Con il Decreto sulla Giustizia si rafforza la lotta alle mafie
"Il provvedimento approvato ieri dal Governo introduce un parere obbligatorio e non vincolante della Procura Antimafia nel procedimento per il rilascio dei benefici penitenziari ai condannati per reati legati alla criminalità organizzata, sulla base di quanto già previsto dall'articolo 4bis dell'ordinamento penitenziario che assegna alle Procure Antimafia un ruolo centrale nelle misure alternative alla detenzione. Si tratta di una modifica normativa ragionevole ed equilibrata, che si inserisce in modo non dirompente nell'attuale assetto legislativo, non pregiudicando in alcun modo l'autonomia delle decisioni della magistratura di sorveglianza, ma rafforzandone il ruolo, consentendole di assumere decisioni alla luce di una istruttoria più completa.
Questo rafforzamento del procedimento riteniamo possa rassicurare anche una opinione pubblica giustamente preoccupata per la scarcerazione di alcuni detenuti eccellenti avvenuta nelle scorse settimane". Lo scrivono in una nota congiunta il deputato e responsabile Giustizia PD Walter Verini, Alfredo Bazoli e Franco Mirabelli, rispettivamente capigruppo nelle Commissioni Giustizia di Camera e Senato. "Allo stesso tempo - proseguono gli esponenti dem - siamo però consapevoli che non ci sono interventi normativi che possono pregiudicare il diritto di qualunque detenuto, in ossequio ai nostri principi costituzionali, a vedere garantita la propria salute, anzitutto quando le condizioni carcerarie non lo consentono. Sotto questo profilo riteniamo che gli episodi accaduti nelle ultime settimane, la scarcerazione di alcuni boss mafiosi, alcuni addirittura mandati in detenzione domiciliare nei territori in cui hanno esercitato il loro ruolo, mettano a nudo una preoccupante inadeguatezza del nostro ordinamento penitenziario a far fronte alla necessità, in questo periodo di pandemia, di garantire insieme alla salute dei detenuti anche la sicurezza. Siamo convinti che, per raggiungere questo obiettivo, occorra perseguire con ostinazione e tenacia le misure per ridurre in modo calibrato la popolazione penitenziaria - sottolineano i parlamentari Pd - per liberare spazi di isolamento ove collocare detenuti a rischio senza essere costretti a liberarli. La riduzione da 61.000 detenuti a circa 53.000 indica che si è intrapresa la strada giusta, ma occorre arrivare quanto meno a un numero corrispondente alla capienza attuale, di poco inferiore si 50.000 posti. Ma tutti gli episodi di questi mesi, dalle rivolte in carcere fino alle scarcerazioni eccellenti, credo debbano aprire una discussione in maggioranza - concludono gli esponenti Pd - sulla adeguatezza dell'assetto del dipartimento dell'organizzazione penitenziaria, recentemente rafforzato con la nomina del vicecapo, ma che riteniamo necessiti di un cambiamento profondo".
Questo rafforzamento del procedimento riteniamo possa rassicurare anche una opinione pubblica giustamente preoccupata per la scarcerazione di alcuni detenuti eccellenti avvenuta nelle scorse settimane". Lo scrivono in una nota congiunta il deputato e responsabile Giustizia PD Walter Verini, Alfredo Bazoli e Franco Mirabelli, rispettivamente capigruppo nelle Commissioni Giustizia di Camera e Senato. "Allo stesso tempo - proseguono gli esponenti dem - siamo però consapevoli che non ci sono interventi normativi che possono pregiudicare il diritto di qualunque detenuto, in ossequio ai nostri principi costituzionali, a vedere garantita la propria salute, anzitutto quando le condizioni carcerarie non lo consentono. Sotto questo profilo riteniamo che gli episodi accaduti nelle ultime settimane, la scarcerazione di alcuni boss mafiosi, alcuni addirittura mandati in detenzione domiciliare nei territori in cui hanno esercitato il loro ruolo, mettano a nudo una preoccupante inadeguatezza del nostro ordinamento penitenziario a far fronte alla necessità, in questo periodo di pandemia, di garantire insieme alla salute dei detenuti anche la sicurezza. Siamo convinti che, per raggiungere questo obiettivo, occorra perseguire con ostinazione e tenacia le misure per ridurre in modo calibrato la popolazione penitenziaria - sottolineano i parlamentari Pd - per liberare spazi di isolamento ove collocare detenuti a rischio senza essere costretti a liberarli. La riduzione da 61.000 detenuti a circa 53.000 indica che si è intrapresa la strada giusta, ma occorre arrivare quanto meno a un numero corrispondente alla capienza attuale, di poco inferiore si 50.000 posti. Ma tutti gli episodi di questi mesi, dalle rivolte in carcere fino alle scarcerazioni eccellenti, credo debbano aprire una discussione in maggioranza - concludono gli esponenti Pd - sulla adeguatezza dell'assetto del dipartimento dell'organizzazione penitenziaria, recentemente rafforzato con la nomina del vicecapo, ma che riteniamo necessiti di un cambiamento profondo".
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