I lavori al Parlamento europeo
Articolo di Patrizia Toia (video).
La settimana è stata soprattutto dedicata ai lavori preparatori della prossima sessione plenaria di Strasburgo che vedrà la presenza del Presidente Mario Draghi in aula il 3 maggio. Evento di notevole importanza, per il ruolo che il nostro paese sta giocando e potrà giocare anche in futuro in Europa.
Lunedì, inizio settimana, è stata l’Europa a “trasferirsi” in Lombardia. Mariya Gabriel, Commissaria Europea per l'innovazione, la ricerca, la cultura, l'istruzione e la gioventù, ha infatti presenziato all’apertura dell’anno accademico a Brescia, dove anche io ero presente.
È stata un’occasione preziosa, sfociata in un incontro col mondo di tutte le Università, rappresentato dalla CRUI, la conferenza dei Rettori italiani. Un momento importante che ha confermato la sempre maggiore apertura europea dell’università italiana dentro un sistema di alleanze tra istituti universitari e in un’ottica di cooperazione internazionale dei nostri atenei. Sono perciò straordinariamente felice di aver favorito questo incontro che ha permesso al mondo universitario italiano, con tutto il suo bagaglio di prestigio e di autorevolezza, di presentarsi all’Europa.
Il tema della guerra in Ucraina non si allontana mai dal centro del nostro impegno istituzionale. In questa partita dolorosa sono state messe in gioco tante delle nostre priorità: la sicurezza del nostro continente, la tenuta democratica dell’Ucraina e, non ultima, un’economia che ha subito contraccolpi durissimi. Da qualunque punto di vista la si guardi questa è una situazione che esige la massima cura e tutti gli sforzi di cui siamo capaci.
Questa è la settimana che ha visto la visita a Kiev del Segretario Generale dell’ONU Guterres (durante la quale Putin è arrivato a lanciare missili sulla città) ma è anche la settimana del vertice di Ramstein in cui le autorità europee, di concerto con le altre maggiori autorità dell’Occidente, hanno confermato la volontà di continuare col sostegno economico, umanitario e militare alla nazione Ucraina. È fondamentale che dalla nostra strategia non manchino anche gli sforzi per l’apertura di un dialogo di pace. Segnali positivi in questa direzione sono sicuramente le iniziative di Guterres, da un lato, e la rielezione di Emmanuel Macron in Francia che può continuare nel ruolo di mediazione in rappresentanza anche degli altri presidenti dell’Unione, in nome di un protagonismo europeo che condivido appieno.
Un momento grandissimo, mi permetto di dirlo con un pizzico di orgoglio, è stato il discorso del Presidente Sergio Mattarella al Consiglio d’Europa a Strasburgo. É stato un onore per noi italiani, cui spetta la presidenza di turno, accogliere le parole, intense e illuminanti della massima carica dello Stato. Con la chiarezza e l’efficacia che gli sono proprie il discorso del Presidente è stato in grado riunire tutti i sentimenti che oggi ci accomunano: dal sostegno all’Ucraina, impegnata in un resistenza non diversa da quella che un tempo toccò a noi, alla messa in moto di un processo di pace.
Col grande evento del 9 maggio giungerà a conclusione il ciclo, durato un intero anno, della COFOE, la Conferenza sul Futuro dell’Europa di cui tante volte vi ho parlato. Un anno che ha raccolto il lavoro congiunto di deputai europei, deputati italiani, rappresentanti dei governi ma soprattutto panel di cittadini a rappresentanza della variegata e trasversale società europea. Un ultimo appuntamento, prima delle celebrazioni finali, ci attende questo venerdì e sabato a Strasburgo. Sono convinta che la mole di documenti ci riserverà tante belle sorprese, merito dei coraggiosi contributi dei cittadini. Nel mio panel su Europa e salute, ad esempio, i cittadini hanno chiesto una revisione dei Trattati, affinché il ruolo dell’Europa diventi più ampio e decisivo, e , per esempio si possano uniformare cure e standard sanitari tra i paesi membri. A gran voce sono stati chiesti un rafforzamento della sanità di prossimità, interventi sulle patologie gravi, da quelle oncologiche a quelle cardiovascolari e una maggiore attenzione all’enorme e urgente tema della salute mentale. Tante tante buone idee. Approveremo tutto questo a Strasburgo nella conferenza finale, fino a vederlo approdare in Parlamento per un suggello formale. La vera aspettativa è che da questa conferenza, oltre alla straordinaria palestra di democrazia, oltre il crogiolo di idee e di visioni, nasca un impegno concreto che arrivi a cambiare l’Europa attraverso le necessarie, quanto cruciali riforme strutturali.
Dopo la consacrazione del voto di Strasburgo, verrà il momento di impegnarci per il futuro di questa conferenza. Il mio gruppo, S&D, Il Senato Italiano, il nostro segretario Enrico Letta sono tutti molto allineati e decisi: la spinta nata dalla conferenza deve trovare corpo nell’apertura di una convenzione, luogo dove prendono vita le riforme che renderanno l’Europa più vicina ai bisogni dei cittadini, più efficace nelle sue soluzioni, in una parola più forte nell’interesse di tutti. Un grande, grandissimo cantiere per cambiare l’Europa nato dalla voce dei cittadini.
