma così facendo hanno favorito un impianto che rischia di riproporre le politiche del rigore. Il Parlamento Europeo che doveva essere dei nazionalisti è presieduto da David Sassoli PD europeista convinto che finalmente ha iniziato, lui e non Salvini (che ha disertato 6 vertici dei ministri europei degli interni su 7), a porre li il tema di Dublino e delle responsabilità dell’Europa.
I migranti sono una questione europea
