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A Natale penso ai bambini ricoverati

Written by Papa Francesco.

Papa FrancescoIl Natale oggi, pensando ai poveri e agli emarginati, e quello di quando era piccolo, la Buenos Aires degli anni Quaranta, la nonna che faceva i cappelletti a mano, la famiglia che si riuniva. Intervistato da Repubblica e Stampa, il Papa ricorda la sua infanzia e parla del suo Natale. Pensa ai poveri e agli ultimi, e a tutti i dimenticati. E a quei bambini malati che passeranno il Natale in ospedale, con parole di ammirazione per chi lavora nei reparti pediatrici. E i giochi della sua infanzia, il padre che gli leggeva il libro “Cuore” o recitava Dante. «L’avvenire? Sarà florido se sarà costruito e, dove serve, ricostruito insieme».
«Non consiglierei testi specifici. Ognuno deve avere i propri interessi. Più che un libro consiglierei di leggere. Perché c’è il pericolo della televisione che ti riempie di messaggi che poi non rimangono, mentre leggere è un'altra cosa, è un dialogo con il libro stesso, è un momento di intimità che né la tv né il tablet possono dare». È un altro passaggio nelle parole di Francesco.
Il pontefice ricorda le letture che «sono state il tesoro della mia infanzia e della gioventù, perché mi hanno trasmesso emozioni forti, indelebili, insieme a quelle che ci leggeva mio padre, a cominciare dal libro “Cuore”: ricordo che i miei fratelli e io piangevamo spesso commossi quando lo ascoltavamo. “Cuore” è stata parte della nostra formazione e resta per me un libro indimenticabile». Fra i primi libri letti da giovane “Don Segundo Sombra” di Ricardo Güiraldes; e poi i romanzi di Jorge Luis Borges e Fëdor Dostoevskij, e le poesie di Friedrich Hölderlin. «Quest’ultimo fu per me una seduzione. E poi, nella adolescenza ho letto Anni verdi di Archibald Joseph Cronin: l’ho infine ripreso nella versione italiana, e mi ha aiutato quando ero in seminario a rispolverare la vostra lingua», prosegue il Papa. «La nonna ci leggeva qualche capitolo de ’I promessi sposi’, e anche ci aiutava a studiarli a memoria. Recentemente li ho ripresi, perché ogni volta che li apri vi trovi qualcosa di nuovo. Spesso “I promessi sposi” mio padre ce li recitava a memoria e poi ce li spiegava».

Fonte: Il Sole 24 Ore
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