Ritorno alla normalità in due mesi
Videointervento del Sindaco di Milano al Corriere della Sera.
«Ci vorranno un paio di mesi, ma Milano ce la farà». Alla larga dall’ottimismo «di maniera» ma anche dal pessimismo più tragico e da ogni forma di rassegnazione. Beppe Sala arriva nella sala Albertini del Corriere per un lungo forum con la redazione. Il direttore Luciano Fontana lo incalza: «Sindaco, quanto dovremo aspettare prima di tornare alla normalità? «Parlando con alcuni imprenditori in Cina, mi sono convinto che ci vorranno un paio di mesi», risponde Sala. L’ottimismo, ora più che mai, è una necessità. Intanto - osserva con una punta di orgoglio il sindaco - la città non si è mai fermata, è comunque andata avanti, «ha tenuto botta».
I mezzi pubblici, la raccolta dell’immondizia: «Non ci sono stati tagli ai servizi» . È chiaro però che la botta si sentirà perché «è stata significativa».
E che bisognerà rialzarsi. Sollecitato allora dal conduttore Massimo Rebotti il sindaco elenca le richieste della città al governo. In sintesi: le misure pensate per la zona rossa dell’emergenza sanitaria (quelle immediatamente intorno ai due focolai del virus) vanno estese alla capitale produttiva del Paese. Con due esempi concreti: anche Milano dovrà avere il contributo di 500 euro al mese per i lavoratori autonomi piegati dalla crisi, e anche qui dovrà arrivare la cassa integrazione in deroga per le aziende con meno di 15 dipendenti. Una crisi che ha pochi precedenti. Sala va indietro nel tempo e ricorda gli anni di piombo, la gente tappata in casa nell’angoscia collettiva. Ma ora gli preme soprattutto lanciare un messaggio che più politico non si potrebbe. «Ai sostenitori dell’autarchia dico: eccolo, il vostro mondo chiuso. È davvero quello che vogliamo?». «L’emergenza da coronavirus rischia di riportare indietro la città ai tempi prima di Expo?», domandano al sindaco. «E quanto ci vorrà per recuperare?». «Un annetto», dice Sala che ribadisce una volta di più il concetto: «Milano ha tutte le risorse per risollevarsi. Ospitalità, design, moda, food: il mondo vorrà sempre queste cose che qui ci sono. Ci vorrà del tempo ma torneranno a chiedercele. Andrà però fatto un investimento molto significativo per il rilancio della città. Adesso non è tempo, ma sto già dicendo a tutti i protagonisti di Milano di essere pronti, dal rapper a Giorgio Armani, perché ci vorrà qualcosa di unico».
E poi le Olimpiadi invernali del 2026, «e meno male che le abbiamo portate a casa, perché davvero potrebbero essere la leva del nostro rilancio». Le misure di contenimento del virus decise dal governo vanno bene, ma con una raccomandazione sottolineata tre volte : sulla chiusura dell scuole non si può decidere all’ultimo momento, «la domenica per il lunedì». «Si prenda una decisione in tempo utile e sulla quale le famiglie possano organizzare le loro vite». Le domande dei giornalisti del Corriere e quelle dei lettori collegati in diretta sul sito. C’è per esempio il tema, sentitissimo nelle domande dei cittadini, della tutela degli anziani e delle fasce più fragili. Sala sorride: «Io mi sto avvicinando all’età indicata dagli esperti come a rischio». Ma al di là dell’(auto)ironia la questione rimane ineludibile. «Milano sta mettendo in campo un sistema di aiuti a domicilio perché i nostri anziani vanno convinti a blindarsi in casa». Vale la considerazione di base: «Se c’è da essere più rigorosi adesso per evitare il picco lo si fa».
Un lettore critica il sindaco per la foto con la maglietta #milanononsiferma postata qualche giorno fa su Instagram. «Era un’immagine “lieve”. E stata un errore? Anche col senno di poi dico di no. Perché c’è l’uomo e c’è l’istituzione. Io sono fatto così. I milanesi ormai mi conoscono, fa parte del mio modo di essere. Credo che i più abbiano bisogno di vedere in me la giusta tranquillità. Milano sta attraversando un momento difficile, ma io personalmente nella mia vita ho passato altri momenti difficili». «Sono stanco ma fiducioso», ripete Sala. Inevitabile allora, sul finale, domandargli della possibile ricandidatura. «Milano merita un sindaco estremamente convinto e determinato. Se mi ricandiderò sarà a valle di una riflessione e se accadrà è perché saprò di avere la stessa identica forza per altri cinque anni; non lo farò mai dicendo che è “perché c’è un lavoro da continuare”». L’eventuale ricandidatura, insomma «sarà in un qualche modo in discontinuità da me stesso. Mi ricandiderò se riterrò di essere la persona giusta con la forza giusta per Milano».
