Nell’agenda dell’Ocse è necessario lo sguardo sull’Africa
Articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore
Con le consultazioni delle parti sociali, imprenditori e sindacati, ha preso avvio ieri a Roma presso la Confindustria la preparazione dell’annuale riunione ministeriale dell’Ocse che quest’anno sarà presieduta dall’Italia e dedicata al tema Il Futuro che vogliamo: politiche migliori per la prossima generazione e una transizione sostenibile.
Un altro traguardo per l’Italia che, con la presidenza del Consiglio ministeriale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, guiderà la riflessione delle 38 maggiori economie di mercato sulle principali sfide globali.
La sua preparazione è iniziata ben prima dello scoppio della crisi in Ucraina e ne è stata inevitabilmente stravolta. All’attenzione dell’Ocse sugli effetti della pandemia sull’economia si è ora aggiunta la questione Ucraina in una doppia accezione: l’impatto del conflitto sull’economia mondiale e l’inizio della riflessione sulla ricostruzione di questo Paese martoriato a guerra terminata. Temi di grande rilievo in un contesto del tutto particolare: l’Ocse è l’unica organizzazione internazionale che riunisce esclusivamente Paesi like-minded europei, americani e asiatici. La “rifondazione” avvenuta lo scorso anno durate la presidenza statunitense dell’Ocse, che ha ridisegnato il futuro dell’organizzazione sulla base dei valori comuni che uniscono i Paesi democratici, trova quest’anno un primo importante momento di riscontro. Quello di giugno è quindi un appuntamento carico di un significato politico nel quale al nostro Paese, con la partecipazione del presidente Draghi e dei ministri Di Maio e Franco, è affidata una grande responsabilità di guida.
Oltre all’Ucraina, il Consiglio ministeriale dedicherà una particolare attenzione al continente africano. Per la prima volta l’Africa figura nell’agenda di una ministeriale dell’Ocse dal momento della creazione dell’organizzazione e questo per iniziativa dell’Italia.
I temi economici, dominanti nel partenariato che l’Ocse intende costruire con l’Unione Africana nelle aree nelle quali l’organizzazione parigina eccelle, si intrecciano con la necessità politica, evidenziata ancor di più dall’attuale crisi, di costruire un rapporto nuovo con un continente alla ricerca da tempo di un sentiero più solido di crescita e stabilità.
La crisi in Ucraina influenza l’agenda della Ministeriale ma non ne cancella i temi in discussione, che s’iscrivono in un processo di continuità d’iniziative del nostro Paese avviate con la Presidenza G20 e che proseguirà con quella del G7 prevista nel 2024. Giovani, cambiamenti climatici e l’impatto della pandemia sui sistemi sanitari sono i temi che verranno dibattuti per far progredire l’azione della comunità internazionale su aspetti di grande emergenza a iniziare dalle questioni climatiche. La focalizzazione sui giovani è di particolare importanza per l’Italia e trova nell’Ocse l’organizzazione internazionale più qualificata a occuparsi di questo tema. Per un Paese come il nostro, che registra un importante calo demografico e che ha il secondo tasso più elevato di giovani nei Paesi Ocse che non sono né occupati, né nel sistema educativo e neanche in un percorso formativo si tratta di una vera priorità. Inserire con successo le fasce più giovani della popolazione nella società è cruciale per le prospettive di crescita economica del Paese, per aumentare la coesione sociale, la fiducia nelle istituzioni pubbliche e, in particolare in questo momento storico, per rafforzare la democrazia. Per il futuro delle nuove generazioni la questione dei cambiamenti climatici resta cruciale. In previsione della Cop 27 di Sharm-El Sheik, la Ministeriale si dedicherà alla transizione verde per le future generazioni con una particolare attenzione alla questione del prezzo del carbonio e alla finanza sostenibile. Anche le lezioni apprese durante la pandemia sono rilevanti sia perché gli effetti economici si fanno ancora sentire sia perché è necessario fare tesoro dell’esperienza di questi due ultimi anni per costruire società più resilienti. Il futuro che vogliamo guarda a preservare il benessere e ad accrescere la sostenibilità dello sviluppo, ma come è evidente in questi giorni, guardare a quello che ci aspetta senza pace è effimero.
