La Sanità è competenza delle Regioni
Intervento di Franco Mirabelli in tv a 7Gold.
La pandemia ci ha segnato molto e non è finita.
Siamo di fronte ad un virus che è ancora molto contagioso e che, in alcune varianti, resta pericoloso. Fortunatamente, il Governo e una gran parte della maggioranza hanno sostenuto la necessità di una vaccinazione molto estesa, di arrivare fino alla terza dose, di proteggere i più fragili. Questo ci consente di affrontare oggi questa fase di ritorno dei contagi in maniera più serena. I dati sugli ospedali e sulle terapie intensive, da questo punto di vista, ci tranquillizzano perché in precedenza abbiamo saputo fare delle scelte difficili, come quella della vaccinazione obbligatoria per svolgere molte attività.
Credo che oggi occorra essere prudenti, sapendo che il virus c’è ancora e bisogna assumere comportamenti conseguenti. Il problema della Sanità non è la questione pubblico o privato.
Il privato può dare un contributo serio e importante a soddisfare le esigenze dei cittadini e, quindi, può avere anche una funzione pubblica per aumentare i servizi.
In questa Regione, gran parte della spesa sanitaria è spesa privata, nel senso che per avere la garanzia di esami diagnostici in tempi rapidi, le famiglie devono ricorrere agli esami a pagamento, sia nel pubblico che nel privato.
Investire sulla Sanità è necessario, lo stiamo facendo e lo abbiamo fatto anche con il PNRR.
Delle risorse previste dal PNRR arriverà ciò che riusciamo a spendere entro il 2026.
Il problema sono le Regioni perché la Sanità è di competenza regionale.
Io penso che le priorità in materia sanitaria debbano essere due: creare o rafforzare i servizi territoriali (le case della salute e ciò che si è previsto di finanziare con il PNRR) e poi occorre aggredire le liste di attesa per gli esami e per la diagnostica, che sono troppo lunghe.
Credo che in questa non dobbiamo avere paura, grazie alle cose che abbiamo fatto in questi anni, per la scelta di rendere di fatto obbligatoria la vaccinazione.
Siamo di fronte ad una malattia che si continua a diffondere rapidamente con le nuove varianti. Ma siamo anche di fronte ad una malattia che non ha più quell’impatto, quella mortalità e quella violenza che aveva qualche tempo per le scelte che ha fatto la Sanità italiana.
La Sanità da tre anni aumenta in maniera significativa i fondi.
Francamente, eviterei la retorica delle Regioni con le spalle larghe.
Le Regioni hanno la competenza esclusiva sulla Sanità.
Sono le Regioni che organizzano la Sanità e compiono le scelte.
La compartecipazione pubblico e privato confermo che può e deve servire ad accrescere e migliorare i servizi per i cittadini.
Ci sono comunque liste di attesa intollerabili per molti esami diagnostici importanti questo vuol dire che c’è un problema di organizzazione della Sanità. Di questo c’è una responsabilità, come c’è una responsabilità se si è assistito, senza fare nessun tipo di interpello, al pensionamento di tanti medici di base, lasciando interi quartieri e intere comunità senza medico di base.
Ognuno si assume le responsabilità di ciò che gli compete.
Non mi pare che in questi anni, soprattutto negli ultimi tre, siano stati tagliati i fondi per la Sanità.
Mi pare, invece, che il problema delle liste di attesa sia drammatico e che, ormai, chi ha il reddito per poterselo permettere ricorre quasi esclusivamente agli esami a pagamento, sia nel pubblico che nel privato.
Non c’è nessun ruolo del Ministero della Sanità rispetto all’uso degli specializzandi come medici di base.
Sia in Veneto che in Campania si stanno continuando a utilizzare gli specializzandi come medici di base in molte comunità.
Le scelte, come per tutta l’organizzazione sanitaria, dipendono dalle Regioni e non dal Ministero: la Sanità è una competenza esclusivamente regionale.
