L'Europa e i migranti
Intervista a Patrizia Toia a cura della Casa della Carità.
Come si sta muovendo l'Unione Europea sul tema migranti dopo l'ennesima strage nel Mediterraneo?
L'impressione è che siamo a un punto di svolta. Finché non avremo decisioni concrete, all'altezza delle sfide che abbiamo di fronte, si tratta di un'impressione, certo. Credo però che l'ultima tragedia - ed è un'amara constatazione - abbia portato a un cambiamento di atteggiamento. Penso che, dopo il Consiglio Europeo straordinario voluto dall'Italia, l'UE si stia attrezzando, anche rivolgendosi giustamente alla comunità internazionale, intesa come Onu.
E in tutto questo, qual'è il ruolo del Parlamento Europeo?
Di fronte a queste prese di posizione, la spinta del Parlamento va in una duplice direzione: da un lato, considera positivamente l'aver affrontato il tema, dall'altro valuta alcune decisioni insufficienti, soprattutto quelle in merito alla condivisione di responsabilità legate all'accoglienza dei profughi. Ci sono ancora troppi stati che non accolgono e non vogliono accogliere delle quote accettabili di persone. Le questioni sul tavolo, però, sono molteplici. Due in particolare.
E quali sarebbero?
C'è un problema di emergenza, e quindi di soccorso in mare, per risolvere il quale Triton è stata triplicata, ma senza che sia stata fatta chiarezza sui compiti della missione. Soccorrere però è un dovere e questo lo hanno dichiarato anche Mogherini e Juncker. Per questo, credo sia necessario cambiare il mandato di Triton per sciogliere ogni ambiguità. Poi bisogna risalire alle origini del fenomeno migratorio, affrontandone le cause.
Su questo versante, quindi, come si sta muovendo l'Unione Europea?
C'è un impegno per una cooperazione con i Paesi che alimentano il flusso migratorio e questa è la parte che andrà maggiormente sviluppata. Vanno attivati dei processi e stanziate le risorse necessarie per garantire ai rifugiati la protezione internazionale alla quale hanno diritto senza questi viaggi tremendi e, al tempo stesso, per consentire ai migranti economici di accedere a dei canali di accesso legali e meno rischiosi.
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