La settimana è stata soprattutto dedicata ai lavori preparatori della prossima sessione plenaria di Strasburgo che vedrà la presenza del Presidente Mario Draghi in aula il 3 maggio. Evento di notevole importanza, per il ruolo che il nostro paese sta giocando e potrà giocare anche in futuro in Europa.
Lunedì, inizio settimana, è stata l’Europa a “trasferirsi” in Lombardia. Mariya Gabriel, Commissaria Europea per l'innovazione, la ricerca, la cultura, l'istruzione e la gioventù, ha infatti presenziato all’apertura dell’anno accademico a Brescia, dove anche io ero presente.
È stata un’occasione preziosa, sfociata in un incontro col mondo di tutte le Università, rappresentato dalla CRUI, la conferenza dei Rettori italiani. Un momento importante che ha confermato la sempre maggiore apertura europea dell’università italiana dentro un sistema di alleanze tra istituti universitari e in un’ottica di cooperazione internazionale dei nostri atenei. Sono perciò straordinariamente felice di aver favorito questo incontro che ha permesso al mondo universitario italiano, con tutto il suo bagaglio di prestigio e di autorevolezza, di presentarsi all’Europa.
Il tema della guerra in Ucraina non si allontana mai dal centro del nostro impegno istituzionale. In questa partita dolorosa sono state messe in gioco tante delle nostre priorità: la sicurezza del nostro continente, la tenuta democratica dell’Ucraina e, non ultima, un’economia che ha subito contraccolpi durissimi. Da qualunque punto di vista la si guardi questa è una situazione che esige la massima cura e tutti gli sforzi di cui siamo capaci.
Questa è la settimana che ha visto la visita a Kiev del Segretario Generale dell’ONU Guterres (durante la quale Putin è arrivato a lanciare missili sulla città) ma è anche la settimana del vertice di Ramstein in cui le autorità europee, di concerto con le altre maggiori autorità dell’Occidente, hanno confermato la volontà di continuare col sostegno economico, umanitario e militare alla nazione Ucraina. È fondamentale che dalla nostra strategia non manchino anche gli sforzi per l’apertura di un dialogo di pace. Segnali positivi in questa direzione sono sicuramente le iniziative di Guterres, da un lato, e la rielezione di Emmanuel Macron in Francia che può continuare nel ruolo di mediazione in rappresentanza anche degli altri presidenti dell’Unione, in nome di un protagonismo europeo che condivido appieno.
Un momento grandissimo, mi permetto di dirlo con un pizzico di orgoglio, è stato il discorso del Presidente Sergio Mattarella al Consiglio d’Europa a Strasburgo. É stato un onore per noi italiani, cui spetta la presidenza di turno, accogliere le parole, intense e illuminanti della massima carica dello Stato. Con la chiarezza e l’efficacia che gli sono proprie il discorso del Presidente è stato in grado riunire tutti i sentimenti che oggi ci accomunano: dal sostegno all’Ucraina, impegnata in un resistenza non diversa da quella che un tempo toccò a noi, alla messa in moto di un processo di pace.
Col grande evento del 9 maggio giungerà a conclusione il ciclo, durato un intero anno, della COFOE, la Conferenza sul Futuro dell’Europa di cui tante volte vi ho parlato. Un anno che ha raccolto il lavoro congiunto di deputai europei, deputati italiani, rappresentanti dei governi ma soprattutto panel di cittadini a rappresentanza della variegata e trasversale società europea. Un ultimo appuntamento, prima delle celebrazioni finali, ci attende questo venerdì e sabato a Strasburgo. Sono convinta che la mole di documenti ci riserverà tante belle sorprese, merito dei coraggiosi contributi dei cittadini. Nel mio panel su Europa e salute, ad esempio, i cittadini hanno chiesto una revisione dei Trattati, affinché il ruolo dell’Europa diventi più ampio e decisivo, e , per esempio si possano uniformare cure e standard sanitari tra i paesi membri. A gran voce sono stati chiesti un rafforzamento della sanità di prossimità, interventi sulle patologie gravi, da quelle oncologiche a quelle cardiovascolari e una maggiore attenzione all’enorme e urgente tema della salute mentale. Tante tante buone idee. Approveremo tutto questo a Strasburgo nella conferenza finale, fino a vederlo approdare in Parlamento per un suggello formale. La vera aspettativa è che da questa conferenza, oltre alla straordinaria palestra di democrazia, oltre il crogiolo di idee e di visioni, nasca un impegno concreto che arrivi a cambiare l’Europa attraverso le necessarie, quanto cruciali riforme strutturali.
Dopo la consacrazione del voto di Strasburgo, verrà il momento di impegnarci per il futuro di questa conferenza. Il mio gruppo, S&D, Il Senato Italiano, il nostro segretario Enrico Letta sono tutti molto allineati e decisi: la spinta nata dalla conferenza deve trovare corpo nell’apertura di una convenzione, luogo dove prendono vita le riforme che renderanno l’Europa più vicina ai bisogni dei cittadini, più efficace nelle sue soluzioni, in una parola più forte nell’interesse di tutti. Un grande, grandissimo cantiere per cambiare l’Europa nato dalla voce dei cittadini.
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