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Parlamento

Written by Mariapia Garavaglia.

Maria Pia GaravagliaArticolo di Mariapia Garavaglia.

Parlamento, dal francese parliement, ad evidenza si capisce che deriva da parlare; il parlamento è luogo in cui i rappresentanti del popolo parlano e si ascoltano per decidere le sorti dei cittadini, attraverso il processo legislativo.
Da qualche tempo il nostro parlamento sembra afono e forse, a ragione, per non far emergere con evidenza le scelte che lo hanno mortificato nella sua stessa essenza.
Nessuno contesta al centrodestra il diritto di opporsi anche con intransigenza all’attuale Governo rifiutando qualsiasi soluzione alternativa in questa Camere, se questa è la posizione di quello schieramento.
Tuttavia leggere in un comunicato ufficiale addirittura che: “È convinzione del centrodestra che con questo Parlamento sia impossibile lavorare” significa andare contro il bene comune del Paese, veicolare in Europa e nel mondo un’immagine catastrofista delle assemblee parlamentari che può provocare solo danni per tutti in un contesto delicatissimo. Sarebbe bene tornare ad un linguaggio più misurato e responsabile. Di fronte a queste derive estremiste meditino tutti coloro che hanno il dovere di ricomporre presto e bene la maggioranza europeista che esiste in Parlamento.
Se perfino io che amo la politica faccio fatica a seguire e capire le contorsioni delle forze politiche - confesso che mi sale dal profondo un basta! non oso pensare cosa possano capire i cittadini, come possano appassionarsi alla politica, come affidarsi a rappresentanti che non parlano con serietà e chiarezza sul futuro del Paese e sembra che l’unica preoccupazione sia la loro sopravvivenza in Parlamento!
Il Parlamento è la sede per eccellenza in cui parlare e ascoltare, confrontarsi e decidere a maggioranza (è la democrazia! ). È purtroppo vero che in anni recenti il nostro Parlamento non si è risparmiato occasioni di autodistruzione, almeno nel senso di ridimensionare il proprio ruolo. Accusare il governo di ignorarlo è un alibi inutile, perché Camera e Senato hanno gli strumenti per imporsi. E le Camere sono la sede privilegiata, anzi l’unica ordinariamente, ad avere il potere legislativo, quello di indirizzo, nonché quello di sindacato e controllo dell’operato del potere esecutivo. Può essere esercitato perfino sul potere autonomo per definizione, quello giudiziario, sia pure in limitate materie.
Grande e insostituibile il potere del Parlamento perché non solo interpreta ma esercita la sovranità popolare.
Anche le forze politiche tradizionali - coda di paglia? - hanno assecondato tutte le demagogiche scelte imposte dai grillini tradendo le tradizioni e gli ideali di cui dovrebbero essere orgogliosi eredi: taglio del numero dei parlamentari, taglio dei vitalizi, ecc. Da mesi sembra afono. Tutti i documenti emanati dal governo in questi ultimi mesi avrebbero ben meritato atti di indirizzo, invece di obiettare e accusare il governo per le discutibili e improbabili scelte per esempio sul Recovery. Con risoluzioni o mozioni le assemblee parlamentari avrebbero anticipato proposte, accettabili o meno, ma si sarebbero inseriti in un movimento che, in forza della pandemia, hanno riavviato un processo di solidarietà fra gli Stati della Unione Europea, simile a quella della sua fondazione. Il Parlamento di un Paese fondatore diventi protagonista per accelerare la costruzione degli Stati Uniti d’Europa. Oramai gran parte delle norme nazionali non possono prescindere dalle direttive europee. Il Parlamento ogni anno approva una ‘legge europea‘ con la quale si recepiscono le indicazioni europee con una tendenza ad armonizzare le norme, tra gli Stati membri.
Questa legge viene spesso presa un po’ sottogamba, invece sarebbe l’occasione per far sentire la nostra voce. Previamente sarebbe però necessario un collegamento, un dialogo e un confronto continuo con i pari colleghi europei per essere incisivi a Bruxelles e non subire disegni definiti altrove.
