Chi vince governa
"Una delle pochissime cose che ci uniscono, con Giorgia Meloni, al di là del rispetto e della cortesia che ci si riserva tra avversari, è una visione bipolare della contesa politica. Destra e sinistra. Conservatori e progressisti. Chi vince governa. E io non ho alcuna intenzione di mettere in discussione la democrazia dell'alternanza": il segretario del Pd Enrico Letta risponde così in un'intervista a Il Giornale alla domanda se riconoscerà l'eventuale vittoria degli avversari, senza delegittimazioni.
A chi lamenta aggressioni nei confronti del centrodestra, Letta risponde che "ogni episodio di violenza e ogni minaccia vanno condannati con forza. È stato fatto". Poi aggiunge: "Rilevo che il vittimismo della destra si conferma un leit motiv delle campagne elettorali. In questa ha assunto tinte un po' più esasperate del solito".
Letta osserva che "con Meloni abbiamo un rapporto civile da avversari politici. E i toni sono reciprocamente ruvidi", ma "il rischio che io segnalo non è tanto per le nostalgie del passato quanto per i proclami sul futuro. Dismessa la maschera del moderatismo, Meloni torna in queste ore quello che è davvero: antieuropeista, amica dei postfranchisti spagnoli di Vox, legata da una lunga comunanza politica con Orbán. È questo - e la deriva che sottende - che mi preoccupa".
A Renzi, che ieri sullo stesso quotidiano, gli ha imputato diversi errori e l'ha definito agente di Meloni, Letta replica duro: "Io, che forse sono vecchio stile, continuo a credere che, nella politica come nella vita, contino la linearità e le strette di mano. Dopo dieci anni circa di questa storia la domanda che mi faccio è: quanto vale la parola di Renzi? La risposta la daranno gli italiani, io una mia idea di massima ce l'ho".
A chi lamenta aggressioni nei confronti del centrodestra, Letta risponde che "ogni episodio di violenza e ogni minaccia vanno condannati con forza. È stato fatto". Poi aggiunge: "Rilevo che il vittimismo della destra si conferma un leit motiv delle campagne elettorali. In questa ha assunto tinte un po' più esasperate del solito".
Letta osserva che "con Meloni abbiamo un rapporto civile da avversari politici. E i toni sono reciprocamente ruvidi", ma "il rischio che io segnalo non è tanto per le nostalgie del passato quanto per i proclami sul futuro. Dismessa la maschera del moderatismo, Meloni torna in queste ore quello che è davvero: antieuropeista, amica dei postfranchisti spagnoli di Vox, legata da una lunga comunanza politica con Orbán. È questo - e la deriva che sottende - che mi preoccupa".
A Renzi, che ieri sullo stesso quotidiano, gli ha imputato diversi errori e l'ha definito agente di Meloni, Letta replica duro: "Io, che forse sono vecchio stile, continuo a credere che, nella politica come nella vita, contino la linearità e le strette di mano. Dopo dieci anni circa di questa storia la domanda che mi faccio è: quanto vale la parola di Renzi? La risposta la daranno gli italiani, io una mia idea di massima ce l'ho".