La 'ndrangheta nel mantovano
Bisogna innanzitutto capire che cos’è successo e bisogna prendere atto di alcune cose. Non è un caso se Roberti, Direttore della Direzione Nazionale Antimafia, ha detto che l’inchiesta Aemilia che ha coinvolto anche il territorio di Mantova è un’inchiesta storica perché da qui si è capito che in territori che molti ritenevano immuni dalla presenza mafiosa, invece, si ritrovano non infiltrazioni ma veri e propri insediamenti della ‘ndrangheta che condiziona in maniera molto preoccupante l’economia privata, intervenendo nelle imprese, che ha la capacità di mimetizzarsi e alimentare con metodi mafiosi la vita di imprese e di tanti professionisti e che si è radicata qui perché qui ci sono più soldi privati che girano e perché spesso nei piccoli Comuni è più facile non essere messi sotto i riflettori.
Le vicende che sono accedute a Mantova raccontano di professionisti, scambi di favori, scambi di interessi che condizionano la vita dell’economia legale su questi territori.
Bisogna prendere atto che questo c’è, che è una realtà, che sono insediamenti stabili: non ci sono infiltrazioni, c’è un insediamento ‘ndranghetista che va combattuto e, certamente, deve combatterlo la politica, impedendo che vi sia qualunque tipo di connivenza. Bisogna mettere al riparo non tanto gli appalti - perché non sono i soldi pubblici che interessano alla ‘ndrangheta in questi territori - ma bisogna mettere al riparo i processi autorizzativi e le scelte amministrative dal possibile condizionamento, però serve anche che il mondo dell’impresa e il mondo delle professioni capisca che nessuno è immune e che bisogna alzare le barriere per contrastare la ‘ndrangheta e guardare di più alle cose che ci segnalano che c’è qualcosa che non funziona e poi intervenire.
Bisogna prendere atto che questo c’è, che è una realtà, che sono insediamenti stabili: non ci sono infiltrazioni, c’è un insediamento ‘ndranghetista che va combattuto e, certamente, deve combatterlo la politica, impedendo che vi sia qualunque tipo di connivenza. Bisogna mettere al riparo non tanto gli appalti - perché non sono i soldi pubblici che interessano alla ‘ndrangheta in questi territori - ma bisogna mettere al riparo i processi autorizzativi e le scelte amministrative dal possibile condizionamento, però serve anche che il mondo dell’impresa e il mondo delle professioni capisca che nessuno è immune e che bisogna alzare le barriere per contrastare la ‘ndrangheta e guardare di più alle cose che ci segnalano che c’è qualcosa che non funziona e poi intervenire.
Gli strumenti per contrastare le mafia sono diversi, non esiste uno strumento giusto di per sé, però ci sono molti Comuni che si stanno dando regole rispetto agli appalti: abbiamo dato regole rispetto alla partecipazione delle ditte agli appalti pubblici e interdittive, si è fatto anche un grande lavoro rispetto all’Expo per impedire l’ingresso di aziende legate alla malavita (42 interdittive sono tante e dicono che stiamo migliorando la legislazione da questo punto di vista), però c vuole un’attenzione da parte di tutti, non bisogna sottovalutare i segnali e bisogna saper intervenire.
Su Mantova, credo che dobbiamo spiegare all’opinione pubblica la gravità della situazione perché bisogna essere tutti consapevoli, che è grave che il sindaco sia ancora in carica pur sapendo bene le cose che gli sono state contestate e che sono apparse sui giornali. Per questo, credo che farebbe bene il Consiglio Comunale a dimettersi (così come facemmo in Regione Lombardia dopo l’arresto dell’assessore Zambetti per far cadere la giunta Formigoni e sciogliere il Consiglio Regionale), anche per dare un segnale forte alla città sul fatto che c’è una politica che è per la stragrande maggioranza sana e che vuole contrastare la ‘ndrangheta e che non ci sta in nessun modo ad accettare zone grigie o compromessi.
Video della dichiarazione»
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