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Vale di più la libertà del prezzo del gas

Written by Piero Fassino.

Articolo di Piero Fassino pubblicato da Tirreno.

Di fronte alla ingiustificata e ingiustificabile aggressione russa all'Ucraina, Europa e Stati Uniti hanno deciso di adottare sanzioni ancora più dure di quelle del 2014 per reagire alla annessione unilaterale della Crimea.
Sanzioni individuali verso Putin e coloro che hanno condiviso la sciagurata decisione di invadere l'Ucraina e sanzioni economiche e finanziarie che avranno un forte impatto sull'economia russa, stante che l'Unione europea è il primo partner commerciale di Mosca e sono europei la maggior parte degli investimenti sul mercato russo.
Naturalmente le sanzioni potranno avere effetti negativi anche sulle economie dei Paesi europei che adottano le sanzioni. La Russia è principale fornitore di gas all'Europa - soprattutto a Germania e Italia - così come è indirizzata al mercato russo una quota significativa delle esportazioni europee. Anche per molti settori industriali italiani - dalla meccanica al calzaturiero, dall'agroalimentare ai beni del Made in Italy - il mercato russo è importante.
Di fronte al rischio di maggiori costi per famiglie e imprese e contrazione di produzione e esportazioni, vi è chi si chiede se ne valga la pena: «in fondo - si pensa - quel che accade in Ucraina riguarda gli ucraini. Perché dobbiamo soffrire per Kiev? Meglio garantirsi un buon prezzo del gas e salvare i nostri affari». E un atteggiamento cinico e sbrigativo che non considera che quel che accade in Ucraina ci riguarda.
Quel Paese è oggi sottoposto a un'invasione che colpisce la libertà e la sovranità di un popolo. Oggi accade a Kiev, ma se non si agisce con fermezza, domani potrà accadere ad altri. Gli ucraini non stanno solo difendendo se stessi, ma lottano anche per la nostra libertà. Ed è non solo un dovere morale, ma un preciso nostro interesse non lasciarli soccombere. La libertà viene prima del prezzo del gas.
Questo non significa ignorare le conseguenze negative che possono derivare dalle sanzioni. Impatto che può e deve essere contrastato, mettendo in campo i provvedimenti e le misure che riducano la dipendenza dai rapporti economici con la Russia.
Nel settore energetico rivolgendosi ad altri Paesi produttori per l'approvvigionamento di gas e prodotti petroliferi; incrementando l'estrazione di gas dal sottosuolo italiano; investendo in energie rinnovabili.
E allo stesso modo anche in altri settori merceologici diversificando i mercati verso cui indirizzare le esportazioni fin qui allocate sul mercato russo. E naturalmente accompagnando quelle azioni con misure a favore di famiglie e imprese per compensare maggiori costi o minori esportazioni.
Una strategia che se condotta con determinazione può conseguire un doppio effetto: penalizzare fortemente l'economia russa - facendo pagare un prezzo alto alla prepotenza di Putin - e al tempo stesso diversificando fonti di approvvigionamento e mercati di esportazione ridurre significativamente l'impatto negativo sulle economie occidentali.
Ma la guerra russo-ucraina ci mette di fronte a una nuova polarità: il conflitto tra democrazia e autocrazia.
Putin rivendica esplicitamente di essere una "democrazia illiberale" e rifiuta di riconoscersi nei valori della democrazia rappresentativa e dello stato di diritto. E una tendenza che non si manifesta solo in Russia. In Turchia, Ungheria, Polonia - così come in Brasile o nelle Filippine - va radicandosi questa nuova forma di regime politico dove ad una architettura democratica - pluralismo politico, parlamento, indipendenza magistratura, libertà di informazione - fa da contraltare una gestione del potere autocratica e dispotica che deprime il Parlamento, sottopone a controllo la magistratura, mette la mordicchia a giornali e media, occupa i pubblici apparati, reprime ogni voce della società civile. Una insidia che ha ben compreso Biden che fin dal suo insediamento ha posto al centro della sua agenda politica la lotta per l'affermazione dello stato di diritto, degli standard democratici, dei diritti civili e umani.
L'Ucraina è dunque il terreno di uno scontro più ampio tra due modelli di governo della società, autocrazia versus democrazia. Ed è per questo che la lotta del popolo ucraino è anche la lotta di tutti coloro che, ovunque vivano, credono che solo nella democrazia vi può essere libertà, uguaglianza, diritti e progresso.


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