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Le prossime sfide per l’Europa

Written by Patrizia Toia.

Patrizia ToiaIntervento di Patrizia Toia.

un altro anno molto anomalo è passato e, tra crisi laceranti e risposte coraggiose, in un alternarsi di fiducia e solidarietà e poi di sconforto e apatia, ci stiamo abituando o, meglio, adattando a vivere con la minaccia continua del virus e l’incertezza delle sue mutazioni.
L’Italia è stata “beneficiata” più di tutti dall’Europa, lo sapete, e sta, almeno fino ad ora, rispondendo bene, ricevendo anche molti incoraggiamenti.
Sulle nostre spalle oggi c’è la responsabilità di dimostrare che il NEXT GENERATION EU è stato un “debito europeo buono” e ben utilizzato, perché ne pagano gli interessi anche i cittadini dei paesi che poco o niente hanno avuto.
Se noi faremo bene (e presto) daremo una spinta a rendere permanenti questi strumenti di finanziamento per la crescita, come ad esempio gli eurobond, che sono un debito comune garantito dall’Europa, e favoriremo una riforma del Patto di stabilità in senso espansivo e con molti investimenti pubblici.
Le prossime sfide per l’Europa saranno queste:
la riforma del Patto di stabilità, che è stato sospeso per permettere ai paesi di fare un debito oltre i parametri di Maastricht e di sostenere coi bilanci pubblici la ripresa dell’economia. Se l’Europa avrà coraggio e non saranno i falchi con le loro politiche di austerità e rigore a vincere, avremo una diversa governance economica e avremo, come oggi si dice, una nuova “stagione hamiltoniana”;
la sfida dell’immigrazione. Nonostante oggi ad affrontare gli immigrati non siano più solo i paesi del Mediterraneo, ma anche quelli esposti alla rotta balcanica o alla terribile azione di Lukashenko, che spinge i “disperati” contro i confini blindati della Polonia, nonostante questo coinvolgimento di molti paesi, non si trova una unità di intenti, un livello di “umanità” minima per accogliere chi ha diritto all’asilo e chi fugge dalla morte, dalla guerra e dalla violenza. E’ ancora lunga la strada, ancora disumani sono molti paesi che pensano solo ai muri o ai fili spinati. Ma noi continueremo e, se sarà inevitabile, proporremo una cooperazione rafforzata tra i soli paesi che vogliono condividere il coraggio di una risposta a questo dramma;
l’altra sfida, infine, è quella di affrontare le enormi differenze sociali e disuguaglianze e puntare all’inclusione, facendo dell’Europa una Europa veramente sociale. La povertà e le disuguaglianze sono aumentate in molti territori e in molte fasce sociali. Più esposti e vulnerabili sono i giovani, alle prese con il lavoro e una difficile prospettiva di autonomia, le donne che hanno pagato di più la crisi, perdendo il lavoro e caricandosi doppiamente dei compiti di cura, i bambini e le bambine, che, molto numerosi, soffrono di povertà educativa e povertà alimentare, e infine i cosiddetti “lavoratori poveri”, cioè coloro che, pur svolgendo un’attività, non raggiungono un decente salario. Ma oggi si palesa una nuova faccia della povertà, che è quella energetica, che dobbiamo avere la capacità di affrontare. Per questo il Pilastro sociale, l’Action Plan per l’economia sociale, la Child Guarantee e molte altre tappe sono e saranno il cammino deciso di noi progressisti e, speriamo, di tutti gli europei.
Insomma, l’anno che si apre porta molte prospettive impegnative sia a livello nazionale, con la elezione del nuovo Presidente della Repubblica, che succederà ad un meraviglioso Presidente Sergio Mattarella, sia a livello europeo, dove non ci si può fermare o tornare a “as usual”, ma si deve “correre” lungo la strada di un’Europa più integrata e capace di riformarsi profondamente.

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