Bisogna costruire un modello di sviluppo diverso
Intervento di Franco Mirabelli ad un incontro con i rappresentanti del Terzo Settore (video).
È evidente che il Terzo Settore vive questa crisi come gli altri e, come per gli altri, il Governo che sarà dovrà assumere provvedimenti di sostegno.
La cifra stanziata nel Decreto Aiuti Ter è insufficiente per il Terzo Settore di fronte agli aggravi di costi che ci sono. Bisogna sicuramente fare di più ma a noi, che eravamo la quarta forza in Parlamento, interessava che ci fosse comunque un riconoscimento.
Dopo la discussione che c’è stata sulla Legge sul Terzo Settore e sui decreti attuativi, forse dovremo anche fare una verifica per capire se le cose stanno funzionando o meno e, quindi, probabilmente dovremo rivederci anche dopo le elezioni e provare a fare un ragionamento di sistema.
Per noi, infatti, si deve aprire una fase nuova.
La transizione ecologica non è soltanto il passaggio alle fonti energetiche rinnovabili ma deve comportare un modello di sviluppo diverso in cui il Terzo Settore e il mondo della cooperazione devono essere protagonisti.
Mi sono occupato molto di casa in questi anni e quello è un terreno su cui una riflessione va fatta.
Abbiamo bisogno di rigenerare le nostre città dal punto di vista ambientale ma anche di creare opportunità abitative per chi non ne ha più.
In questa città, per i lavoratori dipendenti, le opportunità abitative si riducono sempre di più.
Su questo bisogna mettere in campo un progetto serio pubblico, di cooperazione e privato sociale per creare nuove opportunità abitative.
Dentro a quest’ottica, pensiamo che si possano realizzare 500mila alloggi in 10 anni in Italia. Questo è possibile se c’è uno sforzo che valorizza tutto ciò che non è privato speculativo e assegna una funzione anche sociale.
Questo vale anche per la povertà energetica e altro.
Può essere utile, quindi, ritrovarci per fare un ragionamento di sistema.
Abbiamo fatto una campagna elettorale il cui slogan è “scegli” perché molto spesso ci si sente dire che siamo tutti uguali ma in realtà non è vero e non la pensiamo allo stesso modo su molte questioni e ci sono comportamenti diversi.
Sul carcere, ad esempio, altro tema di cui mi occupo, noi abbiamo lavorato con la Ministra Cartabia per le misure alternative, per aumentare la formazione, per incrementare le possibilità di lavoro, per affrontare la pandemia come occasione per mettere in campo misure utili per migliorare la qualità della vita nelle carceri mentre, invece, c’è chi continua a dire che bisogna chiudere dentro le persone e buttare via le chiavi.
Per noi, il carcere deve essere l’estrema ratio e non la soluzione a tutti i problemi di sicurezza o sociali.
Sono convinto che rendere visibili le differenze che ci sono tra le diverse forze politiche sui diversi temi è importante adesso e lo sarà anche dopo.
Sul Terzo Settore, oltretutto, conta ciò che decide il Governo ma conta moltissimo anche come le Regioni traducono poi le norme sui territori.
È evidente che il Terzo Settore vive questa crisi come gli altri e, come per gli altri, il Governo che sarà dovrà assumere provvedimenti di sostegno.
La cifra stanziata nel Decreto Aiuti Ter è insufficiente per il Terzo Settore di fronte agli aggravi di costi che ci sono. Bisogna sicuramente fare di più ma a noi, che eravamo la quarta forza in Parlamento, interessava che ci fosse comunque un riconoscimento.
Dopo la discussione che c’è stata sulla Legge sul Terzo Settore e sui decreti attuativi, forse dovremo anche fare una verifica per capire se le cose stanno funzionando o meno e, quindi, probabilmente dovremo rivederci anche dopo le elezioni e provare a fare un ragionamento di sistema.
Per noi, infatti, si deve aprire una fase nuova.
La transizione ecologica non è soltanto il passaggio alle fonti energetiche rinnovabili ma deve comportare un modello di sviluppo diverso in cui il Terzo Settore e il mondo della cooperazione devono essere protagonisti.
Mi sono occupato molto di casa in questi anni e quello è un terreno su cui una riflessione va fatta.
Abbiamo bisogno di rigenerare le nostre città dal punto di vista ambientale ma anche di creare opportunità abitative per chi non ne ha più.
In questa città, per i lavoratori dipendenti, le opportunità abitative si riducono sempre di più.
Su questo bisogna mettere in campo un progetto serio pubblico, di cooperazione e privato sociale per creare nuove opportunità abitative.
Dentro a quest’ottica, pensiamo che si possano realizzare 500mila alloggi in 10 anni in Italia. Questo è possibile se c’è uno sforzo che valorizza tutto ciò che non è privato speculativo e assegna una funzione anche sociale.
Questo vale anche per la povertà energetica e altro.
Può essere utile, quindi, ritrovarci per fare un ragionamento di sistema.
Abbiamo fatto una campagna elettorale il cui slogan è “scegli” perché molto spesso ci si sente dire che siamo tutti uguali ma in realtà non è vero e non la pensiamo allo stesso modo su molte questioni e ci sono comportamenti diversi.
Sul carcere, ad esempio, altro tema di cui mi occupo, noi abbiamo lavorato con la Ministra Cartabia per le misure alternative, per aumentare la formazione, per incrementare le possibilità di lavoro, per affrontare la pandemia come occasione per mettere in campo misure utili per migliorare la qualità della vita nelle carceri mentre, invece, c’è chi continua a dire che bisogna chiudere dentro le persone e buttare via le chiavi.
Per noi, il carcere deve essere l’estrema ratio e non la soluzione a tutti i problemi di sicurezza o sociali.
Sono convinto che rendere visibili le differenze che ci sono tra le diverse forze politiche sui diversi temi è importante adesso e lo sarà anche dopo.
Sul Terzo Settore, oltretutto, conta ciò che decide il Governo ma conta moltissimo anche come le Regioni traducono poi le norme sui territori.
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