Con le consultazioni delle parti sociali, imprenditori e sindacati, ha preso avvio ieri a Roma presso la Confindustria la preparazione dell’annuale riunione ministeriale dell’Ocse che quest’anno sarà presieduta dall’Italia e dedicata al tema Il Futuro che vogliamo: politiche migliori per la prossima generazione e una transizione sostenibile.
Un altro traguardo per l’Italia che, con la presidenza del Consiglio ministeriale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, guiderà la riflessione delle 38 maggiori economie di mercato sulle principali sfide globali.
La sua preparazione è iniziata ben prima dello scoppio della crisi in Ucraina e ne è stata inevitabilmente stravolta. All’attenzione dell’Ocse sugli effetti della pandemia sull’economia si è ora aggiunta la questione Ucraina in una doppia accezione: l’impatto del conflitto sull’economia mondiale e l’inizio della riflessione sulla ricostruzione di questo Paese martoriato a guerra terminata. Temi di grande rilievo in un contesto del tutto particolare: l’Ocse è l’unica organizzazione internazionale che riunisce esclusivamente Paesi like-minded europei, americani e asiatici. La “rifondazione” avvenuta lo scorso anno durate la presidenza statunitense dell’Ocse, che ha ridisegnato il futuro dell’organizzazione sulla base dei valori comuni che uniscono i Paesi democratici, trova quest’anno un primo importante momento di riscontro. Quello di giugno è quindi un appuntamento carico di un significato politico nel quale al nostro Paese, con la partecipazione del presidente Draghi e dei ministri Di Maio e Franco, è affidata una grande responsabilità di guida.
Oltre all’Ucraina, il Consiglio ministeriale dedicherà una particolare attenzione al continente africano. Per la prima volta l’Africa figura nell’agenda di una ministeriale dell’Ocse dal momento della creazione dell’organizzazione e questo per iniziativa dell’Italia.
I temi economici, dominanti nel partenariato che l’Ocse intende costruire con l’Unione Africana nelle aree nelle quali l’organizzazione parigina eccelle, si intrecciano con la necessità politica, evidenziata ancor di più dall’attuale crisi, di costruire un rapporto nuovo con un continente alla ricerca da tempo di un sentiero più solido di crescita e stabilità.
La crisi in Ucraina influenza l’agenda della Ministeriale ma non ne cancella i temi in discussione, che s’iscrivono in un processo di continuità d’iniziative del nostro Paese avviate con la Presidenza G20 e che proseguirà con quella del G7 prevista nel 2024. Giovani, cambiamenti climatici e l’impatto della pandemia sui sistemi sanitari sono i temi che verranno dibattuti per far progredire l’azione della comunità internazionale su aspetti di grande emergenza a iniziare dalle questioni climatiche. La focalizzazione sui giovani è di particolare importanza per l’Italia e trova nell’Ocse l’organizzazione internazionale più qualificata a occuparsi di questo tema. Per un Paese come il nostro, che registra un importante calo demografico e che ha il secondo tasso più elevato di giovani nei Paesi Ocse che non sono né occupati, né nel sistema educativo e neanche in un percorso formativo si tratta di una vera priorità. Inserire con successo le fasce più giovani della popolazione nella società è cruciale per le prospettive di crescita economica del Paese, per aumentare la coesione sociale, la fiducia nelle istituzioni pubbliche e, in particolare in questo momento storico, per rafforzare la democrazia. Per il futuro delle nuove generazioni la questione dei cambiamenti climatici resta cruciale. In previsione della Cop 27 di Sharm-El Sheik, la Ministeriale si dedicherà alla transizione verde per le future generazioni con una particolare attenzione alla questione del prezzo del carbonio e alla finanza sostenibile. Anche le lezioni apprese durante la pandemia sono rilevanti sia perché gli effetti economici si fanno ancora sentire sia perché è necessario fare tesoro dell’esperienza di questi due ultimi anni per costruire società più resilienti. Il futuro che vogliamo guarda a preservare il benessere e ad accrescere la sostenibilità dello sviluppo, ma come è evidente in questi giorni, guardare a quello che ci aspetta senza pace è effimero.