Stampa

Chi tocca muore

Scritto da Lorenzo Gaiani.

Lorenzo GaianiRiflessione di Lorenzo Gaiani.

È spiacevole dover pensare che nel nostro Paese ci debba essere sempre una "conventio ad excludendum" nei confronti di una forza politica, ma è fuori discussione che i vincoli internazionali esistono e determinano le scelte politiche e lo stesso assetto istituzionale del Paese.
Nel primo cinquantennio repubblicano il vincolo fu la scelta occidentale, o, se si vuole il rapporto organico del principale partito di opposizione, il PCI, con una Nazione retta da un'aggressiva dittatura (occorre ricordare che anche la piccola pattuglia parlamentare missina della Prima legislatura, guidata da Giorgio Almirante, si oppose insieme a comunisti e socialisti all'adesione dell'Italia alla NATO, in nome di un sovranismo che ancora non veniva chiamato così).
Cambiata la situazione storica, il paradigma da cui l'Italia non può fuoriuscire è quello europeo, e se c'è una cosa che le elezioni europee del 2019 prima e la crisi pandemica poi hanno evidenziato è che al di là di un certo livello i partiti cosiddetti sovranisti non riescono a giungere perché l'opinione pubblica percepisce, al di là di delusioni ed arrabbiature, che non esiste uno spazio possibile in un mondo globalizzato (che rimarrà tale, sia pure con qualche cambiamento) per risolvere problemi complessi al di fuori di quello fornito dall'Unione. Inoltre, la monotematicita' del discorso politico di questi partiti suscita più di un dubbio sulla loro capacità di gestire il quadro d'insieme delle problematiche post pandemiche.
"Chi tocca i fili muore": il filo da non toccare fino al 1989 era la NATO, quello di oggi è l'UE. Salvini sconta la sua superficialità e la sua arroganza, ma ciò non costituisce un'assicurazione sulla vita per le forze ora al Governo, per poco che la destra riesca a trovare il modo di tenersi lontana da quei fili.
Pin It