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Politica come servizio e passione

Written by Rosario Pantaleo.

Rosario PantaleoIntervista a Rosario Pantaleo di Vizzolo al futuro

Consigliere comunale a Milano per due mandati consecutivi (e speriamo vivamente anche in un terzo, nell'immediato futuro), Rosario Pantaleo vive la politica come servizio e con passione, senza perdere di vista nemmeno per un attimo il suo quartiere, dove è cresciuto e dove ha maturato quella sensibilità culturale indispensabile a comprendere urgenze e speranze di un'intera comunità.
Nel corso degli anni la tua attività amministrativa si è sempre distinta per uno spirito di servizio ai cittadini, svolto all’interno delle istituzioni (consiglio di zona, consiglio comunale, Parco Agricolo Sud Milano), ma anche sul territorio, nel tuo quartiere con un’infinità di iniziative.
Come sei riuscito a mantenere questo spirito nel confronto con le procedure politiche, amministrative e burocratiche?
Credo che, fondamentalmente, sia stato influenzato dal fatto di essere cresciuto in un quartiere popolare come quello di Baggio, di continuare a vivere e di incontrare ancora oggi i miei amici del tempo delle elementari… Questo significa respirare un contesto “normale” e non montarti la testa per un’apparente “notorietà”. Ritenendo che chi mi vota mi conosce personalmente non posso permettermi di essere diverso da quello che ci si aspetta da me e cioè la coerenza e lo spirito di servizio. Ancora oggi coltivo amicizie che hanno quasi sessanta anni e a queste amicizie e a chi mi supporta devo tanto e non posso deluderli. E poi, se vogliamo, è anche lo spirito di chi ama la musica e la cultura ed è consapevole che queste sono strumenti implacabili contro il conformismo. A volerli usare bene. Perché la politica spesso ti ammalia e ti “corrompe” e solo se rimani ancorato alle tue radici ne esci integro e con la schiena dritta.
La mole del tuo lavoro come consigliere è impressionante ed è stato un contributo rivelante ai fini del risultato dell’amministrazione. Ciò non ti ha distolto però dal promuovere le tue passioni, prima fra tutte, quella per la cultura, a cui hai dato molto. Quanto conta per te, come rappresentante delle istituzioni e come semplice cittadino, l’elemento culturale in tutte le sue declinazioni?

Questo è un elemento fondamentale perché mette in moto meccanismi di incontro, discussione, relazioni, conoscenza. La cultura e le iniziative musicali che propongo, ma anche incontri su specifici temi, sono il sale della partecipazione, dello stare insieme in maniera intelligente, con la consapevolezza di poter imparare qualcosa, nell’apprezzare chi porta un contributo, nel misurarsi con le differenze in maniera costruttiva. È il fare “comunità”, sentirsi parte di un mondo che sa ascoltare, sa riflettere, sa compatire nel senso latino del termine, non si sente un’isola ma parte di un insieme più grande. È recuperare il senso ampio di famiglia che riesce a sostenere le solitudini e i silenzi. Di senso della comunità, in chiave positiva e solidale, abbiamo drammaticamente bisogno… E i giorni convulsi e drammatici del primo Covid ce lo hanno ben rappresentato…
Un altro elemento che ha caratterizzato il tuo lavoro è stata l’attenzione all’ambiente, un tema che non è più rimandabile. Tra l’altro sei stato vicepresidente del Parco Agricolo Sud Milano: quali sono le difficoltà e le priorità ambientali del nostro territorio? Quali azioni concrete, e urgenti, sono possibili, dal tuo punto di vista?

L’ambiente (e la dignità del lavoro) deve diventare un elemento centrale della politica del prossimo mandato amministrativo. Il Parco Agricolo Sud Milano è uno straordinario laboratorio su cui porre l’attenzione per buone pratiche di custodia e recupero ambientale. È necessario dare una risposta al futuro che non sarà il nostro ma quello dei nostri figli e nipoti. Per questo è necessario istituire politiche, in città, che abbattano l’inquinamento operando sulla eliminazione dei combustibili fossili, incrementando le piste ciclabili, operando interventi opportuni sulle emissioni degli inquinanti dai più semplici (le pizzerie con il forno a legno inquinano o no?) a quelli più complessi (il teleriscaldamento va incrementato o no?) per giungere a consumo di suolo zero, emissioni vicine a zero, incremento di aree verdi, tetti verdi, orti in città, gestione misurata delle acque, incremento di aree boschive e relativa cura, educazione ambientale e del valore del risparmio energetico nelle scuole, continuazione della costituzione della flotta dei bus tutti elettrici (lo sarà entro il 2030), continuare il lavoro di stazioni delle linee metropolitane…Questi alcuni dei possibili interventi. Ma si può e si deve fare ancora di più. Di passi avanti solo rispetto a dieci anni fa ne sono stati fatti ma non basta. La posta in gioco è troppo importante per perdere la partita…
Milano è ormai di fatto una metropoli e, anche da un punto di vista istituzionale, il centro di una vasta area metropolitana. Come è possibile ragionare in termini di comunità, una parola che ricorre spesso, su una dimensione geografica di queste proporzioni?

