Decreto ILVA per il futuro di Taranto
Questo è un provvedimento importante, che interviene su una questione che non è locale, ma che anzi rappresenta una grande questione nazionale.
Quando parliamo di ILVA, del risanamento ambientale, della necessità di garantire la salute dei tarantini, parliamo di questo. Ciò non solo perché ormai è evidente, anche dopo il salvataggio della ThyssenKrupp a Terni, che il rilancio della siderurgia in Italia passa da qui, dalla continuità produttiva di quegli stabilimenti e dalla possibilità di innovare gli impianti, ma ILVA è una grande questione nazionale soprattutto perché è insieme interesse e dovere per tutto il Paese restituire a Taranto e ai tarantini il diritto alla salute, il risanamento ambientale e una dimensione urbana vivibile, capace di valorizzare la storia della città.
Ancora, è interesse di tutto il Paese dotare la Puglia di un porto più funzionale, capace, per dimensione ed efficienza, di competere con gli standard europei.
Ancora, è interesse di tutto il Paese dotare la Puglia di un porto più funzionale, capace, per dimensione ed efficienza, di competere con gli standard europei.
Con questo decreto si interviene su tutto ciò, anche correggendo i limiti delle norme precedenti e riconoscendo la necessità di rilanciare l'intero sistema urbano e creare le condizioni per valorizzare l'intera città nell'interesse dei tarantini. Questo provvedimento garantirà la continuità produttiva e occupazionale di ILVA, ma investendo sul porto, sul turismo e garantendo le piccole e medie imprese, creerà anche le condizioni per realizzare nuova occupazione in un'area che ne ha molto bisogno.
Sarà possibile sfruttare il Piano di azione europeo per l'acciaio della Commissione europea e utilizzare i fondi strutturali per accompagnare il processo di ristrutturazione. Aggiungo che sarebbe ora opportuno sfruttare appieno - a proposito di dove si trovano i fondi - il fondo sociale europeo e il fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione per sostenere la riqualificazione e l'aggiornamento degli addetti del settore, ma anche per la ricollocazione professionale di lavoratori dichiarati eventualmente in esubero. Ancora, a sostegno del progetto contenuto in questo decreto, sarà possibile usufruire degli aiuti di Stato che l'Unione europea consente per il settore siderurgico per favorire sviluppo, innovazione e tutela ambientale. In questo senso va anche il fondo di 150 milioni alimentato dallo Stato per garantire i 400 milioni di crediti consentiti per investire sugli impianti nuovi. Poi l'impegno straordinario per risarcire i cittadini di Taranto dall'impatto negativo che ILVA ha avuto sulla vita loro e sulla qualità dell'ambiente urbano. Questo impegno è concreto e fattivo nella scelta del Governo di mettere in campo risorse per 800 milioni e semplificazioni amministrative per realizzare, certo, le bonifiche esterne al sito e finanziare il programma di medio e lungo termine per la sicurezza sanitaria. Ma non c'è solo questo.
Qui il decreto contiene una novità rilevante. Quelle risorse, 800 milioni (lo ripeto, visto che ho appena sentito che non ci sono soldi), servono ad ampliare il porto, per la valorizzazione e la sistemazione della città vecchia, per garantire l'attrattività turistica di Taranto anche sistemando come polo culturale la grande area dell'arsenale militare. Ci sono risorse, dotazioni tecniche e strumenti per coinvolgere università, centri di ricerca e pubblica amministrazione in uno sforzo di rilancio della città, della sua cultura, dei suoi spazi, oltre che della sua economia. Qui è più evidente una cifra importante del decreto-legge in esame, il fatto cioè che si supera la logica dell'emergenza, si guarda al futuro, non ci si ferma alle bonifiche e all'ambientalizzazione, ma c'è un impegno dello Stato per restituire a Taranto qualità, attrattiva e anche futuro.
Anche se la parte ambientale del decreto-legge in esame è importante, perché la sistemazione e le bonifiche sono prioritarie e l'adempimento degli obblighi di risanamento dettati dall'Europa è garantito dal provvedimento, non ci si ferma qui ma si guarda al futuro. A questo proposito, sulla questione ambientale, vorrei sottolineare solo due scelte presenti nel decreto. La prima è quella di fissare date certe per l'esecuzione delle prescrizioni presenti nell'autorizzazione integrata ambientale, che devono concludersi nell'agosto 2016 dopo un piano di monitoraggi che impone al commissario delle bonifiche di presentare al Ministero e a ISPRA una relazione sullo stato delle opere. Quindi, nessun cantiere apre senza la prospettiva di chiudere, ma ci sono tempi certi. Allo stesso modo si stabiliscono scadenze certe, velocizzando gli iter autorizzativi, per lo smaltimento dei rifiuti e per la gestione delle discariche, stabilendo anche sanzioni per chi non rispetta i tempi stabiliti. Si hanno, dunque, certezza dei tempi, nessuna apertura di cantieri che non chiuderanno mai, ma anche affermazioni definitive di un principio coerente con le normative europee, cioè quello secondo cui chi inquina paga, che qui è applicato: 1,2 miliardi dei Riva finanzieranno gli interventi per ottemperare alle prescrizioni dell'AIA. È un fatto importante, un atto dovuto, un precedente significativo.
Altri approfondiranno le numerose norme contenute nel decreto-legge in materia ambientale; concludo dicendo che oggi abbiamo l'occasione di approvare una buona legge a cui il Senato e le Commissioni interessate hanno dato e daranno un contributo vero. Si tratta di un lavoro che ha migliorato una norma importante, che supera la logica dell'emergenza (lo dico ai colleghi che hanno criticato legittimamente il decreto). È ora di non guardare solo all'oggi; certamente occorre risanare e tutelare velocemente la salute dei tarantini e il decreto-legge lo fa, ma la grande positività di questa norma sta nel fatto che guarda al futuro della siderurgia italiana e soprattutto al futuro di Taranto e dei suoi cittadini che non saranno più costretti a vivere in un'area degradata e a dover assurdamente scegliere ogni giorno della loro vita tra lavoro e salute.
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