Valorizzare e incentivare l'affitto, sostenendo la proprietà

Intervento di Franco Mirabelli alla Convention di Confabitare

Ringrazio Confabitare dell’opportunità e dell’invito perché credo che tutte le iniziative come questa - che mettono al centro un tema come quello della casa, importante per la vita di tante persone, e costringono anche la politica a misurarsi con questo problema - debbano essere valorizzate.
Viviamo in una fase storica dove ci sono stati e ci sono mutamenti molto importanti.
La pandemia ha cambiato e cambierà il modo di essere delle nostre città e il nostro modo di abitare le città.
Certamente lo Smart Working non scomparirà e molti degli uffici saranno ridimensionati; parti di città dovranno cambiare.
Quando parliamo della legge sulla rigenerazione urbana, a cui stiamo lavorando al Senato, parliamo anche di questo: bisogna sapere che le città devono mutare perché cambierà lo stile di vita e il modo di lavorare.
Inoltre, è cambiato comunque il mercato del lavoro e questo ha cambiato le abitudini: il vecchio modello per cui si comprava la casa vicino al posto di lavoro, dove si sapeva che si sarebbe stati per tutta la vita, è un modello che non c'è più.
Allora, forse, anche la risposta che si dava un tempo, quella dell’80% di famiglie che in nome di quel modello acquistano la casa non funziona più: bisogna ragionare su risposte diverse.
Noi dobbiamo sapere che c'è anche un altro grande tema che riguarda la difficoltà della stragrande maggioranza delle famiglie di lavoratori dipendenti con salari medi, di trovare sul mercato case in affitto e ancora di più case da acquistare, soprattutto nelle grandi aree urbane.
Su questo la politica deve dare risposte: come riusciamo a rispondere a una domanda di abitare che non trova più soddisfazione?
I giovani che vivono a casa sino ai 30, 35 o 40 anni con i genitori perché non sono nelle condizioni di trovare una casa, costituiscono un problema sociale molto serio e molto grande.
Questo, dunque, è il tema che si deve porre la politica e su cui credo che si debba fare uno sforzo generale.
La risposta penso che sia l'affitto a canoni accessibili e concordati e su questo le proprietà possono dare una grande mano, in un’alleanza con le istituzioni e la politica.
L'affitto a canoni accessibili, infatti, risponde a tante esigenze: come a quelle degli studenti nelle città universitarie, delle persone che vanno a lavorare in un posto per due - tre anni e che poi si trasferiscono in altre sedi. Pensiamo ai livelli di reddito necessari per avere o affittare una casa in molte città.
Il tema dell'affitto, dunque, è fondamentale.
Nella legge sulla rigenerazione urbana, possiamo mettere l'impegno prioritario a garantire in quei progetti abitazioni a canoni accessibili.
Possiamo stabilire di mettere, nei grandi progetti di trasformazione urbana, una parte dedicata alla creazione di alloggi da destinare all’affitto con canoni accessibili.
Penso che dobbiamo fare un'alleanza seria con la proprietà per spingere a mettere gli appartamenti in affitto, e la politica deve essere in grado di dare incentivi molto significativi e garanzie sull’affitto. In particolare, la garanzia che la casa, alla fine del contratto, possa essere liberata.
Quest’ultimo punto l’abbiamo affrontato in parte con la legge, per molti versi contestata e inapplicata, sull'emergenza abitativa del 2015, in cui si affermava che se una persona vive in una casa dove non dovrebbe stare, non dovrebbe avere diritto alle utenze e, quindi, neanche alla residenza.
Servono incentivi ai proprietari per mettere in affitto le abitazioni, come servono anche garanzie per gli stessi in modo tale che, nel momento in cui vogliono rientrare in possesso del bene, lo possano fare.
Credo che dobbiamo collaborare su questi due contenuti per trovare soluzioni che guardino agli altri Paesi europei dove l'affitto costituisce il 60 - 70 % delle modalità di abitare.
Bisogna guardare alle esigenze dell'oggi: valorizzare e incentivare l'affitto, sostenendo la proprietà.