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Quirinale, Legge Elettorale, Pensioni, Legge Zan

Written by Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervento in tv a RaiNews24.

Sto alle consegne del Segretario Letta: del Quirinale parleremo dopo la finanziaria.
Credo, però, che Silvio Berlusconi - che è una figura che ha rappresentato nel bene e, per alcuni come me, spesso nel male un pezzo di storia politica di questo Paese - sia una persona troppo divisiva per assurgere ad un ruolo che dovrebbe essere di garanzia per tutti gli italiani. Mi pare evidente che la storia di questi anni abbia fatto di Silvio Berlusconi un elemento divisivo e questo è un dato di cui si deve prendere atto.

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Personalmente, credo che una legge elettorale proporzionale oggi rappresenterebbe meglio il quadro politico che è emerso anche alle ultime elezioni, con uno sbarramento alto e magari un premio di maggioranza se la coalizione supera il 40%.

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Se si chiede se siamo pentiti della scelta fatta di dar vita a questo Governo, la risposta è assolutamente no.
Anzi, siamo assolutamente convinti di aver fatto bene.
Non penso che le scelte di Draghi siano neutre, credo che siano scelte che vanno in una direzione che noi condividiamo sull’economia, sul lavoro, sulla transizione ecologica.
Non credo che l’ultimo risultato elettorale abbia penalizzato tutti i partiti: penso che abbiamo vinto in molte città proprio mettendo in campo programmi e proposte, parlando in positivo.
Se dobbiamo fare la stessa cosa su un campo largo su un’idea di Paese in vista delle elezioni politiche, faccio presente che nel campo del centrosinistra che stiamo costruendo non abbiamo il problema che, invece, costituisce un nodo centrale nel centrodestra. Sull’Europa e l’europeismo, infatti, noi abbiamo una posizione univoca e oggi l’Europa è il tema centrale per qualunque proposta politica e per qualsiasi futuro politico si voglia immaginare per questo Paese.
Mi pare che il centrodestra su questo abbia problemi molto seri e molto profondi e forse le divisioni che stiamo vedendo in questi giorni sono legate molto a questo tema, che si cerca di eludere ma che ritorna continuamente, quando si parla della Polonia, quando si parla delle votazioni al Parlamento Europeo sui temi che i sovranisti ungheresi o polacchi mettono in campo e che vedono sempre una parte del centrodestra concorde mentre Forza Italia rivendica il proprio sentire europeista.

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Quota 100 è superata perché si trattava di una riforma valida per tre anni e i tre anni sono passati. Era prevista poi una verifica e mi pare che la verifica sia chiara: quota 100 non ha funzionato e ha prodotto molti danni. Non ha neanche prodotto quello che si era ipotizzato, cioè una sostituzione dei pensionati ognuno con tre nuovi lavoratori perché in realtà non c’è stata neanche la sostituzione uno a uno e i lavoratori nuovi sono stati meno di coloro che hanno lasciato il posto di lavoro. Inoltre, quota 100 ha creato molti problemi all’interno della Pubblica Amministrazione.
Dobbiamo ricordare che siamo dentro ad un sistema contributivo.
Da sempre pensiamo che sia sbagliata l’idea per cui lo Stato debba decidere della vita delle persone e a che età, in quale anno e con quale reddito una persona possa andare in pensione.
Questa idea, con il sistema contributivo, va superata.
Non a caso si è introdotto anche il tema delle pensioni integrative.
Per noi la bussola resta il costruire un sistema in cui da una certa età in poi il lavoratore è libero di decidere quando andare in pensione, sulla base dei propri contributi e del reddito che avrebbe con quei contributi.
C’è un problema legato ai lavori usuranti e a chi non si può pensare che resti al lavoro più di una certa età e questo tema va affrontato.
Inoltre, bisogna evitare che la fine di quota 100 diventi l’occasione per far non andare in pensione persone che magari sono nate un giorno dopo quelli che hanno potuto beneficiare di quota 100, con il rischio che si trovino ad andare in pensione cinque anni dopo con un nuovo scalone.
Questo tema va affrontato.
Il punto non sono le quote ma che sistema abbiamo in mente e come pensiamo di lasciare la libertà alle persone di decidere quando andare in pensione al di sopra di un certo livello previdenziale e di contributi.

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Credo che abbia fatto bene il Segretario Letta a chiarire che non c’è mai stata una nostra indisponibilità al dialogo sulla Legge Zan.
Abbiamo vissuto una fase lunga in cui al Senato si è cercato di affossare la Legge Zan, di tenerla in Commissione Giustizia per dei mesi chiedendo centinaia di audizioni e presentando migliaia di emendamenti.
Per noi era importantissimo portare la Legge Zan in Aula al Senato. Si concluderà mercoledì o giovedì la discussione generale.
È evidente che in Parlamento, come abbiamo sempre detto, occorre verificare se ci sono proposte di modifica non sostanziali, che si possono mettere in campo per allargare una maggioranza che può e deve sostenere una legge di civiltà di cui il Paese ha bisogno.

Modifiche sì ma non stravolgimenti alla Legge Zan.
La discussione attorno all’identità di genere l’ho sempre capita poco perché non è la Legge Zan che introduce questo principio, che è già contenuto in sentenze della Corte Costituzionale e in atti del Ministero della Giustizia. Francamente, quindi, non mi pare questo il nodo.
Lo vedrà Zan e lo vedremo nel rapporto con gli altri partiti se ci saranno temi su cui è possibile trovare convergenze per allargare la maggioranza. Il punto per noi è sempre lo stesso: tutelare e non lasciare sole tutte le persone che possono essere discriminate per le loro scelte o la loro condizione.
Questa è la Legge Zan: dice che lo Stato ha una grande attenzione a tutelare le persone deboli, che hanno fatto scelte di vita o che si trovano in una condizione che li espone a discriminazioni e proprio per questo lo Stato deve essere più capace di contrastare chi discrimina.
Questo è il senso della legge e credo che su questo ci sia un dovere della politica - di tutte le forze politiche - ad avere attenzione e a dotare questo Paese di una legge che non c’è oggi da noi ma che c’è in tutti i Paesi europei.

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Sono convinto che il Presidente del Consiglio sia la persona più adatta per consigliare un’altra strada su Monte dei Paschi.
Avevano raccontato che c’era l’idea del PD di svendere il Monte dei Paschi a Unicredit con qualche interesse. Questa vicenda, invece, dimostra che si sono dette molte cose false in questi mesi.
Oggi si cerca di dare la responsabilità al PD anche del fallimento di questa trattativa.
Credo che bisogna essere molto seri: questa è una vicenda molto complicata e credo che Draghi saprà affrontare le cose e risolverle.

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