I cambiamenti prodotti dalla guerra
Intervento di Piero Fassino all'incontro nazionale di AreaDem a Cortona (video).
Sono trascorsi quattro mesi dall’inizio della guerra in Ucraina e tutti gli assetti geopolitici e geoeconomici del pianeta sono sottoposti a radicali cambiamenti.
Il sistema multilaterale - già lesionato dalle politiche di Trump - subisce un ulteriore vulnus e Mosca, oltre a rafforzare i suoi legami con Pechino, non nasconde l’ambizione di aggregare intorno ai Brics - Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica - un campo politico, economico e monetario alternativo all’Occidente, in una sfida che al multilateralismo fondato sull’universalità delle istituzioni internazionali contrappone un multipolarismo fondato sulla volontà di potenza di singoli Stati.
E in questo scenario rilancia il proprio ruolo di potenza regionale la Turchia. La guerra ridisegna gli equilibri anche nel Mediterraneo dove la Russia è presente in Siria, Libia, Sahel e con storiche relazioni con Egitto e Algeria. La guerra ha fatto emergere come anche intelligenza artificiale e tecnologie digitali possano dilatare i conflitti e la loro invasività.
L'invasione russa dell’Ucraina rende ancor più evidente quanto il diffondersi di autocrazie rappresenti un’insidia per le democrazie e lo stato di diritto, sollecitando le nazioni democratiche a rinsaldare l’azione comune per la affermazione di insopprimibili valori di libertà. E in ciò funzione centrale è chiamata a svolgere l’intesa tra Stati Uniti e Europa.
Con il riconoscimento dello status di candidati a Ucraina e Moldavia e l’impegno assunto dal Consiglio europeo ad accelerare l’integrazione dei Balcani, la UE riprende un percorso di allargamento, fondato sulla consapevolezza che la integrazione di quelle regioni è leva essenziale per garantire la sicurezza loro e del continente intero. Scelta a cui si accompagna la duplice decisione europea di dar vita ad un proprio sistema di difesa, complementare alla NATO, e di assestare gradualmente al 2% le spese europee per la difesa.
Muovono nella stessa direzione l’ingresso nella NATO di Svezia e Finlandia e i nuovi indirizzi strategici definiti al vertice di Madrid, non solo per il contenimento della minaccia russa in Europa, ma per sedare i molti conflitti che percorrono il Mediterraneo. Una NATO “globale” che - in una vera e propria “Alleanza degli oceani” - si mette in relazione con altri scenari strategici regionali, a partire dalla regione indopacifica, come dimostrano la presenza a Madrid di Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud e il rilancio delle relazioni tra NATO e AUKUS, l’alleanza tra Australia, Gran Bretagna e Stati Uniti.
Insomma non è più solo la globalizzazione economica a determinare la geopolitica. Il mondo cambia con un profilo sempre più plurale, rimescolando protagonisti, collocazioni internazionali e alleanze, ponendo con forza l’urgenza di ricostruire un ordine mondiale.
E l’Unione Europea forte dell’essere - come la definì Delors - una “federazione di minoranze” deve sentire la responsabilità di prendere nelle sue mani la bandiera della costruzione di un multilateralismo democratico cui ogni nazione e popolo possa riconoscersi sentendosi libero e sicuro.
Video dell'intervento di Piero Fassino»
Sintesi dell'intervento»
Fassino allarga il campo ai civici e spinge sul proporzionale – Intervista di Lo Spiffero»
Sono trascorsi quattro mesi dall’inizio della guerra in Ucraina e tutti gli assetti geopolitici e geoeconomici del pianeta sono sottoposti a radicali cambiamenti.
Il sistema multilaterale - già lesionato dalle politiche di Trump - subisce un ulteriore vulnus e Mosca, oltre a rafforzare i suoi legami con Pechino, non nasconde l’ambizione di aggregare intorno ai Brics - Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica - un campo politico, economico e monetario alternativo all’Occidente, in una sfida che al multilateralismo fondato sull’universalità delle istituzioni internazionali contrappone un multipolarismo fondato sulla volontà di potenza di singoli Stati.
E in questo scenario rilancia il proprio ruolo di potenza regionale la Turchia. La guerra ridisegna gli equilibri anche nel Mediterraneo dove la Russia è presente in Siria, Libia, Sahel e con storiche relazioni con Egitto e Algeria. La guerra ha fatto emergere come anche intelligenza artificiale e tecnologie digitali possano dilatare i conflitti e la loro invasività.
L'invasione russa dell’Ucraina rende ancor più evidente quanto il diffondersi di autocrazie rappresenti un’insidia per le democrazie e lo stato di diritto, sollecitando le nazioni democratiche a rinsaldare l’azione comune per la affermazione di insopprimibili valori di libertà. E in ciò funzione centrale è chiamata a svolgere l’intesa tra Stati Uniti e Europa.
Con il riconoscimento dello status di candidati a Ucraina e Moldavia e l’impegno assunto dal Consiglio europeo ad accelerare l’integrazione dei Balcani, la UE riprende un percorso di allargamento, fondato sulla consapevolezza che la integrazione di quelle regioni è leva essenziale per garantire la sicurezza loro e del continente intero. Scelta a cui si accompagna la duplice decisione europea di dar vita ad un proprio sistema di difesa, complementare alla NATO, e di assestare gradualmente al 2% le spese europee per la difesa.
Muovono nella stessa direzione l’ingresso nella NATO di Svezia e Finlandia e i nuovi indirizzi strategici definiti al vertice di Madrid, non solo per il contenimento della minaccia russa in Europa, ma per sedare i molti conflitti che percorrono il Mediterraneo. Una NATO “globale” che - in una vera e propria “Alleanza degli oceani” - si mette in relazione con altri scenari strategici regionali, a partire dalla regione indopacifica, come dimostrano la presenza a Madrid di Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud e il rilancio delle relazioni tra NATO e AUKUS, l’alleanza tra Australia, Gran Bretagna e Stati Uniti.
Insomma non è più solo la globalizzazione economica a determinare la geopolitica. Il mondo cambia con un profilo sempre più plurale, rimescolando protagonisti, collocazioni internazionali e alleanze, ponendo con forza l’urgenza di ricostruire un ordine mondiale.
E l’Unione Europea forte dell’essere - come la definì Delors - una “federazione di minoranze” deve sentire la responsabilità di prendere nelle sue mani la bandiera della costruzione di un multilateralismo democratico cui ogni nazione e popolo possa riconoscersi sentendosi libero e sicuro.
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