Le mani delle mafie sui beni all'asta: sì del governo alla proposta Pd-M5S di una banca dati
Articolo di Repubblica
È stato e resta un formidabile territorio di caccia, per le mafie. Usurai e prestanome dei clan, con l'accesso alle aste giudiziarie, hanno portato a casa bottini immediati e facili. Un trend cresciuto nell'Italia della pandemia. Dati peggiorati a causa delle devastanti conseguenze economiche subìte da piccoli o grandi imprenditori, che hanno visto andare in malora i loro beni. Ecco perché l'antimafia istituzionale intende intervenire. E punta a portare a casa un'importante modifica normativa per restringere quelle maglie troppo larghe, grazie alle quali le cosche fanno shopping dei più disparati beni, da nord a sud. Il governo ha quindi accolto la proposta M5S-Pd che prevede, nell'ambito della riforma della giustizia civile, l'istituzione di una Banca dati che raccolga vari e nuovi elementi sulle aste giudiziarie.
Un 'cervellone' a cui dovranno ovviamente potersi collegare Direzione nazionale antimafia e le 26 procure distrettuali. Quei dati saranno "utili" per consentire agli uffici giudiziari di monitorare un fenomeno che, lo dicono anche le ultime inchieste, è esposto e permeabile. Ed attrae capitali criminali da riciclare.
Questo è il testo condiviso col governo: "Istituire presso il ministero della Giustizia la "Banca dati per le aste giudiziali" contenente i dati identificativi degli offerenti, i dati identificativi del conto bancario o postale utilizzato per versare la cauzione e il prezzo di aggiudicazione, le relazioni di stima". Ed ancora: "I dati identificativi degli offerenti, del conto e dell'intestatario dovranno essere messi a disposizione, su richiesta, dell'autorità giudiziaria, civile e penale".
Per il senatore Pd Franco Mirabelli, da anni impegnato sul fronte delle politiche antimafia e delle criticità (anche della selezione politica) nell'azione di contrasto, "si tratta un fatto nuovo e importante". Per Mirabelli, "possiamo contare in questo modo su una misura efficace di prevenzione e contrasto contro le mafie. Mettiamo a disposizione delle Procure un nuovo efficace strumento per impedire alle cosche, sempre più transnazionali, sempre più invisibili, di riciclare denaro sfruttando le aste pubbliche".
È stato e resta un formidabile territorio di caccia, per le mafie. Usurai e prestanome dei clan, con l'accesso alle aste giudiziarie, hanno portato a casa bottini immediati e facili. Un trend cresciuto nell'Italia della pandemia. Dati peggiorati a causa delle devastanti conseguenze economiche subìte da piccoli o grandi imprenditori, che hanno visto andare in malora i loro beni. Ecco perché l'antimafia istituzionale intende intervenire. E punta a portare a casa un'importante modifica normativa per restringere quelle maglie troppo larghe, grazie alle quali le cosche fanno shopping dei più disparati beni, da nord a sud. Il governo ha quindi accolto la proposta M5S-Pd che prevede, nell'ambito della riforma della giustizia civile, l'istituzione di una Banca dati che raccolga vari e nuovi elementi sulle aste giudiziarie.
Un 'cervellone' a cui dovranno ovviamente potersi collegare Direzione nazionale antimafia e le 26 procure distrettuali. Quei dati saranno "utili" per consentire agli uffici giudiziari di monitorare un fenomeno che, lo dicono anche le ultime inchieste, è esposto e permeabile. Ed attrae capitali criminali da riciclare.
Questo è il testo condiviso col governo: "Istituire presso il ministero della Giustizia la "Banca dati per le aste giudiziali" contenente i dati identificativi degli offerenti, i dati identificativi del conto bancario o postale utilizzato per versare la cauzione e il prezzo di aggiudicazione, le relazioni di stima". Ed ancora: "I dati identificativi degli offerenti, del conto e dell'intestatario dovranno essere messi a disposizione, su richiesta, dell'autorità giudiziaria, civile e penale".
Per il senatore Pd Franco Mirabelli, da anni impegnato sul fronte delle politiche antimafia e delle criticità (anche della selezione politica) nell'azione di contrasto, "si tratta un fatto nuovo e importante". Per Mirabelli, "possiamo contare in questo modo su una misura efficace di prevenzione e contrasto contro le mafie. Mettiamo a disposizione delle Procure un nuovo efficace strumento per impedire alle cosche, sempre più transnazionali, sempre più invisibili, di riciclare denaro sfruttando le aste pubbliche".
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