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I partiti e il governo

Written by Piero Fassino.

Articolo di Piero Fassino.

Quando si formò il governo Draghi scrissi in questa stessa Newsletter "il Governo Draghi non sarà una parentesi, chiusa la quale il sistema politico tornerà ad essere quello di prima. Il tempo del governo Draghi sarà un tempo di ristrutturazione del sistema politico". Ne è conferma quel che sta accadendo in queste settimane che vede coalizioni e forze politiche investite da processi di scomposizione e riorganizzazione.
Vale per il centrodestra dove l'ascesa di Fratelli d'Italia avviene a spese di una crisi di consensi della Lega e con una crescente inquietudine dei settori moderati - in particolare di Forza Italia - di cui si è avuto un segnale chiaro nelle elezioni amministrative di qualche settimana fa. L'astensione di molti elettori del centrodestra nei ballottaggi non è dovuto a disinteresse o distrazione. La verità è che quegli elettori non hanno voluto che il loro voto concorresse a rafforzare la leadership della Meloni in cui non si riconoscono e non gradiscono. Una inquietudine che attraversa anche molti esponenti della Lega in evidente imbarazzo per la continua riduzione di consensi suscitata dalla ondivaga conduzione politica di Salvini. Peraltro l'emorragia di parlamentari del centrodestra verso neoformazioni centriste è ulteriore segno di una crisi di progetto che investe alleanze, strategie e forme organizzative.
Vive una fase di ristrutturazione anche il campo progressista. Il Movimento 5 stelle è alle prese con una crisi che chiama in causa la sua identità: tornare all'originario profilo antagonistico con il rischio di una progressiva marginalità minoritaria o completare la transizione verso una cultura di governo? Un dilemma reso più stringente dalla scelta di Di Maio e 60 parlamentari di uscire da 5 stelle per scegliere con nettezza la seconda opzione.
Processi di riorganizzazione sono in corso anche nella galassia di forze minori sia di segno progressista - da Azione a Italia Viva a +Europa - sia di segno più moderato che tutte ambiscono ad un posizionamento centrale nel sistema politico.
Processi che tutti naturalmente incidono sulla configurazione di quel "campo largo" alla cui costruzione Letta e il PD hanno dedicato ogni energia, raccogliendo un significativo successo nelle elezioni amministrative. Elezioni che hanno fatto registrare la rilevante novità di liste civiche - nelle coalizioni progressiste, ma anche nel campo del centrodestra - testimonianza di una volontà di partecipazione che sollecita i partiti politici ad aprirsi con coraggio alle molteplici espressioni della società civile.
E conferma di una fase di ristrutturazione del sistema politico è il confronto apertosi sull'ipotesi di una nuova legge elettorale, la cui adozione tuttavia sconta non poche difficoltà e diffidenze.
Se tutto ciò è tanto più giustificato dall'avvicinarsi delle elezioni, non vi può essere tuttavia alcuna giustificazione se, in nome di pur legittime esigenze di partito, si destabilizzasse l'attuale governo e la maggioranza che lo sostiene.
L'Italia, come ogni Paese europeo, è alle prese con sfide ardue e impegnative: la guerra in Ucraina, l'emergenza energetica, l'emergenza alimentare, il rallentamento della crescita e la ripresa di un'inflazione che penalizza fortemente famiglie e imprese. Senza dimenticare che la pandemia - sia pure meno aggressiva - continua a minare la salute di milioni di persone.
Uno scenario che richiede responsabilità e coesione per portare a compimento i tanti indispensabili provvedimenti - dal PNRR alle riforme strutturali - messi in campo dal governo Draghi per restituire alla società italiana certezze di lavoro, di reddito, di investimenti e di sviluppo.
Anche perché chi, in nome di obiettivi elettorali, mettesse a rischio la tenuta del Paese non troverebbe certo il consenso degli italiani, che alla politica chiedono concretezza, serietà e capacità di rispondere alle aspettative dei cittadini.
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