La pandemia ci ha segnato molto e non è finita.
Siamo di fronte ad un virus che è ancora molto contagioso e che, in alcune varianti, resta pericoloso. Fortunatamente, il Governo e una gran parte della maggioranza hanno sostenuto la necessità di una vaccinazione molto estesa, di arrivare fino alla terza dose, di proteggere i più fragili. Questo ci consente di affrontare oggi questa fase di ritorno dei contagi in maniera più serena. I dati sugli ospedali e sulle terapie intensive, da questo punto di vista, ci tranquillizzano perché in precedenza abbiamo saputo fare delle scelte difficili, come quella della vaccinazione obbligatoria per svolgere molte attività.
Credo che oggi occorra essere prudenti, sapendo che il virus c’è ancora e bisogna assumere comportamenti conseguenti. Il problema della Sanità non è la questione pubblico o privato.
Il privato può dare un contributo serio e importante a soddisfare le esigenze dei cittadini e, quindi, può avere anche una funzione pubblica per aumentare i servizi.
In questa Regione, gran parte della spesa sanitaria è spesa privata, nel senso che per avere la garanzia di esami diagnostici in tempi rapidi, le famiglie devono ricorrere agli esami a pagamento, sia nel pubblico che nel privato.
Investire sulla Sanità è necessario, lo stiamo facendo e lo abbiamo fatto anche con il PNRR.
Delle risorse previste dal PNRR arriverà ciò che riusciamo a spendere entro il 2026.
Il problema sono le Regioni perché la Sanità è di competenza regionale.
Io penso che le priorità in materia sanitaria debbano essere due: creare o rafforzare i servizi territoriali (le case della salute e ciò che si è previsto di finanziare con il PNRR) e poi occorre aggredire le liste di attesa per gli esami e per la diagnostica, che sono troppo lunghe.
Credo che in questa non dobbiamo avere paura, grazie alle cose che abbiamo fatto in questi anni, per la scelta di rendere di fatto obbligatoria la vaccinazione.
Siamo di fronte ad una malattia che si continua a diffondere rapidamente con le nuove varianti. Ma siamo anche di fronte ad una malattia che non ha più quell’impatto, quella mortalità e quella violenza che aveva qualche tempo per le scelte che ha fatto la Sanità italiana.
La Sanità da tre anni aumenta in maniera significativa i fondi.
Francamente, eviterei la retorica delle Regioni con le spalle larghe.
Le Regioni hanno la competenza esclusiva sulla Sanità.
Sono le Regioni che organizzano la Sanità e compiono le scelte.
La compartecipazione pubblico e privato confermo che può e deve servire ad accrescere e migliorare i servizi per i cittadini.
Ci sono comunque liste di attesa intollerabili per molti esami diagnostici importanti questo vuol dire che c’è un problema di organizzazione della Sanità. Di questo c’è una responsabilità, come c’è una responsabilità se si è assistito, senza fare nessun tipo di interpello, al pensionamento di tanti medici di base, lasciando interi quartieri e intere comunità senza medico di base.
Ognuno si assume le responsabilità di ciò che gli compete.
Non mi pare che in questi anni, soprattutto negli ultimi tre, siano stati tagliati i fondi per la Sanità.
Mi pare, invece, che il problema delle liste di attesa sia drammatico e che, ormai, chi ha il reddito per poterselo permettere ricorre quasi esclusivamente agli esami a pagamento, sia nel pubblico che nel privato.
Non c’è nessun ruolo del Ministero della Sanità rispetto all’uso degli specializzandi come medici di base.
Sia in Veneto che in Campania si stanno continuando a utilizzare gli specializzandi come medici di base in molte comunità.
Le scelte, come per tutta l’organizzazione sanitaria, dipendono dalle Regioni e non dal Ministero: la Sanità è una competenza esclusivamente regionale.
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