Purtroppo il livello della politica si è spesso abbassato a bega da bar costituendo, di fatto modelli di pensiero “calcistico” e di fronte alle ragioni del tifo non c’è ragionamento che tenga. Anche la qualità del personale politico, lo vediamo tutti i giorni, lascia a desiderare. Inoltre non abbiamo, all’orizzonte statisti di rilievo o uomini di carisma. Se ci pensiamo bene, magari estremizzando, il carisma oggi lo ha un Presidente della Repubblica che tutto aveva in mente nel suo progetto di vita tranne che fare politica. Un Papa che arriva dall’esperienza dell’Argentina della dittatura, una ragazzina svedese con il morbo di Asperger… Dove sono i leader? Dove sono gli uomini credibili? Dove sono coloro che possono incarnare un’idea, un progetto, un obbiettivo, un’utopia? L’unica risposta possibile è una unione sulla buona amministrazione che metta insieme le politiche (divergenti) di 133 Comuni e della gestione di 3.250.000 cittadini. Se non si possono fare grandi voli pindarici sulla dinamica di un pensiero politico che si cerchi, almeno, di costruire un’agenda condivisa su alcuni punti imprescindibili per la “buona vita di tutti”. Il Recovery Fund, ad esempio, potrebbe essere lo strumento finanziario su cui scrivere passaggi di politica comune su ambiente, lavoro, mobilità, digitalizzazione della pubblica amministrazione, urbanistica.
La valorizzazione dell’associazionismo e di conseguenza del volontariato è ormai una pratica necessaria in qualsiasi amministrazione. Tu che hai sempre avuto un’attenzione specifica, cosa suggerisci alla prossima amministrazione? Tra le numerose esperienze che hai seguito e promosso, ce n’è una in particolare che vuoi ricordare?

Senza associazionismo e volontariato la società sarebbe certamente più povera. Milano è una fucina di realtà del volontariato e dell’associazionismo più variegato. È una ricchezza che andrebbe ancor più valorizzata e supportata perché quando persone, di credo religioso o pensiero politico, si ritrovano per un obbiettivo comune, si abbattono barriere e incomprensioni e si lavora per il bene comune. Un esempio straordinario è l’esperienza dell’associazione sita in Baggio “Il Gabbiano. Noi come gli altri” che è presente in quartiere dal 1985 come realtà dedicata e dal 1987 come realtà strutturata. Ogni mia ulteriore parola sarebbe insufficiente a spiegare che cosa rappresenta per la comunità di Baggio questa esperienza. Allora preferisco inserire il link e suggerire la lettura dei suoi contenuti: www.gabbiano.org. Ma non posso dimenticare l’Associazione Amici di Cascina Linterno, che opera dal 1995 per la salvaguardia ed il recupero della storica Cascina Linterno con finalità ambientali e agri-culturali. Per chiudere (ma dovrei continuare per molte righe…) ricordo un luogo di cultura e spettacolo presente da quindici anni nel borgo di Quarto Cagnino che si chiama Spazio Teatro 89. Un ambito di straordinaria ricchezza di proposte musicali, culturali, teatrali per tutte le età dove si sino esibiti centinaia di artisti, italiani e stranieri. Tre ricchezze diverse tra loro ma che rendono l’idea della passione dei promotori/protagonisti e dell’orgoglio di poterli seguire ed apprezzare nel loro lavoro.
Nel corso dei tuoi mandati consiliari, e dell’attività in consiglio comunale, c’è un episodio che potrebbe rappresentarti o che comunque ricordi con maggiore soddisfazione?

Mettendola sul musicale direi il concerto di Vincenzo Zitello in Sala Alessi oppure quello di Michele Gazich e Marco Lamberti nell’aula del Consiglio Comunale. Ma è una battuta… Se proprio devo scegliere un episodio ne sceglierei... Almeno tre. Uno non riguarda, me ma la venuta in Consiglio Comunale di Don Luigi Ciotti. E non aggiungo altro… La seconda l’aver lavorato per il prolungamento della linea 1 della metropolitana verso il quartiere di Baggio. La terza l’avere accompagnato, come rappresentante del Comune di Milano, una delegazione di studenti delle superiori e insegnanti, al campo di sterminio di Mauthausen (ed in altri luoghi di sofferenza). Un’esperienza profonda e potente che mi ha dato l’occasione di osservare la ricchezza e la serietà dei ragazzi. Al ritorno, dopo tre giorni di visioni certamente laceranti, rimasero in silenzio per gran parte del viaggio ma quando giungemmo a Milano, in Piazzale Loreto, spontaneamente ed in maniera sommessa si misero a cantare Bella ciao. Avevano capito tutto…
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