«Ci vorranno un paio di mesi, ma Milano ce la farà». Alla larga dall’ottimismo «di maniera» ma anche dal pessimismo più tragico e da ogni forma di rassegnazione. Beppe Sala arriva nella sala Albertini del Corriere per un lungo forum con la redazione. Il direttore Luciano Fontana lo incalza: «Sindaco, quanto dovremo aspettare prima di tornare alla normalità? «Parlando con alcuni imprenditori in Cina, mi sono convinto che ci vorranno un paio di mesi», risponde Sala. L’ottimismo, ora più che mai, è una necessità. Intanto - osserva con una punta di orgoglio il sindaco - la città non si è mai fermata, è comunque andata avanti, «ha tenuto botta».
I mezzi pubblici, la raccolta dell’immondizia: «Non ci sono stati tagli ai servizi» . È chiaro però che la botta si sentirà perché «è stata significativa».
E che bisognerà rialzarsi. Sollecitato allora dal conduttore Massimo Rebotti il sindaco elenca le richieste della città al governo. In sintesi: le misure pensate per la zona rossa dell’emergenza sanitaria (quelle immediatamente intorno ai due focolai del virus) vanno estese alla capitale produttiva del Paese. Con due esempi concreti: anche Milano dovrà avere il contributo di 500 euro al mese per i lavoratori autonomi piegati dalla crisi, e anche qui dovrà arrivare la cassa integrazione in deroga per le aziende con meno di 15 dipendenti. Una crisi che ha pochi precedenti. Sala va indietro nel tempo e ricorda gli anni di piombo, la gente tappata in casa nell’angoscia collettiva. Ma ora gli preme soprattutto lanciare un messaggio che più politico non si potrebbe. «Ai sostenitori dell’autarchia dico: eccolo, il vostro mondo chiuso. È davvero quello che vogliamo?». «L’emergenza da coronavirus rischia di riportare indietro la città ai tempi prima di Expo?», domandano al sindaco. «E quanto ci vorrà per recuperare?». «Un annetto», dice Sala che ribadisce una volta di più il concetto: «Milano ha tutte le risorse per risollevarsi. Ospitalità, design, moda, food: il mondo vorrà sempre queste cose che qui ci sono. Ci vorrà del tempo ma torneranno a chiedercele. Andrà però fatto un investimento molto significativo per il rilancio della città. Adesso non è tempo, ma sto già dicendo a tutti i protagonisti di Milano di essere pronti, dal rapper a Giorgio Armani, perché ci vorrà qualcosa di unico».
E poi le Olimpiadi invernali del 2026, «e meno male che le abbiamo portate a casa, perché davvero potrebbero essere la leva del nostro rilancio». Le misure di contenimento del virus decise dal governo vanno bene, ma con una raccomandazione sottolineata tre volte : sulla chiusura dell scuole non si può decidere all’ultimo momento, «la domenica per il lunedì». «Si prenda una decisione in tempo utile e sulla quale le famiglie possano organizzare le loro vite». Le domande dei giornalisti del Corriere e quelle dei lettori collegati in diretta sul sito. C’è per esempio il tema, sentitissimo nelle domande dei cittadini, della tutela degli anziani e delle fasce più fragili. Sala sorride: «Io mi sto avvicinando all’età indicata dagli esperti come a rischio». Ma al di là dell’(auto)ironia la questione rimane ineludibile. «Milano sta mettendo in campo un sistema di aiuti a domicilio perché i nostri anziani vanno convinti a blindarsi in casa». Vale la considerazione di base: «Se c’è da essere più rigorosi adesso per evitare il picco lo si fa».
Un lettore critica il sindaco per la foto con la maglietta #milanononsiferma postata qualche giorno fa su Instagram. «Era un’immagine “lieve”. E stata un errore? Anche col senno di poi dico di no. Perché c’è l’uomo e c’è l’istituzione. Io sono fatto così. I milanesi ormai mi conoscono, fa parte del mio modo di essere. Credo che i più abbiano bisogno di vedere in me la giusta tranquillità. Milano sta attraversando un momento difficile, ma io personalmente nella mia vita ho passato altri momenti difficili». «Sono stanco ma fiducioso», ripete Sala. Inevitabile allora, sul finale, domandargli della possibile ricandidatura. «Milano merita un sindaco estremamente convinto e determinato. Se mi ricandiderò sarà a valle di una riflessione e se accadrà è perché saprò di avere la stessa identica forza per altri cinque anni; non lo farò mai dicendo che è “perché c’è un lavoro da continuare”». L’eventuale ricandidatura, insomma «sarà in un qualche modo in discontinuità da me stesso. Mi ricandiderò se riterrò di essere la persona giusta con la forza giusta per Milano».
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