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Il passaggio dell'elezione del Presidente della Repubblica

Written by Franco Mirabelli.

Articolo di Franco Mirabelli.

Credo che il passaggio dell’elezione del Presidente della Repubblica sia stato molto positivo.
L’elezione di Mattarella è un fatto importante per il Paese: dà serenità, stabilità e tranquillità.
Abbiamo eletto una figura che è riconosciuta come rappresentante del Paese e dell’unità del Paese.
Questa elezione è arrivata alla fine di un percorso complicato che, però, si presentava complicato già all’inizio.
Innanzitutto, per la prima volta nel nostro Paese, l’elezione del Presidente della Repubblica era segnata dal fatto che in Parlamento non esisteva una maggioranza di centrodestra o di centrosinistra in grado di esprimere un Presidente.
Questo è stato sicuramente un fatto nuovo e che ha inciso su quanto avvenuto.
In precedenza abbiamo avuto elezioni del Presidente della Repubblica complicate, come ad esempio, nel 2013 ma, in quell’occasione, il centrosinistra aveva una larga maggioranza e sono state le divisioni interne a condizionare ciò che è avvenuto, fino al dover rieleggere Napolitano.
Questa volta non c’era una maggioranza di centrodestra o di centrosinistra.
Al Governo del Paese c’è una maggioranza anomala, di unità nazionale composta dal centrosinistra con M5S, Forza Italia e Lega e, quindi, il passaggio dell’elezione del Presidente della Repubblica diventava ancora più delicato perché si giocava anche il futuro del Governo del Paese, in una fase in cui l’emergenza non è finita e le ragioni che ci hanno spinto a fare il Governo di unità nazionale sono ancora tutte in campo (la pandemia, le riforme necessarie per avere i fondi per il PNRR, impostare riforme più generali chieste dall’Europa).
C’era bisogno, quindi, di mettere in sicurezza anche il Governo.
Noi abbiamo ragionato così, con l’idea di dover mettere in sicurezza il Governo e la Presidenza della Repubblica, lavorando con il 13% di parlamentari e di grandi elettori.
Per queste ragioni, secondo noi, bisognava fare in modo che il Presidente della Repubblica fosse eletto con l’accordo di tutta la maggioranza che sostiene il Governo.
Questo è stato il nostro obiettivo.
Abbiamo detto fin dall’inizio che Mattarella e Draghi erano le figure che in qualche modo interpretavano l’idea di Capo dello Stato che auspicavamo eleggere.
Abbiamo detto che il Capo dello Stato andava deciso insieme alle forze di maggioranza e sbagliava chi, come il centrodestra, contrapponeva la destra e la sinistra e continuava ad avanzare proposte di parte.
Per questo non abbiamo avanzato proposte, non perché non ne avessimo: abbiamo voluto affermare l’idea che fosse necessario che il candidato Presidente uscisse dalla maggioranza di Governo e non abbiamo fatto nomi fino a quando non si è arrivati al tavolo di maggioranza.
Siamo riusciti a fare una cosa molto positiva che ci ha consentito di ottenere questo risultato che ha consentito di tenere unito il centrosinistra e M5S, riuscendo anche ad allargare e a coinvolgere Italia Viva in tutto il percorso che abbiamo fatto.
Questo ha consentito di impedire che si potessero saldare voti a quelli del centrodestra per un’elezione di una figura del centrodestra.
Quando il centrodestra ha proposto la Casellati, il nostro comportamento è stato emblematico e insieme abbiamo dimostrato che non solo il centrodestra non aveva i voti per eleggere da solo il Presidente della Repubblica ma erano anche divisi al loro interno e non riuscivano a trovare neanche un candidato che ottenesse tutti i voti del centrodestra. Alla Casellati, infatti, mancarono 70 voti del centrodestra e 40 voti andarono a Mattarella in quella votazione. Quello è stato per noi un segnale importante.
M5S, come sempre, ha dimostrato di avere una dialettica esagerata al proprio interno, però alla fine ha sempre avuto comportamenti in grado di tutelare la scelta che avevamo fatto di concordare insieme ogni passaggio.
Quando ci siamo resi conto che risultava difficile trovare una candidatura che andasse bene a tutti, anche al tavolo della maggioranza, abbiamo scelto di cominciare a far crescere il consenso per Mattarella.
Questo ci ha portati ad avere un Presidente autorevole e di garanzia, che gli italiani vivono come una garanzia. Tutti ricordiamo quanto nei mesi precedenti all’elezione, a partire dalla Scala, si erano moltiplicati gli appelli a Mattarella affinché restasse.
Abbiamo eletto un Presidente della Repubblica che resterà 7 anni a garantire il profilo europeista del nostro Paese.
Mattarella, inoltre, è anche una garanzia per l’Europa.
Abbiamo anche salvaguardato bene l’azione del Governo.
Inoltre, abbiamo ottenuto (per demerito degli altri) che il centrodestra uscisse da questa vicenda molto diviso ed è evidente che la leadership che si è autoattribuito Salvini ha prodotto una divaricazione e, in particolare, le forze moderate e di centro hanno scelto di avere percorsi autonomi.
Lo scontro all’interno del centrodestra mi pare che sia molto forte anche perché sono venuti al pettine nodi che c’erano da tanto tempo.
Salvini si è immolato su una linea folle per cui aveva la pretesa scegliere un candidato del centrodestra deciso con la Meloni e allo stesso tempo che fosse gradito alla maggioranza di Governo.
Quando si è arrivati ad un accordo su Casini, Giorgia Meloni ha detto di no e l’accordo è saltato.
Su Mattarella questa contraddizione è esplosa e si è capito che non si poteva tenere insieme tutto e Giorgia Meloni ha fatto la sua strada.
Questo è il segno che l’anomalia del centrodestra italiano - che teneva insieme sovranisti e europeisti sotto il cappello di Silvio Berlusconi - come si è indebolito Berlusconi, non sta più insieme.
Penso che questo produrrà dei cambiamenti politici significativi nei prossimi mesi, che dovremo saper guardare e che potranno produrre anche spinte per una riforma elettorale (ma in questo momento questo aspetto non lo darei per scontato).
Si è aperto un conflitto molto significativo dentro al centrodestra che dovremo saper guardare, tenendo presente anche le prossime elezioni amministrative e soprattutto le elezioni regionali.
Alla Direzione del PD Lombardia sono stati letti i sondaggi di YouTrend sulla situazione lombarda ed è chiaro che, se il centrodestra resta unito come è oggi, il gap da recuperare per noi è molto significativo.
Credo, quindi, che bisognerà capire se si possono avviare anche in Lombardia dinamiche politiche che, dentro alla crisi del centrodestra, possano scomporre anche la coalizione che governa la Regione, dove pure non mancano le frizioni. In questi anni, infatti, la Lega ha portato via molti consiglieri regionali a Forza Italia. Al momento di eleggere i grandi elettori, inoltre, sono stati eletti due consiglieri della Lega per la maggioranza e nessuno di Forza Italia. Le frizioni, quindi, non mancano.

