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Le Università cuore delle nostre società

Written by Sergio Mattarella.

Sergio Mattarella «Desidero ringraziare l’Università di Parma per l’onore che ha voluto concedermi in questa splendida cornice». Queste le prime parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Parma, nella Chiesa di San Francesco del Prato, dove gli è stata conferita la laurea magistrale ad honorem in Relazioni internazionali ed europee da parte dell'Università parmigiana. E’ stato l’inizio di un denso ed appassionato discorso a conclusione del quale il pubblico ha manifestato stima e apprezzamento per i contenuti alzandosi in piedi e tributando un lunghissimo applauso al capo dello Stato. «Avete sottolineato i temi della solidarietà e desidero rendere omaggio a questa Università che ha origini importanti - ha proseguito il capo dello Stato - E la mia riflessione va proprio all’Università che ha una responsabilità importante nelle società. Le trasformazioni sociali sono parte delle università come abbiamo visto per esempio nel 68. La storia delle Università è parte integrante della nostra società. Rappresentano la coscienza, il costume, la filosofia. L’Europa ha il più alto numero di Università, non a caso e riflettere sull’Europa senza tenere conto delle Università non avrebbe senso».
Il presidente Mattarella dunque ancora nel capoluogo emiliano dopo l'inaugurazione delle celebrazioni in occasione di Parma capitale italiana della Cultura 2020.
Contingentata e chiusa al pubblico, la cerimonia di conferimento ha visto in platea i ministri dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, dell'Università e Ricerca, Maria Cristina Messa, e del Lavoro, Andrea Orlando.
Dopo l'intervento del rettore, Paolo Andrei, il direttore del Dipartimento di Giurisprudenza Giovanni Francesco Basini ha letto la motivazione del conferimento, e Antonio D'Aloia, docente di Diritto Costituzionale, ha pronunciato la laudatio.
Infine, dopo la consegna di tocco e pergamena, la parola è passata al presidente Sergio Mattarella per la sua lectio doctoralis.
«La storia delle università – ha detto ancora il capo dello Stato – mostra quanto siano radicate, nello spirito dell'Europa, le questioni delle autonomie e delle libertà». «Le università sono fondamenta dell'idea di Europa, motori del suo futuro».
«Da corporazioni di soli docenti, o di docenti e studenti, le università hanno, progressivamente, acquisito un ruolo pubblico. Si sono trasformate da corpi ristretti di diritto civile a soggetti aperti di diritto pubblico, portatori di valori destinati a diventare solidi riferimenti. La loro storia mostra anche quanto siano radicate, nello spirito dell'Europa, le questioni delle autonomie e delle libertà».
Ha sottolineato Sergio Mattarella. «La meritocrazia non può essere sinonimo di una formula che legittimi chi si trova già in posizione di privilegio, bensì quella di chi aspira a mettersi in gioco».
E ha proseguito. «Un'autentica democrazia sa riconoscere che prima di ogni merito accademico esiste "un merito di vivere", frutto dell'incontro con la realtà dei fatti e con la spinta a una emancipazione da essi - ha detto ancora il Presidente della Repubblica - Ciascuno affronta la propria esistenza all'interno di una comunità di origine, talora modesta e fragile, ma deve poter scegliere di aspirare a una comunità di intenti le cui porte sono aperte dal sapere».
«E' bene fare tesoro degli insegnamenti tratti in questi due anni difficili – ha precisato Mattarella – . Siamo stati costretti ad affrontare lutti, sofferenze, pesanti limitazioni, e la dura crisi che ne è scaturita condiziona ancora l'economia e gli equilibri sociali. Ma abbiamo compreso, oltre ogni ragionevole dubbio, quale valore abbiano la conoscenza scientifica, la professionalità degli operatori, la coesione sociale, la risposta comune che viene dal senso civico e dalla coscienza di un destino condiviso».
E cita Mazzini: «Giuseppe Mazzini ci dice "che la patria è la casa dell'uomo, non dello schiavo". La Patria Europa, con le sue università, può essere l'approdo anche per chi, qui giunto o che giunge tra noi, vuole, attraverso lo studio e il confronto con i maestri, sfuggire alle schiavitù che ci circondano”.
Lo sguardo sempre ai principi di democrazia e di unione fra i popoli: «Libertà e uguaglianza, democrazia e solidarietà costituiscono i pilastri di questa Europa, le cui "vocazioni fondatrici", come scrive Edgar Morin, – è la citazione di Mattarella -sono proprio quella culturale e quella politica, intesa nel senso di un continuo "progettare, rigenerare, rivitalizzare, sviluppare e reincarnare la democrazia». Ha fatto presente il presidente della Repubblica proseguendo nel suo discorso. «Il carattere di apertura dell'Europa, la ricchezza e le diversità insite nel suo humus, non sono - continua Morin - "una mancanza di rigore", piuttosto rappresentano oggi "l'unico rigore possibile».
«La Patria Europa, con le sue università, può essere l'approdo anche per chi, qui giunto o che giunge tra noi, vuole, attraverso lo studio e il confronto con i maestri, sfuggire alle schiavitù che ci circondano». ha sottolineato il presidente della Repubblica.
«Speriamo che i progetti Erasmus presto riprendano a pieno regime, anzi che si integrino con scambi di ricerca e di esperienze lavorative. I giovani Erasmus - le generazioni Erasmus come ormai si dice comunemente - hanno ripreso una antica e rilevante tradizione universitaria. Sono diventati protagonisti di esperienze di vita, oltre che di studio. Esperienze che hanno reso più forte la loro consapevolezza di essere anche cittadini europei. Hanno avuto prova di un ethos condiviso e lo hanno incrementato nel dialogo, nell'amicizia, nello studio comune» ha detto Mattarella.
«In Italia, esiste un grande paradosso: siamo la nazione che ha dato origine, forza e continuità all'idea di università ma il nostro Paese si trova in coda, purtroppo, per numero di laureati, per investimenti. La nostra università non risulta attrattiva come meriterebbe. Potremmo dire: non è amata come dovrebbe. Sta a noi utilizzare anche le disponibilità del Piano di ripartenza per dare maggior forza alle università e renderle ancor più una risorsa essenziale per lo sviluppo del Paese».
«Questo Piano di ripartenza sia la spina dorsale di una nuova, più solida e più equa, integrazione del Continente. Si tratta di un salto di qualità, capace di rafforzare ulteriormente i legami già esistenti tra i popoli e gli Stati dell'Unione. Dobbiamo attenderci e contribuire a innovazioni profonde, sulle modalità del lavoro e della produzione, sull'uso delle tecnologie, facendo in modo che la distribuzione dei saperi non incida sull'effettivo esercizio dei diritti dei cittadini, col rischio di nuove disuguaglianze».

Fonte: La Stampa
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