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Gli studenti stranieri scelgono le università di Milano

Written by Repubblica.

Articolo di Repubblica.

Oltre 220 mila studenti universitari su 1,4 milioni di abitanti - più del 15% - nell'anno accademico 2020-2021. Di questi, 15 mila, cioè il 6,7% degli studenti universitari totali, veniva dall'estero (report Your Next Milano, Assolombarda e Milano & Partners). Ha fatto molto discutere il fatto che Milano sia scesa di due posti - da 46 a 48 - nella recente classifica di Quacquarelli Symonds delle migliori città per studenti, penalizzata dall'alto costo della vita: ma il capoluogo lombardo resta la prima città in Italia menzionata, prima di Roma.
Le tre nazionalità di studenti più rappresentate nel 2019-2020 sono state Cina, India e Iran, che da sole pesavano per più di un terzo degli studenti universitari internazionali totali. Seguivano Turchia, Albania e Russia. Il 40,7% di loro si era iscritto a un corso di laurea STEM (gli studenti italiani iscritti alle stesse lauree sono solo il 29,8%), il 6,2% a un percorso in arte (design, arte, spettacolo o multimedia), il 6,8% un percorso medico-sanitario. Altro discorso per i programmi temporanei di scambio, come l'Erasmus: dopo anni di forte crescita, gli stranieri in mobilità diretti a Milano sono diminuiti del -3% a causa delle incertezze determinate dalla pandemia (da 6.843 nell'anno accademico 2018-2019 sono passati a 6.671 nel 2019-2020).
Tutti gli studenti internazionali che hanno scelto Milano per i loro percorsi di studio sono stati attratti non solo da un'offerta formativa di eccellenza, ma anche da uno stile di vita e da quello che offre la città nel suo complesso. In altre parole, dalla percezione che di Milano si ha nel mondo: ha tentato di misurarla Assolombarda nel report Your Next Milano 2022 incrociando risonanza, posizionamento e popolarità. Milano compare in 27 dei 33 ranking globali analizzati, posizionandosi mediamente al novantottesimo posto, con una debolezza nei punteggi legati a "congestione e qualità della vita". Tuttavia è in sesta posizione tra le città più popolari su Google, davanti a Barcellona, Monaco e San Francisco e capitali come Amsterdam e Tokyo. A contribuire all'attrattività della città su studenti italiani e stranieri anche il fatto di trovarsi in una regione in cui, rispetto al contesto nazionale, si attiva il 20% della spesa in ricerca e sviluppo, lavorano il 21% dei ricercatori, viene registrato il 33% dei brevetti e ha sede il 27% delle startup.
Fino a qui il lato lucente della medaglia, ma nel panorama giovanile cittadino ci sono anche aspetti da migliorare, a cominciare dal mercato del lavoro, su cui ha pesato la pandemia. In Lombardia nel 2021 il tasso di occupazione degli under 35 era del 49,5%, il 3,2% in meno rispetto al 2019 (quello nazionale è del 41%): al quinto posto tra le regioni italiane. Tra le dodici province lombarde, Milano è in ottava posizione, con il 49,1% di occupati under 35 (Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia, maggio 2022). Sono aumentati anche i giovani che non studiano e non lavorano, i cosiddetti NEET: sul totale dei giovani tra i 19 e 29 anni in Lombardia nel 2021 erano il 18,4%, il 3,7 in più dell'anno precedente: un aumento tra i più marcati a livello nazionale che posiziona la Lombardia al quarto posto. A Milano i NEET sono cresciuti del 4,5% (Osservatorio Confartigianato). Si è molto parlato dell'aumento delle dimissioni volontarie, che qualcuno ha ricondotto al fenomeno statunitense della Great Resignation: cioè molti licenziamenti volontari sollecitati dalla pandemia alla ricerca di un migliore equilibrio tra la vita privata e professionale e di un'occupazione più in linea con le proprie aspirazioni. L'anno scorso a Milano si sono registrate 179.200 dimissioni volontarie, di cui quasi la metà (82.730) da parte di lavoratori con meno di 35 anni: il 30% in più rispetto all'anno precedente (Osservatorio Metropolitano). "Un altro dato interessante è la prevalenza di passaggi da lavoro a lavoro, cioè le cessazioni associate a nuove attivazioni: significa che queste persone, soprattutto giovani qualificati, hanno mercato", spiega Maurizio Del Conte, presidente di Afolmetropolitana e professore di Diritto del lavoro all'Università Bocconi. "Questo è un segnale positivo, vuol dire che c'è un riallineamento tra il curriculum e le ambizioni professionali e il lavoro effettivamente svolto".
Le imprese artigiane lombarde gestite da under 35 nel 2021 erano 23.123, di cui il 23,5% gestite da giovani donne e il 29,5% da stranieri. Si tratta del 9,7% delle imprese artigiane presenti sul territorio; mentre tra le imprese non artigiane la percentuale di under 35 si ferma al 7,3%. Negli ultimi dieci anni il numero di imprese artigiane under 35 in Lombardia è calato del 4,9%, ma Milano è la città lombarda in cui la decrescita è stata inferiore (-3,3%): nel 2021 il capoluogo ospitava il 28% delle imprese artigiane giovani lombarde (Osservatorio Confartigianato Lombardia, maggio). Negli ultimi cinque anni invece sono cresciute di quasi il 13% le imprese agricole giovani nelle province di Milano, Lodi e Monza Brianza, per un totale di circa 370 aziende sulle 3.400 dell'intera Lombardia. Una crescita superiore alla media nazionale, dove le imprese guidate da under 35 sono aumentate del 2% nello stesso periodo. Queste imprese giovani - che vanno dalla coltivazione all'allevamento, dall'agriturismo alla vendita diretta fino all'economia green - hanno una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% e il 50% di occupati per azienda in più (dati Coldiretti 2022).
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