Siamo entrati in questa fase in cui la crisi della politica era già evidente. Non sono stati gli 8 giorni di discussione e difficoltà per eleggere il Presidente della Repubblica ad incidere.
Questo è un Parlamento in cui nel 2018 la maggioranza relativa è stata attribuita a M5S, che ha interpretato più di altri la protesta e la distanza che vivono i cittadini dalla politica.
La crisi della politica, quindi, non nasce da questa vicenda.
È evidente, però, che qui ci giocavamo molto. Un’elezione di una figura in cui il Paese non si sentisse rappresentato e un’elezione tormentata avrebbero allargato ulteriormente la distanza dei cittadini dalla politica e avrebbe acuito la crisi della nostra democrazia.
Penso che dobbiamo essere contenti, dunque, se questo non è successo, anche grazie al lavoro che abbiamo fatto noi. Questo non significa che va tutto bene.
La crisi della politica, comunque, c’è e pesa molto.
Il Presidente della Repubblica ha fatto un discorso molto alto e che se portasse tutte le forze politiche a riflettere sarebbe molto utile perché, al di là della discussione e delle sottolineature sulla dignità da recuperare rispetto ad alcune questioni e alla responsabilità, Mattarella ha dato una lezione su cosa deve essere la politica. Mattarella ha detto che la politica serve e ha un senso solo se aiuta le persone che sono più in difficoltà, se riduce le diseguaglianze e questo è il compito principale della politica e delle istituzioni.
Io penso che da qui si possa ripartire e ripartiamo con due figure - il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio - che hanno oggettivamente un rapporto con il Paese molto positivo e possono dare credibilità alle istituzioni e ripartiamo con una politica che è in grande movimento.
Dentro a questo c’è il PD, che ha messo al centro il tema della responsabilità nei confronti del Paese, lo ha fatto vivere in questi mesi e lo ha reso evidente ai cittadini. Partendo da qui si può lavorare per costruire il campo largo di cui parla Letta.
Dobbiamo avere chiaro che in questo passaggio siamo stati quelli che più di altri hanno segnato i tempi, siamo stati al centro della vicenda politica e abbiamo tenuto insieme il centrosinistra e M5S con una forza parlamentare assolutamente esigua.
Le conseguenze di questa fase le vedremo.
Le due capegruppo e il Segretario Letta hanno chiesto di aprire una discussione parlamentare sulle sollecitazioni di Mattarella per rendere protagonista il Parlamento, dando concretezza alle spinte che il Presidente ha messo in campo.
Questo è un modo per ripartire, tenendo la testa sul Paese, sulla necessità di sostenere questo Governo, che a breve rischierà di avere fibrillazioni da parte della Lega molto significative.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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