Dialogo e confronto sono gli ingredienti del ‘parlare’ in Parlamento. Non si hanno notizie di rapporti cordiali, di relazioni costruttive in Transatlantico, al ristorante per conoscersi meglio, anche tra avversari, per parlare con più passione dei problemi politici. Perfino le telefonate tra i leaders sembrano rare a leggere le narrazioni dei giornali. Pare piuttosto che si parli solo sui social e con interviste e talk show. Non sono strumenti di dialogo ma di soliloquio senza interlocuzione. Anche così si è modificato lentamente, con il linguaggio, i comportamenti e il dilettantismo, il profilo delle istituzioni parlamentari. Fortunatamente e stabilmente ci garantisce il Quirinale, anche rispettando la forma perché questa è sostanza, per il rispetto dovuto alle istituzioni e agli Italiani che ne sono rappresentati e tutelati.
Temo che, come da diverse parti si rileva, la Costituzione materiale si imponga e che gli eletti in Parlamento si sentano, e siano nei fatti, superati da organismi estranei al potere legislativo: Agenzie indipendenti, Commissariamenti, ordinanze di organi giurisdizionali amministrativi, ecc. Ma da tempo ugualmente si invocano riforme: quali e a chi tocca farle?
Rifiutato dai cittadini, con referendum, un riordino radicale, per superare il bicameralismo perfetto e la riduzione dei parlamentari, non si è poi proceduto a fare con coerenza la riforma elettorale. Anche questa sta diventando un insopportabile litania. Si saranno accorti i partiti che ogni legge elettorale approvata sulla pressione dell’avvicinarsi delle scadenze elettorali ha dato risultati deludenti per chi l’ha piegata alle proprie aspettative? A parole tutti invocano un meccanismo che consenta, di conoscere alla chiusura delle urne, il vincitore. Le vicende dell’ultimo mese ormai hanno indicato che sarà il sistema proporzionale ad accontentare tutti, ma i partiti farebbero bene a tornare al “Mattarellum” che ha già dato prova di garantire governabilità, ed evita che i piccoli partiti diventino elementi di instabilità. Bisogna forse ricordare anche i cambiamenti di casacca, avvenuti con passaggi tra gruppi nelle ultime legislature?
È vero che nel tempo tragico che viviamo per i cittadini non può essere interessante la legge elettorale, ma la politica sa che è indispensabile proprio per servire meglio il Paese. Perciò il Parlamento si impossessi delle urgenze del Paese e si intesti del suo insostituibile ruolo per affrontarle.
Far funzionare le istituzioni è il suo compito. Le Camere rinuncino a legiferare con rimandi a centinaia di decreti attuativi; scrivano leggi in buon italiano e auto attuative e brevi! Indegne le leggi con centinaia di commi e con migliaia di rinvii ad altre norme, incomprensibili per i non addetti ai lavori.
Troppe leggine clientelari invece che di sistema: penso ai piccoli e tanti bonus invece che sostanziali aiuti ai più vulnerabili. Non si vergognano quelli che hanno esultato da un balcone “abbiamo sconfitto la povertà “mentre al contrario si è aggravata? Non può stare tranquilla la politica se anche una sola persona - in Italia! - non ha da mangiare. “Vi sorregga il cuore, la voce del povero, che ha sempre ragione: non vi seduca la voce della popolarità ‘a qualunque costo’. ‘A qualunque costo’ c’è soltanto il proprio dovere”. (Primo Mazzolari).
Su un altro piano. Si bruciano nomi per gli incarichi più prestigiosi e si lanciano candidati sindaco delle città più importanti del Paese. Il Parlamento si preoccupa di aiutare i primi cittadini che svolgono il lavoro più pericoloso del Paese: colpevoli “per posizione” (esempio sindaco Appendino), rei di abuso di potere, spesso per accelerare servizi ai cittadini, ecc.?
Insomma vorremmo amare il nostro Parlamento e rispettare i parlamentari perché li vediamo lavorare “con disciplina e onore“ (Cost.) nel più alto servizio ai cittadini.
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