Milano torna guida del Paese
Quattro anni di amministrazione comunale, in una città come Milano, sono caratterizzati da tanti momenti complicati; ma le ultime giornate rimarranno nella memoria del sindaco Giuliano Pisapia, 66 anni (nella foto), avvocato, alla guida di una coalizione di centrosinistra.
In due giorni tre emozioni diverse: l’inaugurazione dell’Expo, la paura che la città venisse devastata dai black bloc e infine lo spirito di riscatto di 20mila cittadini milanesi, che si sono messi a ripulire la città.
Sindaco davvero Milano sarà il motore della ripresa?
Come sindaco è stato motivo di orgoglio vedere che un giornale autorevole come il Sole abbia deciso di puntare sul ruolo di Milano come motore della ripresa del Paese. È quello che penso anch’io: Milano ha recuperato il suo ruolo di locomotiva dell’Italia con l’obiettivo di metterci alle spalle la più grande crisi economica della storia repubblicana.
Tornando al primo maggio, si aspettava tanta violenza e si aspettava, al contrario, tanta laboriosità da parte dei milanesi, con una città ripulita in sole 48 ore?
Temevo la violenza, ero preoccupatissimo, tanto che, appena terminata l’inaugurazione di Expo, sono ritornato a Palazzo Marino per seguire in stretto collegamento con gli assessori che erano nella sala operativa della Polizia locale, quanto stava avvenendo in una parte della città. Ma, ripeto, dobbiamo ringraziare le forze dell’ordine e la Polizia locale che hanno evitato conseguenze peggiori. La reazione della città è stata straordinaria, Milano ha dato dimostrazione della sua efficienza ambrosiana.
Per l’Expo è fiducioso nell’arrivo di 20 milioni di visitatori o è una stima eccessiva? E che ricadute si aspetta a livello occupazionale?
Expo è partita e per qualcuno era impossibile, invece è successo. I risultati dei primi giorni sono estremamente positivi, oltre mezzo milione di visitatori nel primo fine settimana e 11 milioni di biglietti già venduti. Sono tornato ier sul sito per inaugurare il padiglione di Save the children e ho visto tantissima gente entusiasta. Molte scuole ma anche molti stranieri. Arriveremo a venti milioni, e forse di più. Milano è il motore della ripresa anche grazie ad Expo. C’è poi “Expo in città”, che è un contenitore che abbiamo inventato noi e che il Bie vuole introdurre nelle prossime Expo, prevede oltre 22mila eventi in città. Gli effetti sull’occupazione, con decine di migliaia di nuovi posti di lavoro, direttamente e nell’indotto, ci sono già, la scommessa è che siano duraturi.
Sente di essere stato sostenuto poco dal governo nei mesi passati, per la gestione dei servizi?
Milano si è rivelata pronta, questi primi giorni lo dimostrano. Tutto funziona regolarmente. Non nego che ci possano essere alcune criticità ma, avendo studiato quanto avvenuto nelle precedenti Expo, possiamo essere più che soddisfatti. Gli ultimi governi sono stati vicini a Expo, in particolare Letta e Renzi, e i ministri Martina e Franceschini hanno fatto un gran lavoro.
Cosa auspica per le aree del dopo Expo? Non teme l’effetto cattedrale nel deserto, con tanti progetti sulla carta senza risorse vere?
Stiamo lavorando con le università, con Assolombarda, Camera di commercio e con tutte le istituzioni, a partire dal Governo, per fare di quell’area un grande polo dell’innovazione e un campus universitario. Ricordo poi che il 54% del terreno sarà un grande parco, il secondo in Europa come estensione. Sono ottimista.
Un bilancio dei suoi 4 anni: di cosa va più orgoglioso?
È presto per i bilanci, c’è ancora un anno di lavoro. Sono orgoglioso che Milano sia tornata ad avere il ruolo che le spetta, quello di guida del Paese, con la sua efficienza e senso civico, come avete scritto voi.
E le cose che invece vede ancora come un nodo da risolvere?
Per me è il momento di continuare a lavorare sul presente, su Expo, sulle case popolari, sulle periferie. Per il futuro bisogna continuare a lavorare per una città capace di coniugare innovazione e inclusione, modernità e memoria del passato.
Crede che il progetto di unire sotto un’unica regia le aree limitrofe di Milano sia una sfida reale o un progetto politico incompiuto? In sostanza: è realistica la città metropolitana?
La città metropolitana è per ora una grande incompiuta, c’è un enorme problema di risorse e soprattutto è difficile partire bene ereditando i debiti delle province. Però è anche una straordinaria opportunità, è evidente che alcuni temi – dai trasporti, all’ambiente, ai rifiuti alle aggregazioni delle partecipate - sono più metropolitani che cittadini.
Il futuro di Milano: lei, sindaco, che ruolo avrà nella scelta del prossimo candidato del centrosinistra? Pensa che il nuovo sindaco, se vincerà il centrosinistra, debba portare avanti il movimento civico arancione o che sia una fase politica superata?
Sono sempre stato favorevole alle primarie che mi sembrano inevitabili se non ci sarà una persona che mette tutti d’accordo. Darò il mio contributo in campagna elettorale perché Milano continui l’esperienza di questi anni, la capacità di collaborare con i privati e di avere come punto di riferimento il bene comune come abbiamo praticato noi. Penso ancora che la formula vincente sia quella che unisce la cittadinanza attiva, l’associazionismo, il mondo delle professioni alle forze politiche, che hanno un ruolo importante ma che non possono e non devono essere esclusive.
Continuerà a fare politica? Molti la descrivono come il nuovo leader di una sinistra “allargata”…
Non so cosa farò tra un anno. So però che proverò a dare il mio contributo perché il centrosinistra torni unito. Spero in un “ponte” che faccia dialogare le diverse anime. A Milano questo succede, come in quasi tutti gli enti locali, non vedo perché non debba succedere a livello nazionale.