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A proposito del passaporto vaccinale

Written by Patrizia Toia.

Patrizia ToiaArticolo di Patrizia Toia.

Diciamoci la verità: il passaporto vaccinale forse non è esente da qualche rischio discriminazione, dal rischio di violazione della privacy, così come dal rischio che i cittadini vaccinati contribuiscano comunque a diffondere il contagio da coronavirus, con o senza varianti.
Però, se vogliamo dirla tutta, dobbiamo anche dire che l'Unione europea non ha scelta: non si può restare chiusi in lockdown all'infinito fino a quando tutti i cittadini saranno vaccinati o fino a quando non avremo raggiunto l'obiettivo di aver completamente debellato il virus.
Né si può evitare che gli Stati membri dell'Ue varino delle misure di prevenzione per i passeggeri, in una cacofonia di certificati di test e quarantene, come è avvenuto fino ad oggi, o che i Paesi terzi, come Usa e Gran Bretagna varino la loro versione di passaporto vaccinale, come sta già avvenendo, con il risultato che uno di questi diventi lo standard globale, senza l'attenzione che l'UE pone sempre alla privacy.
Per questo è positivo che ci sia una proposta europea. Anche perché, come ha ribadito oggi il commissario europeo alla Giustizia Didier Reynders, essere vaccinati contro il Covid-19 non è una precondizione per la libertà di circolazione nell'Ue. Il regolamento dovrebbe essere approvato entro giugno. In più, questo passaporto è uno strumento limitato nel tempo che, una volta che la pandemia sarà finita, non sarà più possibile richiedere alle frontiere.
Per questi motivi, dunque, come Eurodeputati PD, sosteniamo la proposta della Commissione europea presentata lo scorso 17 marzo per un “certificato verde digitale”.
Come per l'acquisto comune dei vaccini, su cui ancora non si sono spente le polemiche, anche per il passaporto vaccinale l'azione comune dell'Unione europea fa un'enorme differenza rispetto all'azione dei singoli Stati.
Innanzitutto abbiamo apprezzato che il nuovo certificato verde digitale europeo, che dovrebbe entrare in vigore a giugno, includa oltre all'avvenuta vaccinazione anche le informazioni sui test negativi e sull'immunizzazione al Covid per guarigione.
Significa che tutti i cittadini che vogliono muoversi nell'Ue possono farlo con uno strumento armonizzato e sicuro, anche se non hanno ancora potuto accedere al vaccino.
Il certificato sarà disponibile, gratuitamente, in formato digitale o cartaceo, e comporterà un codice QR che ne garantirà la sicurezza e l'autenticità. Gli Stati membri che volessero continuare a imporre quarantena o test ai titolari di un certificato digitale devono notificarlo alla Commissione europea e giustificare la decisione.
La Commissione predisporrà un gateway per garantire che tutti i certificati possano essere verificati in tutta l'Ue e aiuterà gli Stati membri nell'attuazione tecnica dei certificati. Spetterà sempre agli Stati membri decidere da quali restrizioni sanitarie possano essere esentati i viaggiatori.
Un approccio comune a livello europeo non solo ci aiuterà a ripristinare gradualmente la libera circolazione nell'Unione e a evitare frammentarietà, ma sarà anche un'opportunità per influenzare le norme mondiali e per fungere da esempio sulla base dei nostri valori europei come la protezione dei dati.
I certificati includeranno una serie di informazioni limitate, come nome, data di nascita, data di rilascio, informazioni rilevanti riguardanti il vaccino, i test o la guarigione, e un identificativo univoco del certificato. Questi dati possono essere controllati solo per confermare e verificare l'autenticità e la validità dei certificati. Quella del passaporto vaccinale è un'iniziativa fondamentale e tempestiva dell'Ue soprattutto per i Paesi come l'Italia con un settore turistico molto importante.
Secondo le stime della Confindustria un incremento del 10% del settore turistico determina una crescita complessiva dell'economia pari all'1,5%. Significa che il passaporto vaccinale contribuirà alla ripresa dell'economia italiana più del Recovery Fund.
Un altro esempio del fatto che l'unione fa la forza.

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